
Un recente sondaggio di Eurobarometro (1) mostra un elevato interesse dei cittadini dell’Europa a far parte dell’Unione, anche di chi ancora nell’Ue non c’è. L’Unione, pur coi suoi limiti di cui ogni giorno soffriamo, significa benessere, solidarietà, libertà e sicurezza.
Ne sappiamo molto noi italiani, tra i Paesi fondatori dell’Unione (anche per l’idea: Manifesto di Ventotene), siamo schizzati in avanti dopo la lenta ripresa post-seconda guerra mondiale (è bene ricordare che l’Italia fascista, alleata con la Germania nazista, fu sconfitta). Italia che oggi fa anche parte del gruppo del G7, le sette più grandi economie avanzate del mondo.
Unione europea, coi suoi 450 milioni di consumatori e cittadini e una moneta unica diffusa (benvenuta Bulgaria dal prossimo 1 gennaio) è una forza economica che ancor non riesce a librarsi con una propria autonomia, anche perché molte decisioni devono essere prese all’unanimità e, tra l’altro, non dispone di una politica unica di difesa e di un esercito.
Nonostante questo, l’attrattiva che l’Ue ha verso tanti altri Paesi è molto alta. Si pensi all’Ucraina e la sua situazione di Paese invaso dalla Russia che, se fosse stata (come da non poco tempo essa stessa auspica) membro dell’Unione, sicuramente la Russia avrebbe scelto di risolvere le proprie mire espansionistiche non con le armi e la violenza. E poi la Georgia, la Moldavia, l’Albania, il Kosovo, la Serbia e – sforando l’aspetto territoriale e valorizzando quello politico – Israele, Marocco e Turchia (che geograficamente, ha solo una parte della città di Istanbul in Europa).
In questo contesto, nell’Ue si devono fare i conti con Paesi come Ungheria e Slovacchia che (soprattutto il primo) remano contro qualunque riforma federalista e politica, vivacchiando con le proprie rendite di posizione che tutti noi cittadini Ue paghiamo con i contributi fiscali che diamo all’Unione. Al momento sembra impossibile liberarsi della zavorra che questi due Paesi costituiscono e che, di fatto, impediscono all’Unione di essere al 100% una forza politica federalista che tratti senza ambiguità con gli altri grandi del Pianeta, tipo Usa, Cina e Russia. Mancata liberazione che, come conseguenza, impedendo all’Unione di svolgere alcune delle proprie funzioni primarie (solidarietà e diffusione di benessere e sicurezza), contribuisce al disordine e alla povertà mondiale.
Mentre auspichiamo che il Regno Unito torni sui suoi passi dopo la Brexit (l’Ue ha bisogno dell’Uk!), auspichiamo anche che nell’agenda politica di chi ha cuore questa possibilità (nell’Europarlamento, negli organismi rappresentativi ed esecutivi dell’Unione, nei parlamenti nazionali) si faccia strada questa priorità.
Noi consumatori ricordiamo come i nostri diritti e le nostre libertà civili ed economiche oggi sono tali proprio grazie all’Ue. E che solo con una Ue federalista potranno estendersi.
1 – https://www.aduc.it/notizia/allargamento+dell+ue+gradimento+dei+cittadini_141471.php
Vincenzo Donvito maxia – presidente Aduc