PD RI-UNITO – A ‘ccu c’è …c’è. A ‘ccu non c’è … non c’è

di Emilio Fragale

A me sembra, che la disponibilità alle dimissioni (se non le vere e proprie dimissioni) dell’ing. Basilio Ridolfo, non siano state “recepite” dalla direzione regionale del partito. Delle due l’una: o le dimissioni non sono state accolte ovvero si è accolto di buon grado un PD a Messina in totale assenza di organismi. Rammento che a Palermo ove (da parte di molti ma non da parte di tutti) si era manifestato un accalorato affidamento alla saggezza dei vertici regionali, l’ufficio di Segreteria si era dato un tempo di 48 ore per il da farsi. Nulla si è fatto e nulla, a quanto pare, si è deciso di fare. E’ vero … si è stati impegnati nella costruzione delle liste per le elezioni europee. Anche in questo caso, per la verità, lo spettacolo non è stato edificante. Commissariamo Palermo perché non ha commissariato Messina? Ho già espresso perplessità su questo appello fideistico a soluzioni “burocratiche” per passaggi così delicati. Così l’unico dato incontrovertibile è la consacrazione “del partito degli eletti”. Sospetto però che in questi tempi neppure gli eletti ne siano lusingati.
Rinnovo la proposta, da ultimo reiterata nell’incontro, tenuto presso la ex chiesa di Santa Maria Alemanna, moderato dall’avv. Giuppy Siracusano, introdotto dall’on. Filippo Panarello, concluso dall’on. Antonello Cracolici. Si affermi, pertanto, a Messina una classe dirigente che non proceda da imput verticistici (quindi anche prescindendo dalla nomina del "traghettatore" e delle "pilotine") ma che sul territorio sappia dimostrare responsabilità – nelle more di un congresso straordinario sulla base del tesseramento 2014 – intervenendo nel merito di tutte le questioni e le tematiche dibattute nell’agone politico. Nell’incontro a cui ho fatto cenno erano presenti tutte le sensibilità del PD messinese. E’ stata non una risposta cordiale e/o elegante ad un invito manieristico ma una condivisione unitaria, matura, consapevole al bisogno di unità nel tradurre uno spirito e una scelta riformista in “iniziativa” (in città e in provincia). Non è la sede per declinare priorità di intervento (riflessione sapiente e azione concreta). Peraltro, i punti all’ordine del giorno dell’agenda politica sono stati ampiamente e ripetutamente evidenziati. Si tratta solo di aprire il “luogo” del confronto interno ed esterno perché il frutto della disamina, della discussione, della elaborazione possa essere “finalizzata” dai nostri rappresentanti nei diversi contesti e consessi. Il migliore modo per servire la causa della società e dello stesso partito aderente al PSE, impegnato nelle prossime elezioni a riscrivere dalle Regioni la storia dell’Europa dei Popoli e non delle banche, è anticipare ogni attesa (comprensibile e incomprensibile) convocando le esperienze, le professionalità, le competenze che possiamo vantare attorno alle quali contribuire a generare proposta. Il modo peggiore sarebbe indugiare, temere l’esposizione, restare rintanati nelle componenti, nelle conventicole e nelle fazioni. Ancora peggiore è questo andamento per idee singolari (più o meno riconducibili alla mozioni congressuali). Ciò è fastidioso se non ridicolo. Persino i consiglieri di quartiere intervengono come esponenti di correnti. Stop. Nelle prossime ore mi ripropongo, unitamente ad altri passionali e razionali volontari, a calendarizzare momenti su cui ri-unirsi per serrare e tessere le fila di un partito forte e vincente anche qui … forte e vincente senza corsi e ri-corsi. A ‘ccu c’è …c’è. A ‘ccu non c’è … non c’è.