CHIUSURA DELL’ISTITUTO DOMENICO SAVIO: CATTIVI PENSIERI, OPINIONISTI CIECHI

Messina – A proposito di certi autorevoli interventi sulla chiusura del Domenico Savio di Messina. Da circa 10 giorni, anche i più distratti messinesi, reagiscono – parecchi in malo modo – alla preannunciata chiusura della comunità salesiana dell’Istituto “Domenico Savio”, luogo che in quasi 90 anni di storia ha visto passare migliaia di giovani impegnati nelle varie attività culturali, religiose, ricreative e ludiche. Se non è possibile un elenco nominativo generale, un nome almeno va ricordato: Domenico Amoroso, sacerdote e vescovo.

È pure impossibile fare un elenco della varie associazioni strettamente collegate al sistema educativo salesiano.

È vero che la scuola, gestita da una cooperativa si sforzerà di portare avanti un tipo di formazione attenta alla crescita umana e spirituale dei ragazzi …ma verranno meno – inesorabilmente – tutte le attività che hanno dato lustro ai figli di don Bosco. Una fra tutte, l’oratorio.

Per buona parte ci si ritrova nel “déjà vu”…come avvenne all’Ignatianum, dopo la partenza dei gesuiti.

Quando un ordine “dolorosamente” chiude battenti, per “la perdurante carenza di personale ecclesiastico” nella gente si crea “profondo dolore e smarrimento”. È lo stato d’animo descritto dal sig. Ispettore don Giovanni D’Andrea, non senza alcuna sofferenza… e per un gioco beffardo misto all’ironia della sorte, sarà un messinese – sentito il consiglio ispettoriale e il rettore maggiore – a sancire la fine di una presenza qualitativa e quantitativa proprio nel cuore della città peloritana.

Purtroppo anche in questo caso, la storia si ripete: ci si trova davanti ai “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria.

Chi non ricorda l’epilogo amaro dei gesuiti che prima chiusero il collegio S. Ignazio al centro della città e poi abbandonarono l’Ignatianum? E dire che proprio a Messina la Compagnia di Gesù aveva aperto il “primum ac prototypum collegium” (1548)!

Le motivazioni, al di là di qualche piccola differenza, sono state speculari a quelle dei salesiani: carenza di personale ecclesiastico.

Molti concittadini – ormai anziani – ricordano l’oratorio “Boccetta” tenuto dai salesiani nei pressi dell’omonimo viale, venduto per costruire il S. Tommaso, fra la rabbia e lo sgomento di tanti ragazzi che lo frequentavano assiduamente. E che fine hanno fatto gli Istituti S. Luigi (sulla circonvallazione) e “S. Giorgio” di Taormina?

La domanda è spontanea e inevitabile: quale sarà la prossima struttura religiosa a scomparire dalla cartina geografica della diocesi?

Se da un lato non c’è da stare allegri, dall’altro non bisogna nemmeno esasperare i toni…cma vivere questo “momento con spirito di fede e di fiducia”.

Al tempo stesso ogni ordine, congregazione e gli stessi preti secolari, potrebbero ulteriormente riflettere sulle responsabilità personali e comunitarie che hanno procurato e procurano opposizione fra carisma e servizio fattivo… per non versare dopo lacrime di coccodrillo.