
Alla fine del percorso della mostra permanente dello United States Holocaust Memorial Museum (USHMM), c’è un pannello con una celebre frase attribuita al teologo tedesco Martin Niemöller (1892-1984). Esposto in modo preminente – e i visitatori la leggono come ultime parole della loro visita – a rappresentare un’accusa alla passività e all’indifferenza durante l’Olocausto. Si legge:
Prima vennero per i socialisti, e io non dissi niente, perché non ero socialista.
Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi niente, perché non ero un sindacalista.
Poi vennero per gli ebrei, e io non dissi niente, perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere me, e non c’era più nessuno a protestare per me.
Nel 1927 Joseph Roth, scrittore e giornalista austriaco (1894-1939) pubblicava un libro, “Ebrei erranti” in cui scriveva: “E’ un sentimento alimentato dall’esperienza storica che gli ebrei siano le prime vittime di tutti i bagni di sangue organizzati dalla storia universale”.
Evidentemente Roth non era mai stato preso nella dovuta considerazione o, probabilmente, lo fu da parte di chi si sarebbe poi fatto emulo della continuità storica (nazisti, fascisti e loro alleati).
Tanti pensavano che, nato lo Stato di Israele, tutto si sarebbe ridimensionato. Ma avevamo “fatto i conti senza l’oste e i suoi commensali preferiti”.
L’oste sembra che oggi sia l’Onu, che nel suo documento in cui sostiene che Israele sta mettendo in atto un genocidio a Gaza, a pagina 52 (bisogna andarsela a cercare…- 1), scrive che gli attacchi del 7 Ottobre “non costituivano una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele”. Questo nonostante in quella data furono massacrate 1200 persone e rapite altre centinaia. E in successive date Hamas abbia sostenuto di voler ripetere 10, 100, 100 volte gli stessi massacri, fino alla distruzione dello Stato di Israele e all’uccisione dell’ultimo ebreo. Intenzione sostenuta da molti sostenitori (anche istituzionali: le bandiere palestinesi si sprecano sui balconi dei Palazzi) di Hamas nel mondo quando urlano e scrivono su striscioni “Palestina libera, dal fiume al mare”. Fatti e segnali che per l’Onu del nostro documento non ha valutato “minaccia esistenziale”.
Si dice che la storia si ripeta, a cui aggiungiamo “la storia non finisce mai”. Si tratta di capire se noi – persone di ogni credo o meno, nonché istituzioni – siamo disponibili per interrompere questo ciclo e riciclo storico.
1 – grazie a una ricerca di Iuri Maria Prado, su Il Riformista del 17/09/2025
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc