IL MIO VOTO del 25 maggio 2014

La domanda perentoria “tu per chi voti?”, salvo il caso di uomini superiori fanatici o di sprovveduti insipienti, metterebbe in imbarazzo chiunque, essendo il voto un “rito” che, sebbene “necessario”, di sicuro non è il primo pensiero nella vita di un uomo, oggi soprattutto. Altre, quindi, sarebbero le domande che preferirei mi facessero perché per parlare di “politica”, mi occorre una “introduzione” che diventa sempre più lunga e impegnativa a causa dello scorrere degli anni: nato nella “prima metà del secolo scorso”, ho visto e patito molte cose che hanno costruito la mia “esperienza”; è meglio, dunque, rispondere con calma.
Tuttavia una cosa posso premettere subito: il mio riferimento è la Chiesa Cattolica; sì, sono cattolico e da ciò tento di far discendere le risposte, anche quella del “voto”. A chi, poi, in tempi di vuote parole, per tale affermazione dovesse darmi del “fondamentalista” o “nemico della democrazia” aggiungendo che il mio è un pregiudizio, rispondo:
1) commette un grave errore chi vuole scindere in due la persona: mezza cattolica e mezza agnostica; ritengo quindi volgare la frase “la politica è una cosa, la religione un’altra”;
2) chi parla di “fondamentalismo” attribuendolo ai cattolici come me, blatera perché ignora quale e cosa sia quello vero;
3) tutti, nessuno escluso, abbiamo i nostri pre-giudizi, frutto di educazione ricevuta, persone incontrate, esperienze vissute, meditazioni, letture; perfino l’intellettuale borioso – “l’uomo che se ne va sicuro” direbbe Montale – che crede di non averne e afferma di essere ateo e “libero” e che ha raccattato i suoi nelle filosofie degli ultimi secoli. Il mio sarà pure un “pre-giudizio”, ma è fondato almeno su duemila anni di Cristianesimo!
Così, sono stato fin da bambino “fedele” frequentatore di chiese come mio padre e mia madre, esempi di grande religiosità. Ragazzo, ho percorso i vari “gradi” della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) di cui portai il distintivo rotondo sul bavero, fino a quando essa si “sciolse” come neve al sole fascinata dalla Rivoluzione del “1968”. Fu quello un “tempus iniquum”, da me pienamente vissuto all’Università Cattolica di Milano da dove potei assistere a un capovolgimento di valori che, con diversi modi e velocità, non si è ancora fermato. Attenzione e a scanso di equivoci: non sto dicendo che prima non ci fosse il “disordine” (il “ViviRozzano”, maggio 2007, p.1, in seguito ad un mio scrittarello sul “bullismo”, pubblicato sulla “Gazzetta di Rozzano”, sbaglia attribuendomi “fesserie” sul “68”); voglio dire soltanto che quell’evento storico ha prodotto un epocale salto di qualità: il “disordine” (il credente sa che c’è sempre stato perché proviene dal “peccato originale”) pretese il timbro ufficiale della legge dello Stato, insomma da “male” che era ritenuto e in certa misura solo tollerato, divenne “bene”, “progresso” e “civiltà”: così fu – ad esempio – per divorzio e aborto che, preparati da decenni con una propaganda massiccia e battente (film, giornali, libri, programmi e proclami di partiti, trasmissioni radio-televisive, moltiplicazione di “casi pietosi”, manipolazione di cifre come accadde per la diossina di Seveso nel 1975…), divennero “legge”. Così sarà in futuro per “conquiste” come l’eutanasia (prima quella volontaria, poi…); l’aborto cosiddetto “post-natale” (uccisione di bimbi dopo la nascita) già “legge” nel Belgio e di cui si è parlato anche in Italia (“Il Foglio” 11-5-13); i “matrimoni” fra omosessuali e conseguenti adozioni di bambini da parte di queste persone (“genitore uno” e “genitore due”!); la proibizione agli insegnanti (già a Milano, giunta Pisapia!) di far disegnare “mamma e papà” agli alunni della 1ª elementare per non imbarazzare qualche bambino che ha “due papà” e “due mamme”… (“Avvenire”, 11-4-14); il divorzio breve o “divorzio sprint” o divorzio lampo, quest’ultimo solo davanti all’avvocato (Corriere della Sera, 24-4-2014); la pedofilia già richiesta da gruppetti politici nell’Europa “civile” del Nord; le droghe libere invocate da molti intellettuali nostrani; gli uteri in affitto come se il figlio fosse non un dono di amore ma un bene commerciabile scelto e comprato nelle “banche/mercato” e distribuito dalle stesse; la mercificazione di gameti ed embrioni; le sperimentazioni genetiche; la propaganda del “gender” (ognuno sia libero di scegliersi il sesso!) già insinuata con libretti nelle scuole senza che il Ministro “competente” (?) e responsabile ne sappia qualcosa; insomma tutte “conquiste” più o meno prossime venture da cui una “legge” penale, che la Democrazia, silenziosamente, sta confezionando in questi giorni, ci proibirà di dissentire! Nel “68”, complici anche le varie interpretazioni del Concilio Vaticano II, molti si confusero, si misero a sparlare di teologia, di “segni dei tempi”, preti si inventarono la liturgia e “gittarono la tonaca”…; una parte cospicua di cattolici, in ritardato sulla ruota della Storia, scoprì nel Marxismo una nuova Rivelazione; e infatti, quando fu il momento, diversi di loro corsero a votare per il divorzio (1974) e, più ancora, per l’aborto (1981), credendo perfino di dare gloria a Dio! Era l’inizio di una drammatica deriva che, in parte, dura ancora. Così tanti divennero “cattocomunisti” e “cattoprogressisti” essendosi lasciati trasbordare nel campo ideologico dell’avversario, intelligente e abilissimo, con “parole talismano” come “pace”, “libertà”, “democrazia”, “progresso”… Questo quadro, che io mi sono sforzato di sintetizzare, ma che, ovviamente, avrebbe bisogno di molte più pagine e tantissime note esplicative, può calarsi anche nella realtà di Rozzano. Qui, dal 1945, “comanda” in modo totalizzante un solo Partito che, nell’assenza quasi completa di un’opposizione efficace, ha avuto i numeri per poterlo fare: infatti negli anni Settanta da solo raccoglieva oltre la metà dei voti che, con quelli dei Partiti fiancheggiatori, costituivano una maggioranza “bulgara” da fare arrossire perfino Sesto San Giovanni, la “Stalingrado d’Italia”. Il Partito a Rozzano aveva nove sedi (le Parrocchie sono sei!), influiva con suoi uomini su tutte le realtà possibili: circoli “ricreativi”, iniziative “culturali”, sport, enti, associazioni occupando ogni spazio anche più recondito. Crollato il Muro di Berlino, 1989, esso con le sue strutture e la ragnatela di ramificazioni, nonostante la fine di un Mondo, ne è uscito indenne. Così – ad esempio – perfino il venir meno improvviso e imprevisto di un sindaco, “scomparso” fra notte e giorno senza che noi, “poveri”, ne avessimo avuto il menomo sentore, a Rozzano non ha scalfito la compattezza tetragona di tutto l’insieme.
Negli anni berlusconiani, poi, diversi cattolici preferirono allearsi con gli ex comunisti non solo perché il Cavaliere era “brutto” e “cattivo” e pieno di difetti, ma per poter seguire, finalmente “liberi”, la linea “di sinistra” a cui certe élites nella Democrazia Cristiana guardavano fin dal 1948. Così a Rozzano, come a Roma, politici “cattolici”, attraverso “Margherita”, “Ulivo”, “Asinello”… che consentivano loro una relativa indipendenza, passarono armi e bagagli al Partito Democratico e con esso divennero un solo corpo, sposandone i programmi. Queste brave persone destano in me molta curiosità. Mi chiedo, infatti, come facciano a convivere con gli ex-comunisti quando costoro, maggioranza nel Partito, decidono contro i “valori non negoziabili” di cui parlava Papa Ratzinger e come facciano a superare tale fossato. Ma, forse, sono solo mie ubbie di cristiano rimasto fermo all’infanzia; loro, invece, definitisi “cattolici adulti”, andarono a votare nel referendum che la Sinistra aveva voluto sulla “legge 40” (12/13 giugno 2005), quella che non ammette la “fecondazione eterologa” che, ora (9 aprile 2014) magistrati – trasformatisi in “legislatori” onnipotenti – hanno dichiarato legittima; si dissero favorevoli ai Dico e ai Pacs, cioè a famiglie “altre” e “diverse”; a Rozzano, poi, in nome del “multiculturalismo” pensato per gli ingenui, hanno votato compatti in Consiglio Comunale contro la mozione della signora Perazzolo (Lega Nord) che chiedeva l’esposizione del Crocifisso nella Sala Consiliare (“Verbale” dell’8-02-2010); diversi Consiglieri che nel 2010 si opposero alla ostensione del Crocifisso sono le medesime persone che, mesi fa, hanno votato e applaudito, insieme agli Assessori, le cosiddette “unioni civili” “anche senza distinzione di sesso” e “dello stesso sesso” (“Verbale” del 16-12-2013): devo credere che siano pronti per le prossime “conquiste civili” che ho elencato prima, pure se cozzano con la Dottrina della Chiesa. Ora gli stessi si presentano anche nelle chiese a chiedere tranquillamente il voto dei cattolici, dicendo magari che “credono nella famiglia” o che il “loro valore” è la famiglia. Io, cattolico, non mi riconosco nelle parole e nelle scelte di questi signori e signore; così, alla “domanda perentoria” dell’inizio, posso rispondere, altrettanto tranquillamente, che non voto per loro. Sto cercando, invece, quelli che, non solo parlano di cose giuste e ovvie come qualità della vita o di scuola o di sicurezza che manca perfino nelle nostre stesse case, ma – soprattutto – si oppongono alla “dittatura del pensiero unico” (Papa Francesco, 10 aprile 2014), difendono la Famiglia naturale (padre-madre-figli), il diritto primario che questa ha nella educazione dei figli, la vita umana dal suo inizio alla fine e vogliono che l’Europa riconosca le sue radici che sono cristiane e non finisca nel nichilismo e nell’ autodistruzione… Se questi Candidati esistono a Rozzano, si facciano avanti, alzino la voce e dicano e scrivano parole chiare: correrò a votarli!

Carmelo Bonvegna