Emergenza COVID-19 Messina: allarme per situazione presidio ospedaliero IRCCS-Piemonte

Ennesimo intervento della CGIL e della FP CGIL, che rivolgendosi all’Assessore Regionale Razza e al Prefetto Librizzi, chiede che vengano messi in campo tutti gli strumenti e l’organizzazione affinché l’IRCCS-Piemonte non si trasformi in un focolaio COVID-19. «Non comprendiamo il silenzio di chi ha chiare responsabilità dall’Assessore Regionale alla Sanità ai vertici aziendali, ma pazienti ed operatori non possono pagare il prezzo più alto di scelte scellerate». Se è tutto nella norma, che l’Assessore Razza lo dica pubblicamente ai cittadini messinesi, con carte alla mano che smentiscano le nostre asserzioni.

 

Il primo intervento della FP CGIL risale al 17 Marzo sul caso di COVID-19 al P.O. Casazza dell’IRCCS in cui, prima che saltasse alla ribalta della cronaca,  abbiamo chiesto notizie chiare, mai ricevute, successivamente alla fine di marzo, quando l’organizzazione sindacale si scagliò contro la decisione di rendere l’IRCCS-Piemonte un COVID Hospital, in quanto non adeguatamente strutturato per tale finalità. Poi ancora una seconda nota, il 7 aprile, per la totale assenza dei vertici aziendali, che in una fase di estrema difficoltà come quella attuale, non hanno fornito ai dipendenti alcuna comunicazione formale ed ufficiale delle decisioni intraprese rispetto all’individuazione di alcune aree del Piemonte dedicate alla gestione di pazienti COVID, né tantomeno hanno fornito al personale sanitario riscontro dell’esito dei tamponi effettuati ormai più di dieci giorni fa.

Ed arriviamo al 8 aprile e al 10 aprile: queste le date riportate sulle due ulteriori comunicazioni che il segretario generale della FP CGIL Francesco Fucile, il segretario provinciale Antonio Trino, il responsabile medici Guglielmo Catalioto, hanno scritto all’Assessore Razza, al Prefetto Librizzi, alla procura della Repubblica e al management dell’azienda, per via di due nuovi casi COVID-19 riscontrati all’interno del nosocomio di viale Europa. Sul caso registrato l’8 Aprile di COVID-19 transitato dal PSG dell’IRCCS Neurolesi di Messina, ricoverato in Ortopedia e a cui solo successivamente è stata diagnosticata positività e da quel momento il paziente è stato trasferito presso il Policlinico Universitario di Messina abbiamo chiesto come sia stato possibile che nessuna procedura sia stata formalizzata e posta in essere per la sicurezza di operatori e pazienti. Ma tutto potevamo aspettarci tranne che già il 10 Aprile si ripresentasse analogo incidente di percorso, con riferimento al paziente positivo “registrato” nella giornata di ieri, 10 aprile.

La CGIL e la FP CGIL evidenziano come ciò «non possa che mettere in luce, per l’ennesima volta l’incapacità organizzativa e gestionale del management dell’IRCCS Neurolesi. Si tratta – spiegano il segretario della CGIL Giovanni Mastroeni e i rappresentanti della FP CGIL Fucile, Trino e Catalioto – di un paziente trasferito dal Policlinico verso il Piemonte, dato per ex COVID-19 perché con due tamponi negativi. Viene trasferito in ambulanza, è transitato dal Pronto Soccorso e successivamente è stato ricoverato in Neurologia su precisa disposizione del Direttore Medico di Presidio.  E’ qui, però, che si scopre che il secondo tampone era positivo. Inevitabile, quindi, il caos scoppiato all’interno di una struttura che l’Azienda si ostina a definire COVID, ma che in realtà non ha nessuna delle caratteristiche tecnico strutturali necessarie a poterla definire tale: nessun percorso COVID-19 attivato, una sola infermiera in servizio, assenza nella stanza dei requisiti minimi di sicurezza, mancanza della distanza di 3mt prevista. Vista la situazione, nella nottata il paziente è stato quindi trasferito in altra struttura».

Per la CGIL e la FP CGIL, una suddetta gestione della situazione, «mette in luce una condotta irresponsabile da parte dell’Azienda, in quanto si sta mettendo a rischio non solo la vita di pazienti ed operatori, per motivi a noi assolutamente sconosciuti, ma anche dell’intera collettività, così come avvenuto in qualche presidio ospedaliero della Lombardia. Chiediamo in particolare all’”attento” Assessore Razza perché dal 17 Marzo, giorno della nostra prima denuncia nulla è accaduto, nessuna risposta e soprattutto dopo circa 40 gg di picco emergenziale una struttura come l’IRCCS Neurolesi viva in uno stato di grande confusione e assolutamente impreparata a gestire anche le prime fasi di controllo per pazienti COVID-19, rischiando di trasformare il nosocomio in focolaio, situazione che metterebbe in ginocchio la Città? Come mai non c’è alcun dato certo che smentisca quanto dai noi denunciato? Come mai in questa delicata situazione non si sente la necessità di inviare ispettori come in altre occasioni? Non ci offendiamo mica se avessimo avuto le traveggole ed avessimo scritto inesattezze! Dobbiamo aspettare che sia sempre la magistratura a rilevare situazioni poco chiare e non si senta, invece, la necessità, come sistema, di autocontrollarsi?»