
La riorganizzazione dell’Autorità Portuali sull’intero territorio nazionale rappresenta un tema centrale rispetto alla visione che un partito che governa a Roma e Palermo immagina per il Paese. La città di Messina e Milazzo e l’intera area metropolitana sono coinvolte nella ricomposizione degli enti che avranno il compito, in un sempre maggiore raccordo con il Governo Nazionale, di gestire la portualità in Italia. Un tema di questa rilevanza avrebbe meritato un confronto in sede locale, e anche interregionale, del Partito Democratico che guida il Paese e la Regione Sicilia. Dall’insediamento del commissario provinciale del PD messinese, settembre 2015, on. Ernesto Carbone, però, nessun confronto è avvenuto sulle questioni connesse alle Autorità Portuali e, ad onor del vero, anche su nessuna delle altre questioni centrali per il futuro dei cittadini di Messina e dell’intera area metropolitana.
Avremmo preferito che fosse stato il PD di Messina, dopo un confronto, anche tra visioni diverse, ad avere una posizione unitaria da spendere sui tavoli palermitani e romani.
Ma di fronte all’impossibilità di un confronto interno, se non limitato a qualche meritevole iniziativa di singole aree politiche, non vogliamo rinunciare a dire la nostra.
Innanzitutto è questione di metodo , tempi e rappresentanza
Rispetto alla rimodulazione delle Autorità Portuali, a Messina, si è fallito su tutta la linea:
– Il metodo del confronto non ha avuto una sede e una guida nelle amministrazioni ne’ locali ne’ regionali, solo adesso si susseguono interventi su stampa e Tv, con uno scontro di posizione tra il Comune di Messina e Milazzo e reazioni tardive e scomposte da parte della Presidenza della Regione, poco rispettose per la Calabria e i calabresi.
– I tempi della discussione sono stati tardivi rispetto ad una legge delega approvata ai primi di agosto 2015 (proprio per un emendamento dell’on. Carbone che inseriva la riforma della portualità all’interno della delega al Governo sulla P.A.) ma su cui il Ministro dei Trasporti, Graziano Del Rio, lavorava già da tempo e prima di lui il precedente Ministro, Maurizio Lupi, che già nei primi mesi del 2014 presentava alla stampa la “sua” riforma della portualità (esperto proprio all’Area dello Stretto nominato da Lupi è il deputato messinese Enzo Garofalo)
– Rispetto alla rappresentanza va segnalato, senza infingimenti, che i nostri parlamentari regionali e nazionali invece di farsi carico della questione stimolando e partecipando al dibattito in sede locale nei tempi giusti, adesso che il provvedimento ha preso forma si dividono secondo logiche più legate allo scontro politico che non al merito dei problemi.
Con decreto legislativo, l’Autorità Portuale di Messina perde la propria sede e viene accorpata all’A.P. di Gioia Tauro che esprime la propria competenza anche sui porti di Crotone, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Vibo Valentia, Reggio Calabria.
Una volta registrato questo dato oggettivo che oggi è legge dello Stato, il dibattito che si anima tardivamente verte su cosa? Sull’opportunità di optare per altre forme di accorpamento? Su cosa si fonda lo scontro tra coloro che vorrebbero essere accorpati all’AP di Catania contro coloro che vedono nell’Area dello Stretto la giusta collocazione dell’Ente portuale?
La posizione contraria all’accorpamento con Gioia Tauro ci appare battaglia di retroguardia che manifesta purtroppo la grande debolezza della nostra rappresentanza politico-istituzionale e un certo campanilismo emotivo che rende ancor di più debole e anacronistica l’Autonomia Siciliana.
Anche il dibattito sulla governance della nuova Autorità Portuale dello Stretto e le preoccupazioni manifestate da taluni rappresentanti in parlamento circa la necessità che le risorse provenienti dai porti di Messina rimangano a sul nostro territorio appaiono tardive anche se giuste osservazioni. Sappiamo che l’organo che determina gli investimenti delle risorse delle Autorità Portuali è il Comitato di Gestione di cui faranno parte i delegati delle regioni (nel caso dell’AP dello stretto saranno due), i sindaci delle città metropolitane e i sindaci delle città ex autorità portuali. È necessario assicurare certezza nel vincolare le risorse al territorio di provenienza in una giusta pianificazione che vede un sistema portuale integrato specializzarsi per le naturali vocazioni e le prospettive di mercato.
Noi siamo favorevoli all’Autorità Portuale dello Stretto. La consideriamo una scelta giusta anche se avremmo voluto che la sede rimanesse a Messina per ragioni di importanza storica dei nostri porti oltre che per ragioni di volume di entrate finanziarie che le portualità di Messina sviluppa.
Entrando nel merito della riforma delle Autorità Portuali appare fondamentale inserire questo tema all’interno di una visione complessiva della Città Metropolitana e della sua integrazione nell’Area dello Stretto.
La Città Metropolitana, cosi come uscita dal discutibile percorso di riforme realizzato dalla Regione Sicilia (ancora oggi incompleto), raccoglie l’intero territorio provinciale, nella sua multiforme tipicità, può trovare in un rilancio complessivo della portualità nuove direttrici di sviluppo. La Città Metropolitana si proietta necessariamente all’Area dello Stretto come spazio per immaginare integrazione di politiche, servizi, strumenti di progettazione in una visione fortemente innovativa e connessa alle linee di sviluppo indicate dall’Europa, anche per l’acquisizione di finanziamenti.
C’è una naturale interdipendenza tra le due sponde dello stretto. Un’interdipendenza che ha assicurato nei secoli una complementarietà dei due territori sotto l’aspetto logistico, infrastrutturale, urbanistico oltre che antropologico sociale e culturale. Non si può parlare di sistema di sviluppo messinese se non in relazione con l’altra sponda dello stretto cosi come non si può parlare di sistemi portuali dell’area di Messina se non in relazione all’area dello stretto. Oltre al rapporto tra le due sponde dello stretto, le acque che dividono la Sicilia dalla Calabria sono sempre più crocevia di traffici marittimi commerciali e di altra natura.
Vogliamo abbandonare le battaglie di retroguardia che rappresentano il tratto di una “messinesità” che ripiega su se stessa e si accontenta di urlare alla luna assistendo al consumarsi di scelte che spesso passano sotto gli occhi di chi siede sugli scranni del Parlamento.
Siamo convinti che invece occorre guardare a progetti ambiziosi. La Regione dello Stretto, oggetto di riflessioni e suggestioni da decenni, oggi potrebbe trovare all’interno del processo di riforma costituzionale, un posto di primo piano. Quest’ultima ipotesi andrebbe approfondita in una nuova prospettiva di concertazione tra Istituzioni in una conferenza Istituzionale accompagnata dai governatori delle Regioni Sicilia e Calabria, dai Sindaci delle città metropolitane e da giuristi disponibili a mettere a servizio di un progetto innovativo la loro conoscenza e ricerca.. Può apparire molto lontana e utopistica tale prospettiva, ma il sogno dell’Europa ha segnato una delle tappe più importanti proprio a Messina e le intuizioni iniziali apparivano utopistiche.
Questa riflessione è ovviamente rivolta anche al Partito Democratico che oggi ha una sola voce legittimata a rappresentare il partito di Messina, il Commissario Carbone. È del tutto evidente che tale periodo di assenza di organismi di confronto e decisione dovrà durare molto poco e tale auspicio diventa pretesa legittima dal momento che il commissariamento rischia di anestetizzare la forza politica che il partito di Messina è ancora in grado di sprigionare.
Coordinamento – Area Riformista PD Messina
Giuseppe Grioli, Domenico Siracusano, Maria Flavia Timbro – Assemblea Regionale PD, Gianpiero Terranova – Assemblea Nazionale PD, Santi Interdonato