AL PRIMO POSTO IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA

Mentre tutta l’attenzione del mondo è riservata alla pandemia causata dal virus cinese, continua la violazione della libertà religiosa intesa come diritto di ogni singola persona e della comunità di professare il proprio credo. Il 13 maggio scorso, il giornalista di Libero Andrea Morigi, in qualità di esperto, ha esposto una relazione sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, presso l’Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari, della Commissione Affari Esteri ed Emigrazione del Senato della Repubblica. Morigi da due decenni si occupa dell’argomento partecipando ogni anno alla compilazione del Rapporto sulla persecuzione religiosa del mondo a cura dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). La relazione del giornalista è stata pubblicata dalla rivista bimestrale di Alleanza Cattolica, Cristianità col titolo redazionale, “Considerazioni sulle limitazioni alla libertà religiosa nel mondo” (Cristianità, n. 409, maggio-giugno 2021).

Morigi sostiene che le varie Carte o le Dichiarazioni promulgate per difendere la libertà religiosa, dagli enti internazionali come l’Onu, Unesco, o come la Conferenza Islamica vengono sistematicamente disattese, ignorate, se non stracciate.

Nei Paesi a maggioranza islamica, i non musulmani sono considerati cittadini di serie B, privati, come singoli e come comunità, di diritti non solo di culto ma anche di religione, non hanno nessuna possibilità di evangelizzare e di predicare liberamente.

Peraltro, precisa Morigi, che “di tale condizione d’inferiorità soffrono paradossalmente gli stessi musulmani, ai quali è impedita la conversione ad altre religioni, divieto talvolta sancito dai codici penali che prevedono pene detentive per gli apostati e in qualche caso la condanna a morte”.

Morigi accenna alle cosiddette leggi “anti-blasfemia”, contenute nel Codice penale del Pakistan, che hanno perseguito a suo tempo Asia Bibi. Ma anche in altre culture come in India si tende a marginalizzare le minoranze, dove sono state promulgate leggi “anticonversione” volte a colpire movimenti religiosi considerati estranei alle tradizioni induiste. Mentre nei Paesi dove ancora domina il Partito comunista come in Cina, Cuba e Corea del Nord, le garanzie dei singoli cittadini vengono fatte passare attraverso il filtro dell’ideologia ufficiale promossa dall’ateismo di Stato. Qui i credenti sono multati, incarcerati in campi di rieducazione in condizioni disumane, condannati ai lavori forzati, torturati e talvolta uccisi, come gli uiguri e i buddisti tibetani in Cina.

Per quanto riguarda i crimini d’odio, nell’anno 2020, secondo le informazioni dell’Agenzia Fides, sono stati uccisi venti missionari cattolici: otto sacerdoti, un religioso, tre religiose, due seminaristi e sei laici. Negli ultimi venti anni, dal 2000 al 2020, sono stati uccisi nel mondo 535 operatori pastorali, di cui cinque vescovi. Nel decennio 1980-1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. E comunque si tratta di cifre in difetto; negli anni successivi, fino al 2000 i missionari uccisi sono 604, mentre dal 2001 al 2019, ben 485.

E tuttavia il panorama completo delle limitazioni della libertà religiosa nel mondo si può avere nel Rapporto annuale a curato dalla fondazione di diritto pontifico Aiuto alla Chiesa che Soffre, che denuncia la condizione di 416 milioni di cristiani minacciati dalla persecuzione e spesso costretti a lasciare i propri Paesi a causa di conflitti. In questo modo sono scomparse intere comunità cristiane dall’Iraq, dal Medio Oriente, dall’Africa, in particolare in Nigeria, in Somalia.

Morigi fa riferimento all’impegno dei governi ungheresi e polacco, firmato a Budapest il 17 agosto 2020, per il sostegno dei cristiani e delle altre comunità religiose perseguitate nel mondo. Intanto Morigi ricorda come la nostra repubblica intrattiene rapporti diplomatici e commerciali con numerosi Stati, dove viene sistematicamente negati i diritti più elementari dei cittadini di religione cristiana o di credenti in generale.

Mentre in Occidente che si ritiene la culla della libertà, c’è un innegabile incremento di atti di cristianofobia, alimentato da ideologie anti-religiose. Ma anche l’antisemitismo e quello dell’islamofobia. A causa della pandemia, per la prevenzione del contagio da Covid-19, si è limitata la libertà di culto in diversi Paesi. Morigi fa riferimento alle gravi limitazioni che hanno dovuto subire in Spagna, le Chiese di Valencia e di Granada e di Melilla. Addirittura, il vescovo Francisco Xavier Martinez e i fedeli sono stati minacciati di essere incarcerati. Ma anche in Italia e poi in Germania si è assistito a gravi limitazioni di culto a causa del prolungato lockdown. Morigi ricorda l’insulsa possibilità di recarsi in tabaccheria e non per una visita in chiesa.

La relazione di Morigi si conclude con alcuni accenni ai crimini di odio nei confronti dei luoghi di culto, o nei confronti di appartenenti alle comunità religiose. Si fa riferimento alle 829 chiese danneggiate nella sola Svezia e poi in Francia, dove ogni giorno in media, due edifici di culto cristiani sono presi come bersaglio, con i numerosi casi di violenza anticristiana.

DOMENICO BONVEGNA

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