DOPO 14 MESI DI GESTIONE PUBBLICA DELLA PANDEMIA SIAMO DI NUOVO IN GABBIA

I quattordici mesi di mala gestione del Covid 19 da parte dello Stato, «dovrebbero oramai rappresentare una prova inconfutabile della necessità di sottrarre allo Stato l’innumerevole mole di compiti che si è assunto e che, in un momento particolarmente grave, ha svolto in maniera del tutto fallimentare». (Rocco Todero, “14 mesi di fallimenti nell’emergenza Covid ci ricordano che lo Stato è il problema, non la soluzione”, 29.3.21, atlanticoquotidiano.it)

Ormai è sotto gli occhi di tutti, le autorità pubbliche nel momento di maggiore necessità per i cittadini ha prodotto risultati catastrofici. L’unica cosa che lo Stato e le Regioni hanno saputo fare «è stata quella di predisporre ordini liberticidi funzionali a nascondere l’incapacità di gestire e affrontare la pandemia».

Per la verità, il giornalista di Atlantico, fa notare che questi ordini e divieti, la magistratura italiana, sta provvedendo, in molti casi, a tramutare in carta straccia con argomentazioni irresistibili.

Pertanto mentre stiamo per passare la seconda Pasqua da reclusi, chiusi in gabbia, come magnificamente ha fatto notare a “Fuori dal coro”, Mario Giordano, che riesce sempre ad essere efficace nei suoi messaggi politici, soprattutto nelle straordinarie composizioni di luogo, per far cogliere meglio come siamo messi.

Todero elenca quello che avrebbero dovuto fare i nostri governanti, ma che non hanno fatto. «Non vi è stato alcun potenziamento del servizio sanitario sufficiente a fare fronte all’aumento intermittente dei ricoveri ordinari e di quelli in terapia intensiva; non è stata messa in campo alcuna operazione di tracciamento in grado di individuare velocemente e isolare altrettanto tempestivamente i soggetti contagiati». La creazione dell’applicazione web Immuni ha rappresentato un inutile dispendio di tempo, risorse ed energie.

Il funzionamento del trasporto pubblico non è stato potenziato e modulato in modo da consentire una minore densità dei viaggiatori e una maggiore frequenza delle corse e dei servizi. Non vi è stata alcuna ricerca di soluzioni in grado di assicurare lo svolgimento delle lezioni scolastiche anche con i doppi turni o l’utilizzo di ulteriori e diversi immobili su tutto il territorio nazionale. È stata rifiutata a priori l’idea di proteggere, anche con maggiore isolamento, le fasce della popolazione che le rilevazioni dell’Istituto Superiore di Sanità hanno dimostrato essere maggiormente vulnerabili al virus.

In pratica lo Stato (Governo, Regioni, Comuni, Cts) non ha fatto altro che imporre dall’alto quello che hanno ritenuto essere le uniche acquisizioni scientifiche valide. Inoltre, «ha imposto ai soggetti contagiati e senza sintomi di non curarsi e di aspettare in “vigilanza attiva”; ha vietato l’uso di farmaci che decine di medici di base hanno dichiarato essere efficaci nelle prime fasi della malattia».

Sempre i nostri governi hanno completamente ignorato le analisi e osservazioni di organismi indipendenti che hanno sostanzialmente affermato che le misure di isolamento non producono miglioramenti nell’andamento della pandemia.

Infatti il professore Eugenio Capozzi nel suo ultimo post su fb, cita da ultimo l’analisi dell’epidemiologo greco-statunitense John Ioannidis pubblicata sul “Journal of clinical epidemiology”. «I dati dimostrano inconfutabilmente che lockdown, chiusure, restrizioni contro il Covid non servono a niente, perché i paesi che le adottano hanno sostanzialmente le stesse oscillazioni di casi e di vittime di quelli che non lo fanno». In particolare per Capozzi, «Chiusure e confinamenti influiscono in misura minima, e forse anche in senso negativo, costringendo alla convivenza gruppi familiari in spazi chiusi ristretti, e favorendo dunque la propagazione del contagio alle persone più fragili. In più essi devastano le economie e deprimono le società.

Fuori dall’Europa questo ormai lo si è in gran parte capito. In Europa la paura continua a dettare reazioni sbagliate, ma molti paesi stanno tentando rapidamente di ripristinare la normalità, cominciando a seguire l’esempio di quelli (su tutti la Svezia) che hanno capito prima degli altri il vicolo cieco del “lockdownismo”».

Praticamente il Governo e i presidenti di Regione (soprattutto loro anche se apparentemente sembrano in disaccordo, rimangono allineati alle direttive farlocche del CTS) si sono fatti guidare da sensazioni, paure e precauzioni irrazionali.

Rocco Todero ricorda che addirittura «lo Stato ha costretto i cittadini a ricorrere ai tribunali per avere accesso ai verbali del Comitato tecnico scientifico che contenevano i pareri sulle misure da adottare con i Dpcm e che hanno ristretto le libertà fondamentali di milioni di individui». Non solo, «due deputati della Repubblica hanno dovuto chiedere al giudice amministrativo di avere accesso al piano di emergenza nazionale che il Governo non ha loro consegnato».

Mentre per quanto riguarda i vaccini, le autorità pubbliche, hanno escluso il prezioso apporto del mondo delle imprese private. Mentre l’idea di potenziarne la produzione è sempre di là da venire. In pratica le autorità pubbliche hanno nelle loro mani «la vita e la morte di milioni di individui».  Sono sempre «le autorità a decidere chi deve vaccinarsi prima e chi dopo, chi dovrà ancora attendere e affrontare un rischio importante e chi potrà cominciare a dormire sonni tranquilli». Ci hanno vietato di scegliere come vivere[…] Ci hanno impoverito e confortato con l’illusione del debito pubblico che a quanto pare nessuno dovrà pagare». Invece si sa che dovranno pagare i nostri figli, come ha ben descritto il giovane giornalista di Mediaset, Francesco Vecchi nel suo “I figli del debito”.

Il giornalista di Atlantico ha descritto rigorosamente i provvedimenti coercitivi messi in atto dallo Stato, per certi versi mi ricorda molto la descrizione cheuna decina d’anni fa aveva fatto Piero Ostellino, nel libro, “Lo Stato canaglia”.

Pertanto in questo anno di pandemia, lo Stato italiano ha dimostrato di essere il problema e non la soluzione. Attenzione scrive Todero, «Non è solo questione della qualità della classe dirigente nazionale; è l’idea di potere disporre dall’alto della vita di milioni di esseri umani senza mai prendere in considerazione la loro volontà, è l’idea di avere a disposizione tutta la conoscenza e gli strumenti che servono per risolvere problemi che sono troppo grandi e complessi […] È l’idea che la tua vita è nelle mani di qualcun altro che ne farà ciò che vorrà. E tu non potrai fare nulla».

DOMENICO BONVEGNA

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