#Barcellona P.G. non merita il #dissesto

La questione del riequilibrio di bilancio involge da fin troppo tempo le risorse umane e politiche di Barcellona Pozzo di Gotto nelle sue rappresentanze istituzionali.

Il consiglio comunale, avviata la discussione e facendo la sua parte, ha spinto il #Sindaco a interloquire, in maniera onesta guardando in faccia la realtà dei numeri, di una contabilità che ha quote di indebitamento, tali da non poter consegnare la giusta dose di serenità ad una cittadinanza che vede, nel merito, la gestione di servizi (raccolta dei #rifiuti a esempio) resi male, in carenza di mezzi e personale in rapporto a costi ingiustificabili.
Di fronte a questa particolare criticità è permesso di fare un unico discorso, teso a ad un’assunzione di responsabilità, che dovrebbe condurre l’attenzione di Sindaco, Giunta Municipale e #Consiglio_comunale a perseguire e trovare sintesi risolutive.
In queste sintesi risolutive partirei dando l’esempio, ovvero come classe dirigente di un paese, che subisce giorno dopo giorno un carico di disservizi e costi non più sostenibili, avrebbe dovuto da subito dare luogo alla rinuncia di una quota degli emolumenti che già la legge pone al 30%, qualora si versi in ipotesi di dissesto.

Tale anticipazione degli effetti giuridici e patrimoniali avrebbe consentito di acquisire una maggiore credibilità agli occhi dei cittadini, che si vedrebbero rappresentati con dignità e compassione.
Tuttavia le ricadute, anche con questo incedere, si manifesterebbero comunque nella loro gravissima entità negli effetti straordinari che dovrà subire la comunità, se il rischio/dissesto dovesse concretamente essere ufficializzato e conclamato.

Certo il fallimento contabile, la sperequazione tra attivo e passivo sancirebbe, disgraziatamente, l’esaurirsi di ogni speranza per cittadini (che vedrebbero le tasse alzarsi ai livelli massimi), per fornitori e prestatori d’opera che si troverebbero con anticipazioni di cassa e di impresa in evidente sovraesposizione con istituti bancari e i loro tassi di interesse.
Insomma una cittadina come Barcellona P.G. sarebbe destinata a smarrire, in via definitiva, la speranza di risollevarsi, subendo un impoverimento diffuso e terribile, che porterebbe a una desertificazione senza riparo per tutti i settori economici della città: da quello immobiliare, a quello imprenditoriale, a quello del commercio spicciolo, ove le risorse del bilancia familiare non sarebbero più sufficienti a sostenere le spese di tributi e tasse, fino a togliere il pane dal tavolo di famiglie e pensionati, irrimediabilmente.
Una classe dirigente non può, disinvoltamente, permettersi un esito del genere, ove si consideri che la diffusa e capillare precarietà si tradurrebbe in un giustificato ribellismo, non controllabile, né veicolabile nell’alveo dell’ordinaria gestione con effetti lesivi anche dell’ordine pubblico.
Così per gli enti locali e quindi anche per Barcellona P.G., bisogna trovare il modo migliore per scongiurare la riduzione (applicata in rate costanti nel triennio successivo al dichiarato e conclamato dissesto devono essere tali da assicurare il recupero del saldo) delle risorse del fondo sperimentale di riequilibrio o del fondo di solidarietà comunale, in misura pari all’importo corrispondente allo scostamento registrato, ovvero, con la pedissequa riduzione dei trasferimenti erariali e dei trasferimenti regionali.

Sì da evitare, in caso di accertata incapienza gli enti locali, di essere obbligati a versare all’entrata del bilancio dello Stato le somme residue, ed in caso di mancato versamento delle stesse, si prevedono apposite procedure di acquisizione da parte dell’erario degli importi dovuti, traducendosi in un carico sempre maggiore per i cittadini.
Appunto per questo sarebbe il caso per chi ricopre cariche pubbliche in ambito locale e territoriale di procacciarsi al proprio interno un sovrappiù di sensibilità ed attenzione per meglio guardare ai bisogni reali della gente ed apprestare i mezzi idonei alle insopportabili criticità che deve subire.
A meno che non si voglia, per disamore e cinismo, per vigliaccheria e sete di potere, mirare consapevolmente e deliberatamente a istigare i barcellonesi a scappare dal proprio territorio, laddove nei centri limitrofi la vita costa meno e le amministrazioni cittadine si dimostrino più aderenti agli interessi di quanti soffrono il disagio e il malessere di una realtà che si sta proiettando verso uno stato di terribile depressione.

Rino Nania