IL VANGELO SECONDO ANDREA FILLORAMO: l’Opus Dei & Papa Francesco

di ANDREA FILLORAMO

Con una recente lettera apostolica in forma di Motu proprio “Ad charisma tuendum” , Papa Francesco, in attuazione della Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” del 19 marzo 2022, ha modificato i canoni 295-296 del Codice di diritto canonico relativi alle prelature personali. C’era un’unica Prelatura personale denominata “Santa Croce” e “Opus Dei”, voluta da papa Wojtyła con la Costituzione apostolica Ut sit del 28 novembre 1982, che ha anche canonizzato il suo fondatore.

E’ bene chiarire che il Motu proprio, promulgato da Papa Francesco  è un atto giuridico che limita indubbiamente il potere dell’Opus Dei in sé ma non ne nega l’esistenza e il presunto impegno evangelico di quanti eventualmente ad essa aderiscono.

Tale Motu proprio è, inoltre, da intendere sicuramente non, come scritto da qualcuno, come espressione della furia innovativa del Papa argentino o una ricaduta nel centralismo e dell’autoritarismo, né tantomeno il rigurgito del tradizionale cattivo sangue storicamente intercorso tra i gesuiti e l’Opus Dei, entrambi di origine spagnola, ma uno dei momenti della sua lotta senza quartiere al clericalismo il cui pericolo incombente nella Chiesa l’ha ribadito  anche recentemente nella lettera al clero romano del 5 agosto scorso, laddove si legge che si può assumere uno spirito clericale «nel portare avanti i ministeri e i carismi, vivendo la propria chiamata in modo elitario, chiudendosi nel proprio gruppo ed erigendo muri verso l’esterno, sviluppando legami possessivi nei confronti dei ruoli nella comunità, E i sintomi sono proprio la perdita dello spirito della lode e della gratuità gioiosa, mentre il diavolo s’insinua alimentando la lamentela, la negatività e l’insoddisfazione cronica per ciò che non va, l’ironia che diventa cinismo. Ma così ci si fa assorbire dal clima di critica e di rabbia che si respira in giro, anziché essere coloro che, con semplicità e mitezza evangeliche, con gentilezza e rispetto, aiutano i fratelli e le sorelle a uscire dalle sabbie mobili dell’insofferenza”.

Ma, cosa sono le prelature personali?

Esse sono delle istituzioni della Chiesa Cattolica, erette dalla Sede Apostolica per attuare peculiari opere pastorali, per diverse regioni o per diversi gruppi sociali.

La caratteristica principale delle prelature personali è di non essere legate a un territorio, come la prelatura territoriale, ma di avere un popolo, anche distribuito in diverse diocesi, composto da fedeli che hanno qualcosa in comune. Al prelato, sono riconosciute alcune prerogative proprie di chi è a capo di una circoscrizione ecclesiastica, come incardinare  i chierici, erigere un seminario  e, in generale, esercitare il governo pastorale della sua prelatura.

E’ questa, indubbiamente una grande distorsione nell’organizzazione cattolica basata sui territori e sulle diocesi canonicamente erette con un vescovo che è il successore degli apostoli.

Il Motu proprio, a differenza di quanto concesso dai Papi precedenti,   pone la Prelatura Opus Dei alle dipendenze del Dicastero per il clero (art. 1); impone al prelato di presentare ogni anno una relazione sullo stato della Prelatura a detto dicastero (art. 2); sottopone i suoi riformandi statuti all’approvazione dei competenti organi della Santa Sede (art. 3); stabilisce che il prelato non sia e non possa essere un vescovo (art. 4) e che tutte le questioni relative alla Prelatura, in precedenza trattate dalla Congregazione per i vescovi, passino sotto la giurisdizione del Dicastero per il clero (art. 6).

Per giungere a questa decisione il Papa ha atteso indubbiamente molto tempo. Sapeva che l’Opus Dei non ha goduto sempre di buona stampa e non ha voluto alimentare le lamentele che provenivano da ogni parte del mondo, particolarmente dall’America Latina.

Sapeva che ad alimentare negativamente l’immaginario collettivo era stato anche il romanzo di Dan Brown Il Codice da Vinci (2003), seguito nel 2006 dall’omonimo film di successo diretto da Ron Howard, solo assai parzialmente bilanciati dal film goffamente agiografico del 2011 There Be Dragons (Un santo nella tempesta, nella versione italiana) di Roland Joffé, guarda caso il regista del ben più riuscito The Mission (1986).

Papa Francesco conosce tutta la storia dell’Opus Dei e del suo fondatore, Escrivá de Balague che i Papa polacco ha voluto canonizzare. Egli sa come dagli anni Quaranta, l’Opus Dei abbia avuto una crescita esponenziale in Spagna, in Sud America e poi nel resto del mondo. Sa che durante gli anni della dittatura franchista uomini dell’Opus Dei occupavano il Consiglio superiore delle ricerche scientifiche, che otteneva numerose cattedre universitarie e conquistano posti di primo piano nel regime.

Egli conosce perfettamente tutta la storia di Carrero Blanco, l’uomo di fiducia di Franco, che ha promosso alla fine degli anni Cinquanta l’ascesa al governo di alcuni uomini dell’Opus Dei: i cosiddetti tecnocrati che hanno avviato la fase tecnocratica del regime. L’errore fu allora quello di pensare che fossero guidati dai vertici dell’Opus Dei, mentre agivano in piena autonomia, essendo per formazione del tutto estranei al cattolicesimo democratico, dunque plasmati per risultare organici a un sistema illiberale e autoritario. Alcune personalità dalla stessa appartenenza, poi esibite a riprova del pluralismo politico dell’Opus Dei, dissentirono dal franchismo, ma di veri e propri oppositori non ve ne furono. La compromissione con il franchismo e l’opacità dell’organizzazione alimentarono e ancora alimentano un immaginario collettivo negativo sull’Opus Dei.

In un’udienza generale Papa Bergoglio ha detto: “Abbiamo visto come sia importante leggere ciò che si muove dentro di noi, per non prendere decisioni affrettate, sull’onda dell’emozione del momento, salvo poi pentircene quando ormai è troppo tardi. Cioè leggere cosa succede e poi prendere le decisioni” e così egli ha fatto e non solo nei confronti di Opus Dei.