ESISTE UNA SUDDITANZA PSICOLOGICA E CULTURALE DELLA “DESTRA” NEI CONFRONTI DELLA SINISTRA?

Quello che scrive il direttore Federico Punzi sul quotidiano Atlantico lo penso da tempo, mi riferisco alla questione emergenza “femminicidio” o “patriarcato”, sorte come una ossessione gigantesca dopo il barbaro omicidio della povera Giulia Cecchettin.

Non mi riferisco alle richieste di dimissioni del ministro Valditara, ma ad una certa sudditanza psicologica, culturale di certi politici di centrodestra (vedi Valditara, Roccella, Tajani) alla narrazione della cultura di sinistra in merito alle questioni femminicidi e contrapposizione di generi, portati avanti dell’estremismo transfemminista woke. Su questi argomenti non ho visto il coraggio a cui fa riferimento Punzi, certo comprendo che non sempre quando hai incarichi di governo, non è facile “tirare dritto” con le tue idee, capita che devi mediare con il “politicamente corretto”. Non voglio pensare che lo fanno come scrive Punzi per “collezionare  medagliette di correttezza politica e costruirsi un profilo bipartisan per futuri incarichi”, (Federico Punzi, “Il dietrofront non basta. Perché il ministro Valditara dovrebbe dimettersi”, 10.12.23, atlanticoquotidiano.it)

Con questo comportamento non si va da nessuna parte. Pertanto,“siamo stufi di chi usa le posizioni di governo ottenute grazie ai voti degli elettori di centrodestra per, all’atto pratico, compiacere la sinistra”.

Basterà la precipitosa retromarcia del ministro di non assegnare il progetto “Educazione alle relazioni” a Paola Concia, Paola Zerman e suor Monia Alfieri? Può bastare a placare le polemiche della sinistra e della stessa maggioranza?

Punzi sostiene che non è questione delle persone scelte come “garanti” del progetto. Se c’era un governo di sinistra, secondo voi, avrebbe messo qualcuno del Forum delle famiglie, che so un Simone Pillon, in un triumvirato del genere?

Tuttavia quello che Punzi critica è il progetto di “rieducazione” in sé, come è stato osservato da Nicola Porro da Daniele Capezzone. “È la pretesa statale di entrare a gamba tesa in una materia così personale come gli affetti e le relazioni, in un contesto tra l’altro di quasi totale monopolio pubblico dell’istruzione e di mancanza di fatto di libertà di scelta educativa per le famiglie – che su questioni così delicate diventa evidentissima e preoccupante”. Punzi insiste sul problema:“da genitore non accetterei mai che i miei figli venissero rieducati ai sentimenti secondo gli indirizzi di una commissione statale, sia essa composta da lesbiche, etero, trans, suore o burocrati ministeriali”. Inoltre la principale responsabilità politica del ministro Valditara, ma non solo sua, è quella di non aver avuto il coraggio di dire – e nemmeno la capacità di pensarlo temiamo – che non esiste alcuna emergenza femminicidi in Italia, nessuna emergenza patriarcato, come mostrano i dati stessi riportati da diversi giornali o istituzioni affidabili. Sono, siamo dei“negazionisti”? Anche la questione dell’emergenza climatica è una fake news. Nonostante il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, continui ad alimentare la narrazione climatista e a sostenere gli obiettivi di decarbonizzazione, sebbene illudendosi che possa esisterne una pragmatica, mentre nel frattempo stiamo buttando miliardi e accelerando il processo di deindustrializzazione. Praticamente con questa politica energetica green aumenta la dipendenza dalla Cina comunista.

Tornando al progetto scolastico portato avanti da Valditara si intravede una resa al femminismo woke. Un progetto che potrebbe essere definito, piuttosto di “Rieducazione di genere”, volto cioè a colpevolizzare i maschi, come se tutti i maschi sono colpevoli e potenziali femminicidi (infatti, come spiegare altrimenti l’assenza di un uomo tra i “garanti”?).

Attenzione, non si vuole misconoscere il contributo del femminismo classico, per Lucetta Scaraffia, l’unico valido è quello cattolico, importante allo sviluppo della nostra società, ma qui si intende criticare il femminismo woke, che promuove invece una assurda guerra tra i sessi di matrice marxista, il cui fine ultimo non sono i diritti delle donne e la parità tra i sessi, ma la destrutturazione della società occidentale basata sulla responsabilità individuale e l’uguaglianza davanti alla legge, attraverso una lotta di classe multi-dimensionale (razza, genere, orientamento sessuale etc)”.

Il progetto “Educazione alle Relazioni”, potrebbe rappresentare un “Cavallo di Troia”, secondo Punzi, “Sappiamo già cosa entrerà da questo portone aperto da Valditara, lo abbiamo visto accadere in America. Ed è ingenuo pensare di circoscrivere l’ambito del “progetto”, o di esercitare un controllo burocratico sui materiali utilizzati, con i corsi di Indire e la consulenza dell’Ordine degli psicologi e pedagogisti”. L’ideologia w0ke e Gender, ha già le sue maestranze nelle scuole e nei ministeri, nel mondo delle associazioni e nelle altre agenzie culturali del Paese”. Il rischio è che il governo di centrodestra con questo progetto, “predispone delle strutture, individua delle figure, autorizza un percorso, sdogana un’agenda ideologica. Un prossimo governo di sinistra sarà legittimato ad usare e a sviluppare queste armi di indottrinamento con tutta la spregiudicatezza di cui è capace”.

E qui siamo alla “guerra culturale”, alla solita questione dell’egemonia culturale nel Paese. Il governo Meloni, è consapevole che occorre combatterle certe “guerre culturali”?, Comprende l’importanza, oppure, ed è grave, li sta combattendo “addirittura al fianco dei propri avversari. La nostra non è una banale accusa di “intelligenza con il nemico”. Si tratta di una grave sudditanza culturale e psicologica da parte di chi proclama di voler contrastare l’egemonia culturale della sinistra. Ma come contrastarla, se si adottano le stesse analisi, le stesse parole d’ordine, le stesse premesse ideologiche, e persino le stesse persone?”.

Punzi conclude la sua forte critica che non mi sembra disfattista. Se c’è un settore dove si dovrebbe comprendere l’importanza delle guerre culturali è quello della Scuola. Se un ministro non comprende questo, “con la sua iniziativa Valditara dimostra di non essere l’uomo giusto al posto giusto. Per non parlare di altri fallimenti in corso d’opera”.

DOMENICO BONVEGNA

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