IL PUNGOLO: GOVERNA IL CENTRODESTRA MA L’EGEMONIA CULTURALE E’ SEMPRE DI SINISTRA

La sinistra si lamenta che la televisione sta con la Meloni, e dopo l’attentato al giornalista Ranucci si azzarda a sostenere che in Italia non c’è libertà di stampa. Scusate se insisto con Il Domenicale, ma è una “miniera” di informazione e di servizi che aiutano a riflettere anche oggi. Nel fascicolo del 18.1.2004, il direttore Angelo Crespi affronta un tema troppo importante (Ombre Rosse sulla Mondadori), quello dell’egemonia culturale in Italia.

Quello di Crespi è uno studio dettagliato dove si fanno nomi di scrittori, intellettuali, tra i più critici di Berlusconi, ma che nello stesso tempo pubblicano i loro libri per il Gruppo Editoriale di Segrate. Si potrebbe obiettare che le riflessioni di Crespi sono datate, oggi la situazione potrebbe essere cambiata. Si, certamente, bisogna soltanto aggiornare l’elenco. Crespi poteva scrivere: “Gridano contro il ‘regime’, ma sono pagati dal ‘regime’”. Ci vorrebbe un tomo intero per spiegare come e perché la Sinistra ha assunto un potere pressocché totale nella cultura italiana, scrive Crespi. Probabilmente hanno contribuito, il disinteresse della DC per il “culturame”, le poi e rivoluzioni giovanili del Sessantotto.

Molto è dovuto alla forza persuasiva dello sbandierato progetto gramsciano di una via culturale alla rivoluzione, quanto alla capacità del PCI di occupare metodicamente posti e di ottenere prebende, quanto infine, alla reale partecipazione dei pensatori all’ideale comunista. Crespi analizza i cinquant’anni di questo regime, emette un giudizio estremamente negativo: letteratura mediocre, provincialismo assoluto, incapacità di affrontare il moderno. Il potere di questo regime post-comunista per certi versi è scemato, si è trasformato come potere mediatico e simbolico che ancora è in grado di funzionare e indirizzare il pensiero, potere che si perpetua nei Media, sfruttando il controllo ancora forte sulla lingua e sulle parole.

Crespi fa l’esempio della parola, troppo abusata di “Fascismo”, attribuito in senso dispregiativo a qualsiasi persona, situazione e tempo che non partecipa al potere mediatico di Sinistra. Certo Berlusconi era potente, ma non così potente da imporre la propria visione del mondo. Infatti, non era un mistero che le reti Mediaset erano e sono una fucina del pensiero di sinistra. Anche qui il direttore del Domenicale fa i nomi. Perfino nei cabaret, nella Musica si veicolano valori contrari alla Destra. Lo stesso accade nella Rai, dove malgrado gli interventi di facciata e temporanei, resta saldamente nelle mani della sinistra. Tra i vari scrittori, intellettuali, più o meno famosi che scrivono per Mondadori, c’è tanta gente di sinistra a cominciare da Andrea Camilleri, uno dei più agguerriti sostenitori del “ritorno al fascismo” dell’allora governo Berlusconi.

C’era anche un compagno leoncavallino che addirittura dirige una collana, i “Gialli Mondadori”. In pratica si tratta di gente che “sputa nel piatto dove mangia”. Dopo questo servizio Crespi è stato accusato su l’Espresso di aver fatto una lista di proscrizione. Fa sempre così l’apparato degli intoccabili quando si sente “minacciato”. Per la precisione, Crespi definisce la casta egemonica ideologicamente schierata come una sorta di “tirannia della minoranza”, che per certi versi, non sarebbe male per la democrazia. Soltanto però che questa minoranza si è impossessata nel campo del linguaggio, delle parole e attraverso esse governa i nostri pensieri, la nostra storia, riscrive il passato e prescrive l’avvenire.

E’ una minoranza, che non è una enclave sociale, sottomessa ed emarginata, bensì una ristretta élite intellettuale al potere, che è convinta che il mondo sarebbe costantemente minacciato dal pericolo di un rimontante evo oscuro. E pertanto, solo l’agire di questo gruppo di intellettuali, questa élite, potrebbe ritardare l’imbarbarimento. Naturalmente, la resistenza di questa elite avviene nel nome della più turpe utopia, sconfitta dalla Storia, ma non ancora nelle coscienze: il comunismo. Che talvolta è mascherato con nomi diversi. Questi ancora si chiedono se il comunismo deve abbandonare la scena del mondo solo perché i fatti gli hanno dato torto, o non siano piuttosto i fatti a non avere ragione, ad averla persa. Loro aspirano all’eternità “che non può essergli revocata così impunemente e con il volgare argomento della realtà”.

DOMENICO BONVEGNA

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