CROCETTA BIS: FUORI DALLA GIUNTA LA CITTÀ DELLO STRETTO

Con la mancata nomina di un messinese all’interno della nuova compagine di governo, la Città dello Stretto esce mortificata dalle scelte del Presidente della Regione Rosario Crocetta. La terza provincia della Sicilia – vittima, da un alto, dei battibecchi interni alla “variegata” maggioranza di centro-sinistra; dall’altro, dell’incapacità dei nostri eletti di ottenere la giusta rappresentanza in giunta – non può essere lasciata fuori dagli organi decisionali della Regione. A prescindere dal nome e dalla vicinanza o appartenenza a un partito o a un movimento politico, la città di Messina merita senza alcun dubbio di portare la propria “voce” all’interno delle istituzioni al fine di partecipare, in modo paritetico alle altre realtà territoriali, alla formazione delle decisioni nelle politiche regionali. Potremmo dire che stiamo assistendo a un vero paradosso: Messina, che ha permesso, con la sua messa di voti (che, quando sono serviti, non puzzavano…), proprio a Crocetta di vincere la competizione elettorale, si trova oggi emarginata, schiacciata tra la debolezza dei nostri rappresentanti e l’ingratitudine di un Presidente che, fintosi rivoluzionario, in realtà raffigura la copia perfetta del suo predecessore Lombardo. Non si può governare una regione con slogan e continui teatrini, mettendo al centro della propria azione di governo (di cui il rimpasto ne è la semplice premessa) esclusivamente le velleità dei, purtroppo tanti, “cancia bannera” che stanno caratterizzando questa triste legislatura, deputati che a spregio di qualsiasi forma elementare di pudore, hanno, nel corso di questi mesi, puntellato l’instabile maggioranza. Né può essere da esimente, per il Presidente Crocetta, la debolezza del PD locale, per via dello scandalo sulla formazione che ha travolto l’On. Genovese; né la miopia politica dell’On. D’Alia, che preferisce “accontentarsi” di due assessorati in giunta, piuttosto che lottare affinché il nostro territorio venga giustamente rappresentato; né, tantomeno, l’evidente sconfitta interna ai DRS subita dal duo Picciolo-Greco, messi in un angolo dal collega Forzese (a proposito, si attendono ora le dimissioni annunciate). Non possono essere queste valide giustificazioni, o attenuanti, per le “non” scelte fatte dal Presidente Crocetta. Un Presidente eletto per fare la rivoluzione e finito invece per essere un restauratore…

Ferdinando Croce