LA “CROCIATA DELLA BONTA’” DI PADRE LOMBARDI, IL MICROFONO DI DIO

Tra i tanti sacerdoti che si sono distinti nella storia della Chiesa, ce né uno molto particolare si tratta di padre Riccardo Lombardi, chiamato «il microfono di Dio», gesuita, si distinse nel periodo del dopoguerra, insieme ai Comitati Civici di Luigi Gedda, fu artefice della vittoria del blocco cattolico, del 18 aprile 1948 contro quello socialcomunista. Gli anni del dopoguerra furono anni tragici, in cui l’odio continuava a mietere vittime.

 

In quelle settimane prima del voto, il gesuita riuscì nell’impresa di trascinare nelle piazze decine di migliaia di persone di diverse idee politiche, desiderose di ascoltare colui che veniva chiamato “il microfono di Dio”. A causa del suo successo che otteneva, fu minacciato di morte e, suo malgrado, dovette girare con la scorta della polizia.

Le predicazioni di Lombardi in quegli anni, sarà capillare: dai braccianti del Mezzogiorno, alla rossa Emilia-Romagna fino a Sesto S. Giovanni “la Stalingrado” d’Italia. Ad un’Italia stremata dalla guerra e profondamente dilaniata e divisa, veniva proposto l’amore e la riconciliazione come presupposti per voltare pagina e costruire una nuova civiltà, fondata da Cristo.

Lombardi era un eccellente oratore, capace d’impressionare con la sua eloquenza anche i più tiepidi. Intorno al gesuita fu costruita una sorta di «leggenda nera», che ancora circola, ma quei pochi che hanno cercato di studiarlo, come il compianto vaticanista Giancarlo Zizola, o Raffaele Iaria, appaiono determinati a superare questa leggenda. Infatti nelle loro opere sia Zizola che Iaria, sostengono che al di là del suo impegno socio-politico e religioso, Lombardi fu un vero riformatore della Chiesa, e per certi versi precursore del Concilio Vaticano II. Anche se «questo è avvenuto in modo ben diverso da quanto lui stesso auspicava. Lombardi avrebbe voluto riformare la Chiesa dal vertice, e i suoi frequenti contatti con i papi a questo tendevano. Ma di fatto la riforma è partita dal basso, con l’attuazione dei principi conciliari nelle Chiese locali. E in questo molto ha pesato il ruolo delle centinaia di vescovi che durante le sessioni del Concilio si consultarono con padre Lombardi a Rocca di Papa, nonché delle migliaia di operatori pastorali e semplici fedeli che in tutto il mondo si formarono alla lettura dei segni dei tempi attraverso le Esercitazioni per un Mondo Migliore» (Marco Roncalli,  Quel gesuita che sognava “un mondo migliore”, 29.6.18, in La Stampa).

E come combattente riformatore appare nel libretto che ho acquistato nel solito outlet del libro milanese dedicato proprio al sacerdote, «Padre Lombardi. Microfono di Dio», autore Emo, (probabilmente uno pseudonimo) editrice S.E.S.A. Bergamo (22 maggio 1948)

Subito dopo le elezioni del 48 il padre ha continuato nel suo impegno sociale di animazione della società italiana. Naturalmente l’impronta data dal gesuita al suo apostolato, e quindi anche nel libro, risente di quella stagione della storia della Chiesa, soprattutto nel linguaggio.

Il 1° capitolo, “Una bandiera per le piazze d’Italia”, l’autore della biografia, descrive padre Lombardi, senza attardarsi troppo sulla sua vita, almeno fino a quando diventa un apostolo del sociale. E ne dà un profilo richiamandosi ai suoi detrattori, la stampa avversa, alla sua opera. «Dapprima hanno cercato di sommergerlo sotto ondate di pseudo-umorismo, poi sono passati all’offensiva con tono insultante e spregiudicato, caratteristica questa di chi ha pochi argomenti a proprio vantaggio, e per di più cattivi argomenti». Avviene sempre così anche oggi. «Lo hanno chiamato ‘duce’, gli hanno rimproverato le ‘adunate oceaniche’: che altro è, se non la rabbiosa constatazione che le folle accorrono compatte, a masse, ad ondate successive, per la nuova evangelizzazione. Infatti Lombardi era convinto che la società si era talmente paganizzata che occorreva una nuova predicazione del Vangelo, quello che poi ha intuito il grande san Giovanni Paolo II.

Emo, l’autore del libro, sottolinea che padre Lombardi non dice nulla di nuovo, nelle sue predicazioni, anche se ha un tono profetico, sembra un nuovo san Giovanni Battista, ma ha anche «il germe del Savonarola, nella condanna a ciò che deve essere rigettato lontano dal costume cristiano ed anche la soavità del Poverello d’Assisi, nella predicazione dell’Amore, la divina molla che sommuove le cose. Ma più ancora ci ricorda Bernardino da Siena, il polemico innovatore dei costumi».

Comunque sia per l’autore del libro, l’Italia, in quel momento aveva bisogno di uno come padre Lombardi. «Alle folle osannanti, alle folle attente ed avide di sentire, il padre Lombardi si presenta con una dimessa semplicità: sembra quasi inerme, seppure a volte la violenza d’amore per la causa che difende ne faccia un combattente pericoloso, quasi un giudice inappellabile».

Le riflessioni del libro talvolta sembrano del nostro tempo, al Lombardi, le folle non possono chiedere l’impossibile, cioè che i problemi vengano risolti per virtù di prodigio. Il male è resistente, è radicato e incistato nel singolo e nella collettività. Ci sono troppi interessi economici e personali.

Padre Lombardi quando parla alle folle, sembra un poeta, in ogni discorso inietta certezze, mai una parola dubbiosa.

Il gesuita ha parlato a tutti, non c’era una speciale categoria a cui rivolgersi: «vuol penetrare profondamente negli animi e vuole che ogni strato sociale, che ogni condizione particolare sia da lui raggiunta […]». Tuttavia si rivolge a tutte le categorie, affinchè il suo apostolato vada in profondità, e a ogni categoria esalta la sua utilità e funzione sociale, elenca le doti e le caratteristiche, ma nello stesso tempo, alzando la voce, denuncia anche le responsabilità, le manchevolezze e ammonisce a cambiare rotta.

Bonificare la società.

L’azione di padre Lombardi è semplice: azione capillare di penetrazione, per raggiungere tutti, in particolare il nucleo familiare, perché è da qui che occorre ripartire per arrivare poi alla società. «Quando si ricostruisce e rafforza l’entità familiare si è raggiunto l’obbiettivo: la bonifica della società».

Ma in particolare padre Lombardi si rivolge ai sacerdoti, a quelli vestiti come lui, (la talare che oggi non portano più) a quelli che hanno la terribile responsabilità della tutela delle anime. Padre Lombardi con i suoi confratelli è abbastanza duro, c’è amore e fermezza. Lombardi è critico verso iniziative caritatevoli locali, individuali. Che hanno troppo sapore locale, influenzate da personalismi, spesso si tradisce lo spirito delle opere create dai santi.

Il 3° capitolo si sofferma sulla crociata della bontà. L’aspirazione fondamentale di padre Lombardi è quella di «trasformare la società di oggi, corrotta, guasta, infiacchita dalla disperazione e dall’odio, nella società di domani, la società cristiana». Lombardi in un continuo percorrere l’Italia in lungo ed in largo per una mobilitazione generale dei cattolici, contro i falsi profeti, che sembrano esseri i nuovi pastori, che inoculano menzogne come quelle sulla libertà. Contro i falsi profeti del materialismo storico, che padre Lombardi invita alla mobilitazione. Siamo assetati di bontà, dopo tante parole di odio, dopo tanti gesti di sprezzo, dopo tanto livore accumulato. Ma prima di passare all’azione, è necessario “spremere” il Vangelo per le piazze e sulle folle. Dobbiamo andare controcorrente, per rinnovare la nostra vita nello spirito del Vangelo.

Nel 4° capitolo, padre Lombardi rivolge forti critiche ai speculatori, trafficanti del dolore e della miseria altrui. Per questa gente non vi sarà posto nella società del futuro. E denunciando lo stato di vita avvilente dei contadini, si domandava «Quanti, dei nostri proprietari terrieri, che si chiamano cattolici, tollerano per i propri dipendenti o mezzadri tale situazione?». E ancora deplora gli industriali, che si professano cristiani e poi lasciano vivere gli operai in situazioni di disagio.

Crociata contro il socialcomunismo senza odiare.

La crociata della bontà non deve odiare e non deve fare violenza contro gli avversari, i comunisti in particolare. Perchè è fuori discussione che «l’avversario più pericoloso per la nostra società – la società cristiana- è quel complesso di dottrine marxiste […]». Il comunismo, il bolscevismo è una dottrina falsa menzognera. «Un mostro dalle mille ventose. Che quando si muove, succhia ciò che di bello c’è al mondo […]».

Il testo si chiede perchè i lavoratori sono attirati dalle teorie marxiste, e Lombardi si convince che bisogna fare dell’anticomunismo preventivo, come auspicava Pio IX e Pio XI, migliorando «la sorte delle classi lavoratrici, togliere gli abusi reali prodotti dall’economia liberale ed ottenere una più equa distribuzione dei beni terreni».

Padre Lombardi era consapevole che prima o poi il comunismo sarebbe caduto. Le idee cattive cadono sempre. Ma padre Lombardi ammoniva a non fare trionfare l’anticomunismo violento, che avrebbe portato a reazioni violente.

Libertà e solidarietà per trasformare la società.

Il 5° capitolo rilancia una nuova formula politica per la società futura: la libertà nella solidarietà. Non solo libertà, ma anche solidarietà, per non finire a far prevalere «dei nuovi “spartaco” che, spezzate le catene a lungo saldate, si butterebbero all’arembaggio ed alla distruzione ed alla dispersione». Mi sembra che padre Lombardi per certi versi anticipa quel straordinario movimento sociale di Solidarnocs nato in Polonia per liberarsi dal socialcomunismo.

Su questo argomento padre Lombardi viene criticato dai cosiddetti ceti borghesi che lo considerano un rivoluzionario. Il gesuita risponde che lui si trova in buona compagnia, con le encicliche di Leone XIII, Pio XI e Pio XII. La Chiesa ha sposato questione sociale da tempo e quindi non è custode di oscurantismo, come alcuni accusano, ma è strumento di progresso oculato e saggio.

Padre Lombardi rilancia l’amore e la solidarietà per una società a misura d’uomo. Oggi si vive in un clima da guerrieri. «Un immane scontro si svolge sulla terra, assai più vasto di qualunque conflitto politico…è lo scontro tremendo fra Dio e non-Dio, nella coscienza e nella intera umanità». Pertanto afferma padre Lombardi: «Fra le rovine di un mondo che muore, se ne annunzia un altro che nasce[…]». E sembra di condividere il pensiero di degli storici delle civiltà che sostengono di trovarci in un passaggio epocale.

E tutto un mondo che occorre rifare dalle fondamenta.

Per il suo impegno, Pio XII gli affidò il compito di dare seguito all’appello Per un mondo migliore, che lo stesso papa trasmise dai microfoni della Radio Vaticana il 10 febbraio1952: «È tutto un mondo che occorre rifare dalle fondamenta – diceva il pontefice – che bisogna trasformare… secondo il cuore di Dio».

Pio XII consapevole del suo ruolo affermava: «Come accettammo la pesante croce del pontificato, così ora ci sottomettiamo all’arduo ufficio di essere, per quanto lo permettono le nostre deboli forze, araldi di un Mondo Migliore, da Dio voluto».

Il proclama venne affidato da Pio XII a padre Lombardi con il compito di organizzare una serie di iniziative di sensibilizzazione, in vista di un rinnovamento della Chiesa e del mondo. Ne nacque, all’inizio degli anni cinquanta il movimento ecclesiale Per un mondo migliore.

Nella mia ricerca in rete ho trovato che il nostro per predicare la “crociata della bontà”, ha avuto l’idea di collegare via radio le piazze di diverse città per arrivare ad un numero sempre maggiore di ascoltatori.

Negli ultimi capitoli del libretto il nostro spiega come padre Lombardi con tutte le sue energie cercò di rinnovare il mondo, partendo sempre dalla realtà, del resto come hanno fatto la schiera di santi sociali torinesi dell’Ottocento. «Pretendere che la società modifichi sostanzialmente il suo mondo strutturale e che gli individui rinuncino ad un complesso abitudinario, che è frutto di tradizione, di consuetudine, di mentalità acquisite, è chiedere il suicidio di questa società […]». Una sentenza che vale sempre per chi lavora per cambiare e rinnovare il mondo.

Tutti devono collaborare per la trasformazione del mondo senza vani entusiasmi. Il cristiano non ha fretta, non fa “piazza pulita” come il regime sovietico con le folli e sanguinarie giornate della rivoluzione d’ottobre.

Occorre fare un esame sereno della situazione e soprattutto studiare. Occorre lavorare uniti, con «Studio, meditazione, critica, censura, capacità, non il vuoto parlare dei tribuni della piazza, non l’improvvisazione, anche se felice, dell’intelligente e dell’incostante».

Nella prassi cattolica non deve esistere lo spirito di vendetta. I cristiani se vogliono vincere, per padre Lombardi, devono fare come i capi militari che hanno saputo vincere. Creare uno stato maggiore dei piani tattici. Non bisogna essere impazienti, occorre studiare severamente e non improvvisare, «è il faticoso estenuante e tardo sgombero delle macerie, anche se l’ansia dell’architetto vorrebbe anticipare il giorno, in cui l’opera si innalzerà snella ed agile ed elegante nello spazio del tempo».

E’ un vero programma socio-politico quello di Lombardi, sempre attuale.

Il monito ai politici.

L’ultimo capitolo è tutto da leggere, quando si rivolge ai politici, che spesso sono attratti dalla fiera della vanità, invece che dalla volontà di ricostruire. E a quei gruppi da salotto che trascinano la loro esistenza tra un the e l’altro, tra un pettegolezzo e l’altro. Lombardi sferzante chiarisce di non stare con loro quando la gente si rivolterà contro. «Noi non saremo con voi». Noi non saremo con chi vive il gaudio della ricchezza, della carne e della potenza.

E chissà cosa avrebbe detto ai parlamentari, scrive l’autore del testo su padre Lombardi: «cosa si nasconde dietro a questo dispendioso gettito, che si è riversato a destra ed a sinistra o nelle formazioni di centro? E’ soltanto amore per la democrazia? E’ soltanto zelo di servire il Paese e dare le leggi che il Paese sta aspettando? È concepito come una missione il mandato parlamentare?». Un monito sempre attuale.

Chi ha avuto il mandato parlamentare lo eserciti come si deve e non pensi di essere diverso dal resto degli uomini. Ci sembra di vederlo e di ascoltarlo: «Se baratterete il vostro mandato, noi non saremo con voi».

La situazione italiana si può raddrizzare basta applicare l’ordine del giorno dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, votato dall’importante associazione, cara al cuore di padre Lombardi. Il testo viene pubblicato integralmente nel libro, facendo le dovute correzioni, potrebbe essere ancora utile per qualche linea politica da seguire per il nostro povero Paese.

Domenico Bonvegna

domenico_bonvegna@libero.it