Il male quotidiano: dio danaro diventa sinonimo di dio potere

di Adelaide Martino Cantafio

… Che moto di rabbia ci provoca sapere che per essere assunti all’Università o al Policlinico occorre spesso essere parenti di qualcuno o figli di buona donna? Nessuno. Ormai abbiamo fatto l’abitudine. E nemmeno lo “spettacolo” degli scandali, degli sprechi, sembrano scalfire più di tanto la nostra pacifica vita da ignavi. Nulla di nuovo, anzi tutto “dèjà vu”! Basta sapersi adeguare e non avere aspettative. Niente di così irreparabile. Roberto Gugliotta

"Partendo dal pensiero di Hannah Arendt (filosofa e storica ebrea che, sulla scia del celebre processo ad Adolf Eichmann, gerarca nazista catturato nel 1960 e processato a Gerusalemme nel 1961-62, scrisse il libro famosissimo”La banalità del male"), Franco Cassano,
professore di Sociologia all’Università di Bari e grande teorico del marxismo meridionale, tempo fa, per il quotidiano Repubblica ha analizzato magistralmente quello che tu, Roberto Gugliotta, da me e da tanti altri tuoi lettori stimato grande e serio giornalista, indichi, spesso come “male minore" nel senso di "male basso" che si è radicato in Sicilia… ma che investe il il Paese nostro se non dell’intera umanità! Un "male “ che è di fronte ai nostri occhi e che noi non vediamo- come lui afferma- mentre per te (e anche per me), facciamo finta di non vedere.

CASSANO dice: “È questo “basso continuo” che ci interessa, questo male diffuso e intrecciato alla nostra connivenza, alla rassicurante apparenza della “normalità”… come se fosse estraneo a noi e alle nostre debolezze”. “Del resto in questi anni non sta diventando sempre più evidente che alla dismisura dello Stato sta succedendo quella del mercato e del denaro?” Ed ecco che il dio "danaro" diventa sinonimo di dio "potere", come affermato da Marx, storico e filosofo che io ho iniziato a conoscere attraverso i colloqui con mio padre, poi a studiarlo nel programma di filosofia al liceo e ad approfondirlo, attraverso le lezioni del mio professore, Ezio Galiano, grande studioso del pensiero attraverso i secoli, affetto da cecità ma un "vero vedente" perché provvisto di quel ‘terzo occhio’, di quella conoscenza di tipo superiore, in grado di vedere oltre la materia… (per questo dagli antichi i ciechi erano l’emblema della saggezza, a cui ci si rivolgeva per avere consigli e istruzioni su situazioni privale e pubbliche…). Per Marx, nella società borghese, gli uomini vengono valutati e si valutano solo per il denaro che posseggono, per il cui tramite ostentano un valore che non hanno, da individui che non "sono", proprio perché privi di ogni autenticità. Egli, come in altre parole tu, stimatissimo Gugliotta, afferma che, nella società borghese, il potere del denaro è l’universale «nexus rerum et hominum», il nesso tra le cose e gli uomini. Da qui, la nascita e il dilagare della perdita dei valori e, conseguentemente, dell’alienazione, fino alla perdita di sé!!!