Corte Ue: per l’Avvocato Generale, il mero risultato elettorale fa acquisire lo status di europarlamentare

Secondo l’avvocato generale Szpunar, l’assunzione del mandato parlamentare dei deputati europei risulta unicamente dal voto degli elettori e non può essere subordinata all’adempimento successivo di una qualsivoglia formalità…

Il sig. Oriol Junqueras Vies era vice-presidente del Gobierno autonómico de Cataluña (governo autonomo della Catalogna, Spagna) al momento dello svolgimento, il 1º ottobre 2017, del referendum di autodeterminazione previsto da una legge le cui disposizioni erano state sospese in forza di una decisione del Tribunal Constitucional (Corte costituzionale, Spagna). In seguito è stato avviato un procedimento penale a carico di varie persone, fra cui il sig. Junqueras Vies, alle quali è stato addebitato segnatamente di aver partecipato ad un processo di secessione.

Il sig. Junqueras Vies è stato sottoposto a custodia cautelare dal 2 novembre 2017. Il sig. Junqueras Vies è stato eletto membro del Parlamento europeo alle elezioni del 26 maggio 2019, e tale risultato è stato proclamato dalla commissione elettorale centrale spagnola con una decisione del 13 giugno 2019. Il 14 giugno 2019, il Tribunal Supremo (Corte suprema, Spagna) ha rifiutato di autorizzare il sig. Junqueras Vies a lasciare il carcere al fine di prestare il giuramento di osservare la Costituzione spagnola imposto dalla legge nazionale agli eletti del Parlamento europeo. Il 20 giugno 2019, in mancanza di tale prestato giuramento, la commissione elettorale centrale ha dichiarato vacante il seggio del sig. Junqueras Vies, nonché la sospensione di tutte le prerogative connesse alle sue funzioni. Detta commissione ha comunicato al Parlamento un elenco dei deputati eletti in Spagna, in cui non compariva il nome del sig. Junqueras Vies. Il sig. Junqueras Vies ha proposto ricorso dinanzi al Tribunal Supremo avverso l’ordinanza del 14 giugno 2019, avvalendosi dell’immunità prevista dal protocollo sui privilegi e sulle immunità dell’Unione europea [1].

Il Tribunal Supremo ha sottoposto alla Corte questioni vertenti su detta immunità. Il 14 ottobre 2019, data in cui si è tenuta l’udienza dinanzi alla Corte, il Tribunal Supremo ha emesso una pronuncia con cui ha condannato, segnatamente, il sig. Junqueras Vies a tredici anni di carcere e ad altrettanti anni di perdita del godimento dei diritti civili, mantenendo al contempo la proposizione del rinvio pregiudiziale.

Nelle sue odierne conclusioni, l’avvocato generale Maciej Szpunar rileva, innanzitutto, l’importanza costituzionale della presente causa, che pone la questione della ripartizione dei rispettivi ambiti di applicazione del diritto dell’Unione e della legge degli Stati membri con riguardo all’iter di assunzione della qualità di membro del Parlamento.

L’avvocato generale osserva, in primo luogo, che, mentre la procedura elettorale è disciplinata dal diritto nazionale degli Stati membri, lo status dei deputati al Parlamento, in quanto rappresentanti dei cittadini dell’Unione eletti a suffragio diretto e membri di un’istituzione europea può essere disciplinato soltanto dal diritto dell’Unione, salvo compromettere l’indipendenza del Parlamento nonché l’autonomia dell’ordinamento giuridico dell’Unione nel suo complesso. Secondo l’avvocato generale Szpunar, l’assunzione del mandato parlamentare può risultare unicamente dal voto degli elettori e non può essere subordinata all’adempimento di qualsivoglia formalità. Egli considera che la prestazione del giuramento di osservare la Costituzione spagnola non costituisce una fase dell’iter di elezione al Parlamento europeo in Spagna, giacché tale iter deve essere ritenuto concluso con la proclamazione ufficiale dei risultati. Di conseguenza, la qualità di membro del Parlamento deve reputarsi acquisita per il solo fatto e dal momento di suddetta proclamazione.

L’atto del de 1976[2] non consente ad uno Stato membro di sospendere il mandato di un membro del Parlamento né le prerogative che ne derivano, per nessuna ragione. L’avvocato generale propone quindi alla Corte di dichiarare che una persona la cui elezione al Parlamento europeo è stata ufficialmente proclamata dall’autorità competente dello Stato membro in cui suddetta elezione ha avuto luogo acquisisce sulla base unicamente di tale fatto e a partire da tale momento la qualità di membro del Parlamento, e ciò nonostante qualsiasi formalità successiva cui la persona in parola avrebbe l’obbligo di adempiere, vuoi in forza del diritto dell’Unione o del diritto nazionale dello Stato membro di cui si tratti. Suddetta persona conserva detta qualità fino al termine del suo mandato, con riserva dei casi di dimissioni, decesso o decadenza.

L’avvocato generale Szpunar fa presente che si doveva ritenere che una persona la quale si trovasse nella situazione del sig. Junqueras Vies avesse assunto il mandato parlamentare e, pertanto, la qualità di membro del Parlamento, potendo quindi beneficiare dell’immunità prevista dal protocollo. Quest’ultimo dispone che i membri del Parlamento godono, sul loro territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del Parlamento del loro paese. L’avvocato generale considera che, se il contenuto materiale dell’immunità derivante dal diritto nazionale dipende da siffatto diritto, la durata della tutela è disciplinata dal diritto dell’Unione in modo uguale per tutti i deputati del Parlamento. Quanto al momento in cui suddetto deputato inizia beneficiare di simile immunità, l’avvocato generale rileva che l’immunità copre i deputati, in linea di principio, a partire dall’apertura della prima sessione del neoeletto Parlamento europeo, momento in cui inizia a decorrere la durata del loro mandato. Considerato che il Parlamento è in sessione in modo permanente, la durata della tutela dell’immunità in parola coincide con la durata del mandato. Inoltre, nessuna disposizione subordina l’inizio del mandato all’effettiva assistenza da parte deputato europeo alla sessione inaugurale del neoeletto Parlamento, all’effettiva assunzione delle sue funzioni in generale o ad alcuna altra circostanza. Secondo l’avvocato generale Szpunar, il mandato di un deputato europeo che non abbia effettivamente assunto le proprie funzioni, poiché non ha adempiuto tutte le formalità richieste dal diritto nazionale, inizia del pari all’apertura della prima sessione del neoeletto Parlamento. A partire dal medesimo momento, tale deputato è quindi coperto dall’immunità parlamentare prevista dal protocollo.

I deputati del Parlamento europeo sono coperti dall’immunità parlamentare parimenti allorché si recano al luogo di riunione del Parlamento o ne ritornano. Giacché siffatta immunità può applicarsi al di fuori del periodo durante il quale il Parlamento si trovi in sessione, e cioè dopo la chiusura della medesima, l’avvocato generale non riscontra alcuna ragione per cui la stessa non potrebbe del pari applicarsi prima del menzionato periodo, incluso antecedentemente all’apertura della prima sessione dopo le elezioni. Di conseguenza, secondo l’avvocato generale Szpunar, prima dell’apertura della sessione inaugurale del Parlamento europeo dopo le elezioni, le autorità nazionali dello Stato membro in cui il deputato in parola è stato eletto hanno l’obbligo di astenersi da qualsiasi misura che potrebbe ostacolare gli adempimenti di tale membro necessari alla sua effettiva assunzione delle funzioni e di sospendere le misure già in corso, salvo aver ottenuto la revoca dell’immunità dal Parlamento. Siffatto obbligo vale unicamente per le misure su cui incide l’immunità parlamentare in forza del diritto nazionale, cui rinvia il protocollo per quanto riguarda il contenuto materiale dell’immunità.

L’avvocato generale Szpunar considera tuttavia che, in quanto la sentenza del 14 ottobre 2019 comporta la decadenza del mandato del sig. Junqueras Vies, la Corte non sarebbe competente a rispondere alle questioni pregiudiziali presentate dal Tribunal Supremo, poiché la sua risposta avrebbe carattere ipotetico. Egli sottolinea infatti che il problema non risiede nel fondamento della detenzione del sig. Junqueras Vies, bensì nella pena accessoria della perdita dei suoi diritti civili, cui è stato del pari condannato. Una simile pena comporta segnatamente la perdita definitiva di qualsiasi incarico pubblico, ivi compresi quelli elettivi, nonché quella dell’eleggibilità. Orbene, siccome l’eleggibilità al Parlamento dipende dal diritto nazionale, sulla medesima incide del pari la perdita dei diritti civili. La privazione di simile eleggibilità deve quindi comportare la decadenza del mandato ai sensi dell’atto del 1976. Pertanto, il sig. Junqueras Vies, sebbene eletto deputato al Parlamento europeo e avendo acquisito siffatta qualità, senza tuttavia aver potuto dare avvio all’effettivo esercizio del mandato, è stato giudicato e condannato in sede penale senza che il Parlamento abbia avuto l’occasione di pronunciarsi sulla revoca o su di un’eventuale difesa della sua immunità parlamentare. L’avvocato generale pone in rilievo che, secondo un’interpretazione letterale dell’articolo 9 del protocollo, la situazione è conforme con le menzionate disposizioni, poiché nel suo Stato membro il deputato del Parlamento beneficia dell’immunità riconosciuta ai membri del Parlamento nel suo paese, quale prevista nel diritto nazionale, e che il medesimo può essere interpretato unicamente dai giudici nazionali. Ritenendo poco soddisfacente il risultato derivante da siffatta interpretazione letterale, egli auspica un’interpretazione che rafforzi la competenza del Parlamento in materia d’immunità dei suoi membri. Propone quindi alla Corte di dichiarare che, a partire dal momento in cui il diritto nazionale di uno Stato membro riconosce l’immunità ai membri del Parlamento nazionale, l’articolo 9 del protocollo deve essere interpretato nel senso che spetta al Parlamento giudicare quanto all’opportunità di revocare o di difendere l’immunità di uno dei suoi membri.

[1] Protocollo (n. 7) sui privilegi e sulle immunità dell’Unione europea (GU 2012, C 326, pag. 266).

[2] Atto relativo all’elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, allegato alla decisione 76/787/CECA, CEE, Euratom del Consiglio del 20 settembre 1976, come modificato dalla decisione 2002/772/CE, Euratom [2] (GU 1976, L 278, pag. 1).