BILANCIO ENERGETICO: LE POTENZIALITÀ INESPRESSE DELL’ITALIA

La ricerca realizzata dall’Eurispes analizza il bilancio energetico italiano al fine di descrivere i livelli di produzione e consumi energetici nel nostro Paese. Il report si apre con un’analisi delle diverse fonti di approvvigionamento (interne ed estere), dei livelli di consumi e delle differenti forme di produzione presenti sul territorio italiano. Dallo studio emerge come il Paese sia ancora fortemente dipendente dall’estero dato che la disponibilità energetica lorda, un indicatore del grado di dipendenza del paese dall’estero, è aumentata passando dal 73,5% del 2020 al 74,9% del 2021.

Si conferma inoltre il ruolo predominate giocato dai combustibili fossili, in particolare gas e petrolio, che nel 2021 hanno rappresentato oltre il 73% della disponibilità energetica nazionale (rispettivamente il 40,9% e il 32,9%). A questa prima parte segue un’analisi delle principali differenze a livello regionale in materia di produzione e consumi di energia.

In questo contesto la ricerca si sofferma, da un lato, nell’analisi della produzione di energia elettrica da fonti energia rinnovabili e, dall’altro, sugli effetti della crisi energetica che hanno contribuito ad accrescere in maniera esponenziale il divario tra Nord e Sud nel Paese in relazione alla possibilità di accesso all’energia con conseguenze per tutto il Meridione in termini di sviluppo e crescita economica.

 

Infine, attraverso l’analisi delle prospettive di sviluppo futuro del settore energetico in Italia, si è cercato di comprendere l’impatto che determinate politiche potrebbero avere sia nel favorire il processo di decarbonizzazione della nostra economia, sia nel ridurre la dipendenza energetica dall’estero e, dunque, l’esposizione del nostro Paese a futuri shock energetici come quello a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In relazione ai processi di decarbonizzazione del nostro sistema economico occorre sottolineare come in Italia, nel 2020, la quota di rinnovabili nel consumo finale di energia abbia raggiunto il 20,4%, rispetto ad un obiettivo del 17%. Particolarmente positivi sono stati i risultati raggiunti nella produzione di energia elettrica dato che il 38% dell’energia elettrica prodotta in Italia nel 2020 derivava da fonti rinnovabili. Quasi il 50% in più dell’obiettivo del 26% dichiarato per il 2020.

 

Per quanto riguarda la metodologia di ricerca va evidenziato che la quasi totalità dei dataset disponibili risalgono al 2021 per cui non tengono direttamente conto delle modifiche avvenute a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina. Ciò detto, si ritiene che molti dei dati afferenti al 2021 siano altrettanto validi per il 2022, dal momento che i principali cambiamenti avvenuti nel corso di quest’anno hanno riguardato, soprattutto, la dinamica dei prezzi e delle fonti di approvvigionamento estere. Per queste due voci si è fatto ricorso, quando disponibili, ai dati mensili o trimestrali pubblicati per il 2022. Mentre si è fatto ricorso a stime e proiezioni quando questi dati non sono risultati disponibili.

 

Dall’indagine emerge come il settore dell’energia in Italia presenti ancora una serie di debolezze storiche. Pur essendo l’Italia il Paese con il maggior potenziale di produzione di energia rinnovabile in Europa dopo la Francia, esistono una molteplicità di impedimenti burocratici e di vincoli legislativi che limitano fortemente il raggiungimento del nostro pieno potenziale. A ciò vanno aggiunte le difficoltà legate alla realizzazione di nuove opere, troppo spesso bloccate da piccoli, ma incisivi, gruppi d’interesse e da una politica più attenta ai sentimenti dell’opinione pubblica invece di concentrarsi su di una programmazione strategica di medio-lungo periodo. Solo per fare un esempio, mentre in Italia si continua discutere sugli impatti che il colore della nave rigassificatrice potrebbe avere sul paesaggio del porto di Piombino o sugli allevamenti di cozze ivi presenti, in Germania, dal marzo di quest’anno, è stata avviata la realizzazione di sei impianti di rigassificazione (di cui due già attivi).

 

L’analisi poi ci restituisce il quadro di un Paese spaccato a metà in cui gli effetti della crisi, sentiti duramente sull’interno territorio nazionale, non si sono distribuiti in maniera omogenea. Sotto questo punto di vista, basti pensare alla crescita della povertà energetica che rischia di acuire ulteriormente le disparità tra Nord e il Sud. Al riguardo va evidenziato come, già nel 2021, tra il 10 e il 18% della popolazione residente nel Mezzogiorno aveva avuto difficoltà ad acquistare servizi energetici. Un dato che è tra le due e le tre volte superiore a quanto fatto registrare dalle regioni del Centro Nord, dove gli indici di povertà energetica erano tutti compresi in una fascia che andava dal 5% del Veneto al 6,3% del Piemonte.

 

D’altro canto, la crisi energetica, scaturita dal conflitto in Ucraina, ha avuto l’effetto di dare un’ulteriore accelerazione allo sviluppo di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili, che soprattutto al Sud, potrebbero portare grandi benefici sia in termini occupazionali che di accesso ad energia a prezzi più bassi. Soprattutto qualora venisse risolto il problema legato alla mancanza di infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica che permettano di trasportare l’energia prodotta da impianti nel FER al Mezzogiorno verso i consumatori finali, spesso situati nel Nord del Paese.

 

In conclusione, se da un lato l’Italia ha la necessità di far fronte alle contingenze di breve periodo legate all’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia, dall’altro deve sfruttare la congiuntura favorevole per accelerare il più possibile il processo di decarbonizzazione della nostra economia. L’aumento dei prezzi delle fonti energetiche non rinnovabili, i finanziamenti europei legati al piano REPowerEU e i fondi del Recovery Plan stanno creando le condizioni perfette per lo sviluppo e la costruzione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Tuttavia, affinché ciò venga realizzato non bastano finanziamenti e progetti; servono una classe politica dotata di visione strategica e un apparato burocratico funzionante in grado di sostenere la realizzazione e l’implementazione di progetti.

Lo studio è consultabile online al link bit.ly/3X0xfon