Beati noi che siamo censori digitali

di Bernardo Forteza

E’ persino troppo facile commentare con una vena di sarcasmo le goffe iniziative dei governanti messinesi, a tal punto che spesso non occorre aggiungere altro al racconto delle mirabolanti trovate della notizia per far sorridere i lettori. Molto più serio e delicato è il tema della dispersione di quella eredità di valori che con, non pochi sforzi, si è cercato di tramandare di generazione in generazione. Valori che fino a poco tempo fa indirizzavano a mettere al servizio la propria intelligenza, l’entusiasmo e l’impegno nella vita culturale, politica e sociale del territorio in cui viviamo. Il modello però si è rotto e l’interrogativo che vorremmo affidare a ImgPress è quello di valutare quanto le contraddizioni cui assistiamo in città nell’etica dei comportamenti abbia contribuito alla frattura. Quell’etica che imporrebbe il rispetto delle posizioni assunte in campagna elettorale dalla "nuova classe dirigente" che non esita a rimodulare la propria posizione, non si sa bene a fronte di quali maturate convinzioni. Non si può cambiare idea? Certo che sì, ma, una volta accettato il ruolo di attore nel processo politico-sociale, le regole porterebbero quanto meno a dichiararne pubblicamente i motivi. Tanto più quando il ruolo ricoperto dal saltimbanco di turno alla ricerca di una sedia da scaldare è quello di comunicatore pubblico. Scusateci se proponiamo coerenza e trasparenza, aspettandoci peraltro che venga bollata immediatamente come moralismo da quattro soldi da chi dovrà trovare un modo per difendersi, ma, certi che non mancheranno messaggi di condivisione, vorremmo continuare a indignarci, se non vi dispiace. C’era, ve lo assicuriamo, un tempo in cui il sistema stesso si proteggeva isolando chi non rispettasse le regole, quelle tramandate, appunto, dei principi chiamati con un neologismo politically correct. Per chi veniva colto in esercizi da saltimbanco, non ci sarebbe stato più posto. Come le funamboliche acrobazie perpetrate attraverso qualche Tv locale di secondo piano, da un anchorman dei Peloritani, che assegna voti da raccomandati a pagelle che trasudano di polvere aurea.