Bonafede, Di Maio e il giustizialismo

Irremovibili nella logica giacobina, cioè nel sostenere l’abolizione della prescrizione, dopo il primo grado di giudizio. Sono il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, e il suo collega di partito e ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

Motivi giustificati? No.

Vediamo.

Oggi, la prescrizione riguarda il 75% dei reati entro il primo grado di giudizio. Per il restante 25%, il ministro Bonafede ha proposto, il M5S e la Lega (ora contraria) hanno approvato, una legge che prevede l’abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio.

Di Maio ha dichiarato: “vittime di disastri, vittime di stupri, vittime di malaffare e corruzione hanno diritto ad avere giustizia. Spesso, invece, i processi contro i loro colpevoli sono durati talmente a lungo da andare in prescrizione e chi doveva pagare non ha mai pagato”.

Vediamo quando si attua la prescrizione per i reati che di Maio ha elencato:
1. Vittime di disastri (ambientali): 50 anni.
2. Vittime di stupri: 30 anni.
3. Vittime di malaffare (mafioso): 30 anni.
4. Corruzione: 15 anni.

Non bastano tutti questi anni per concludere un processo, condannare i colpevoli e assolvere gli innocenti?
No per Di Maio, che, con le sue affermazioni, inietta nelle vene dei cittadini una flebo di paura, rancore e odio.

Evidentemente, Di Maio e Bonafede hanno scarsa dimestichezza con le norme dei nostri Codici, sicchè, vogliono che il processo non finisca mai.

Si possono accelerare i processi?
Si. Vediamo.

Un ragionamento sui numeri è semplice: il 75% è maggiore del 25%. Perché, allora, non incidere sul quel 75%, attivando tutte le misure affinchè si arrivi a sentenza definitiva in tempi ragionevoli? E’ un problema di procedure? Allora, si accelerino le procedure; è un problema di personale? Allora, si bandiscano i concorsi; è un problema di strutture? Allora, se ne costruiscano altre; è un problema di mezzi? Allora, si dotino gli uffici di attrezzature; è un problema di organizzazione degli uffici? Allora, si razionalizzino i lavori.

A queste soluzioni Bonafede e Di Maio hanno preferito la propaganda della serie: aboliamo la prescrizione, dimenticando che, in un processo dai tempi infiniti, ci sono anche gli innocenti.

Gli effetti delle scelte giudiziarie del M5S hanno, anche, conseguenze negative sull’economia. Quale azienda, infatti, sarà stimolata ad investire nel nostro Paese se, in un contenzioso giudiziario, i tempi di una sentenza sono indefiniti? Quale cittadino sarà indotto a sviluppare le proprie attività se, per il riconoscimento del proprio lavoro, i tempi di una sentenza sono infiniti?

Insomma, Di Maio e Bonafede, hanno scambiato la giustizia con il giustizialismo.

Che tempi bui!

Primo Mastrantoni, segretario Aduc