SELEZIONE E RICAMBIO DELLA CLASSE DIRIGENTE

Egregio Direttore,

Partendo dalla considerazione che di elezione in elezione il fenomeno dell’ASTENSIONISMO è andato sempre più aumentando, e che in gran parte è attribuibile (come anche evidenziato da numerosi commentatori politici) alla mediocrità e inaffidabilità dei candidati che i partiti mettono in lista e che non riscuotono la fiducia degli elettori, mi permetto di riprendere una proposta (che già avanzai nell’agosto 2013 in una lettera dal titolo “Dare valore all’astensionismo) che mi sembrerebbe utile e vantaggiosa per tutti (eccetto ovviamente per quel drappello di politici che resterebbero trombati). Quella della RIDUZIONE DEL NUMERO DEI RAPPRESENTANTI NELLE ISTITUZIONI IN PROPORZIONE AL NUMERO DEGLI ASTENUTI. Le percentuali reali della rappresentanza nei vari consessi (centrali e periferici) non cambierebbero, la democrazia sarebbe rispettata, ma riducendosi il numero degli eletti: 1°) si otterrebbe automaticamente quella riduzione del numero dei politici (con una consistente riduzione della spesa) che da anni tutti auspichiamo ma che i nostri Parlamentari finora non hanno mai attuato (e neppure mi consta che sia contenuta nell’attuale proposta di Riforma della legge elettorale); 2°) si eliminerebbe gran parte di quella zavorra di politici inutili se non anche nocivi che l’elettorato rigetta e da cui non vuole più essere rappresentata, ma che comunque, a dispetto della volontà degli elettori, ora vengono eletti; e sopratutto 3°) si stimolerebbero i partiti a CANDIDARE SOLO PERSONE PREPARATE, ONESTE E RISPETTABILI (possibilmente gradite agli elettori, meglio se passate al vaglio delle Primarie), favorendo così il RIAVVICINAMENTO DEI CITTADINI ALLA POLITICA e la SELEZIONE E IL RICAMBIO DELLA CLASSE DIRIGENTE (oggi praticamente bloccato – si ricandidano quasi sempre le stesse persone). Ciò con indubbi vantaggi, morali e materiali, per la politica e per tutto il Paese. Se non si sveglia il popolo costringendo la politica a rigenerarsi, questa da sola non lo farà mai (sopratutto questo Parlamento e questa classe politica di “nominati”). Perciò è necessario promuovere un movimento dal basso, e se nessun partito o Parlamentare si facesse promotore di una simile iniziativa si potrebbe pensare alla raccolta firme (ne servono almeno 50.000) per una proposta di legge di iniziativa popolare. 

Giovanni Dotti