CHI CI LIBERERà DALLA CLASSE DOMINANTE

Un libro dell’americano Angelo Maria Codevilla potrebbe forse aprire una breccia per liberarci dalla classe dominante italiana. Mi riferisco al testo “Classe dominante”, tradotto qualche anno fa in italiano da Grantorino libri. Il libro è stato recensito da Leonardo Gallotta sulla rivista “Cristianità” (n. 367, gennaio-marzo 2013), da cui traggo le citazioni. Naturalmente il politologo di origini italiane si occupa della Ruling class, ossia la “classe dominante” americana: un insieme di élite, politiche, imprenditoriali, finanziarie, sindacali, giornalistiche e accademiche, ma anche di cortigiani. Di fronte a questa classe, Codevilla ne vede un’altra, la maggioranza della nazione, la country class (la classe paese), la classe più profonda e più genuina dell’America.
Per Codevilla gli americani sono caduti nell’inquietudine più totale a partire dalla crisi finanziaria del 2008, quando hanno scoperto di essere governati da un establishment invadente e autoreferenziale, che si è posto alla guida di uno Stato corporativo, di cui fanno parte anche gli impiegati pubblici, i loro sindacati e i verdi ambientalisti. Questi soggetti, tra l’altro si stanno impadronendo di una buona parte del prodotto interno lordo del paese.
Vediamo quali sono le caratteristiche della classe dominante americana. Intanto “essa si è formata attraverso un sistema scolastico che ha imposto ai suoi membri le stesse idee e ha impartito loro una guida uniforme, così come uniformi risultano i loro gusti e le loro abitudini”. Gente che non è tanto ricca e non è stata selezionata in base a meritocrazia accademica, usa esibire “segni di appartenenza”, alla parte giusta e si unisce al generale disprezzo per gli “esterni”. La maggior parte della classe dominante vota Democratico, ma anche il Partito Repubblicano. Sono convinti di essere “i migliori e i più intelligenti, mentre il resto degli americani sono retrogradi, razzisti e nocivi, a meno che non vengono opportunamente controllati”. Addirittura per controllarli bene si tracciano ad arte i confini dei collegi elettorali, così si hanno i seggi sicuri per questo o quel partito.
Un punto importante è l’espansione del settore pubblico, negli USA esiste una Tavola Rotonda delle grandi imprese che hanno stretti legami con il governo, che raccoglie gli amministratori delegati delle maggiori aziende, con quasi sei miliardi di dollari di entrate annuali e più di tredici milioni di dipendenti. Inoltre la classe dominante lavora per riformare la vita familiare. “Essa ritiene che la famiglia cristiana – e quella ebraica ortodossa – (…) sia radicata e permanga in quel genere di ignoranza comunemente detta religione, in pregiudizi sociali che acuiscono le divisioni e in ruoli repressivi per i due sessi”. Pertanto siccome la famiglia è attenta soltanto al proprio interesse particolare, costituisce, “la principale barriera al progresso umano”. Secondo Codevilla i governi di ogni livello, insieme con il mondo accademico e con i media, hanno condotto un’accanita guerra contro il matrimonio. “Così non si parla più di “famiglia”, ma di “famiglie”, nel senso di nuclei familiari basati su legami diversi dal matrimonio. Addirittura Hilary Clinton, segretario di Stato fino al gennaio 2013, auspicava un legame diretto tra lo Sto e i bambini, abolendo di fatto la presunzione di potestà dei genitori. Infatti chi gestisce oggi le scuole americane, “(…) possono effettuare test di gravidanza e inviare una ragazza in una clinica per aborti del tutto all’insaputa dei sui genitori”. La classe dominante americana si ritiene illuminata e rifiuta totalmente “la sostanza intellettuale, spirituale e morale del popolo americano”, che è tra l’altro oscurantista perché crede che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio ed è soggetto alle Sue leggi e della natura. Certamente i suoi esponenti non possono impedire che gli americani adorino Dio, ma possono far diventare la fede come “socialmente disastrosa al pari del vizio di fumare, una cosa da fare furtivamente e con la consapevolezza di commettere un atto socialmente riprovevole”. A questo punto vediamo le caratteristiche della Country class, è un insieme variegato di persone che si caratterizzano “(…) per una reazione istintiva nei confronti delle idee e delle propensioni della classe dominante: tasse sempre più alte e un settore pubblico in continua espansione, sussidi a chi gode dei favori della politica, ingegneria sociale, approvazione dell’aborto e via dicendo”. E’ l’altra faccia della medaglia: le sue principali caratteristiche sono il matrimonio, i figli e la pratica religiosa. Non ha legami con i poteri pubblici. Codevilla utilizza i termini del sociologo tedesco Max Weber, Gemeinschaft , le relazioni naturali e volontarie, come famiglie e amicizie e Gesellschaft, i rapporti professionali e commerciali. E’ la società civile, che si organizza pure la scuola.
Infatti nasce in questo ambiente la homeschooling, “scuola di casa”, finalizzata a riaffidare alla società l’istruzione, strappata alle famiglie dalla classe dominante. “Si tratta più precisamente dell’istruzione domestica presa in carico dai genitori stessi, specie a un consorzio tra famiglie, visti che non tutti possono sapere tutto”. E’ un tipo di istruzione in continua ascesa, insieme a quelle private e religiose. La country class reagisce nei confronti della classe dominante non con un programma univoco, si formano associazioni a tema: organizzazione per la lotta all’eccessiva tassazione, associazione pro life, gruppi per la difesa della famiglia, gruppi per la difesa della libertà di manifestazione religiosa. Nel V° capitolo Codevilla espone il programma della classe dominante di estromettere ogni segno di Dio dalla vita pubblica., compreso il Santo Natale, ritenuto offensivo. E gli americani che “ogni volta che cercano di manifestare in pubblico la propria identità religiosa vengono sommersi dall’accusa di essere ‘talebani americani’ e di voler istituire una teocrazia. In pratica alla base morale e intellettuale della classe dominante c’è un laicismo aggressivo e intollerante. Del resto quello che accade in tutto il territorio della vecchia e malata Europa. Lo stesso Codevilla s’interroga come faremo ad uscire fuori da questa specie di regime, un giornalista ha detto che “ci vorrebbe un altro Boston Tea Party!”, alludendo alla rivolta del tè da cui partì la Guerra d’Indipendenza americana. Probabilmente il giornalista avrà battezzato forse un intero movimento politico, esprimendo così l’opinione di milioni di persone. Per il momento Codevilla ritiene che la country class, fatta di tanti movimenti e gruppi, per il momento, non può che affidarsi politicamente ai Repubblicani, che sono più vicini al loro mondo, anche se in parte essi stessi sono a volte classe dominante. Tuttavia, nel futuro, “dovrà nascere necessariamente un soggetto politico nuovo – la domanda creerà l’offerta – che potrà mettere in crisi le certezze e almeno limitare la prassi della classe dominante”. Un augurio utile anche per il nostro marcescente e afflitto Paese? Speriamo. 

DOMENICO BONVEGNA
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