Dopo le elezioni. Paese civile: chi decide, chi agisce e come

Le elezioni dello scorso fine settimana sono state l’ennesima dimostrazione che il Paese civile non dà fiducia a quello politico. Si pensava, con le elezioni di alcune settimane fa in Toscana di aver toccato il fondo (47,73% di partecipanti con un calo di 14,87%), ma sono bastati pochi giorni per dirci che il fondo è ancora più fondo: Campania 44.06% -11%, Puglia 41.83% – 15%; Veneto 44.64% – 16.5%. Ad essere “evaporato”, sembra sia stato il cosiddetto voto d’opinione: quello strutturato su preferenze ha fatto la differenza.

Le poche dichiarazioni in merito di vincitori e perdenti sono tutte rammaricate, ma girato lo sguardo si sono concentrate sui propri allori, financo quelli dei propri partiti, pur se della minoranza della minoranza.

Ce ne occupiamo perché – società civile ed economica – ne sentiamo il dovere. Non abbiamo nulla  da vincere e incassare sui drammi del momento, ma solo da capire per meglio articolare le nostre politiche per i diritti dei cittadini utenti e consumatori che – votanti o non votanti – sono tutti, anche quelli che non votano.

Siamo di fronte a una realtà in forte cambiamento, rispetto alla quale, coloro che sono stati scelti per gestirlo, non dimostrano capacità né lungimiranza.

Abbiamo consapevolezza che quando chiediamo a chi ci governa  e amministra, questi sono meno della metà della metà di coloro sui quali le loro decisioni dovrebbero avere effetti. Non ci stupiamo, e comprendiamo, che il senso civico della popolazione sia sempre peggiore: evasione fiscale, non rispetto delle norme in generale, le reazioni più evidenti.

Non dovrebbe, l’incapacità di chi gestisce il potere, conseguenziale al loro essere gruppuscoli. In teoria. Nella realtà lo è, probabilmente perché non sapendo parlare a tutti gli elettori, hanno maturato capacità per rivolgersi solo a quelli che li hanno votati (e anche male, visto che anche questi sono sempre in calo).

Al netto delle dichiarazioni di facciata (soprattutto di chi governa, ma senza sottovalutare le esasperazioni di chi dice di fare opposizione), questi gruppuscoli di governanti e amministratori non hanno capacità: carrello della spesa, inflazione, industria, stipendi, posti di lavoro… è su questi macro-aspetti che si notano – e crescono – i deficit.

Ebbene sì, siamo in difficoltà. E’ erosa la fiducia nei nostri interlocutori. Ché non ci basta difendere i cittadini da angherie e mancanze, ma avremmo pretesa anche di affermare diritti e doveri per evitare che angherie e mancanze si formino.

Chissà se i nuovi amministratori si rendono conto che il loro essere gruppuscoli mina non solo la loro credibilità e capacità , ma anche quella di chiunque, come noi, agisce in società ed economia per il benessere pubblico.

Al momento, osservando come non-attori istituzionali, ci viene lo sconforto. Pur se le nostre case digitali e fisiche sono affollate, pur non sentendoci sicuri, sicuramente non molliamo, ma sentiamo necessità di intensificare e migliorare il nostro servizio. Ora più che mai ci sembra che ce ne sia bisogno. E chiediamo aiuto a chiunque.

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc