RADIO ZANCA: NOI SIAMO I BUONI, LORO I CATTIVI

Più rissosi di un derby. Con più colpi bassi di quanti se ne scambiano due candidati alla poltrona di sindaco in campagna elettorale. E con una conclusione inevitabile: ognuno resterà arroccato sulle sue posizioni senza possibilità alcuna di mediazione. È il risultato che si ottiene quando per un caso fortuito o per una evitabile disgrazia compagni di partito cominciano a parlare di se stessi, dei rispettivi rapporti, dei ruoli nell’amministrare e nella società in genere. È una guerra che non fa prigionieri, che non conosce armi proibite né possibilità di armistizio. Sta capitando a quelli di Sel ma non possono dirsi salvi neppure Megafono, Pdl, Pd, Dr, e Udc: non sempre in politica – specie a Messina – gli accordi si trovano (anche turandosi il naso). Nel calcio si può essere amici anche dopo essersi picchiati duro durante tutta una partita. Ma i rapporti fra “galli” sono un mondo a parte che non conosce regole né alleanze: solo schieramenti frontali. Un mondo dove il dialogo inizia civilmente e continua a sciabolate, dove si mescolano ideali e pregiudizi, convinzioni personali e solidarietà di genere, cliché e ruoli imposti dal dosaggio ormonale che segna le differenze, anche biologiche. Di cosa stiamo parlando? Di quello che succede quanto un gruppo politico comincia a parlare… di nomine e competenze, appunto. In questo campo – leviamoci qualunque speranza – non esistono accordi. Le poltrone son poltrone, gli ideali un valore tanto per. Integralisti, puritani, rottamatori, progressisti, conservatori, quelli del fascio e della falce… non c’è santo che tenga se vien meno la nomina, la spartizione dei palazzi. Il popolo è bue, il popolo è fesso, il popolo è l’utile stupido da usare al momento del voto. Questione morale, questione etica, laboratori d’analisi e calo dei compensi: salvo poi inserire una lista di sfigati sul libro paga di Parlamento e Ars: belli i paladini del rinnovamento. Metti una sera a cena. Metti che l’atmosfera sia quasi idilliaca e blandamente rallegrata da vino e birra. Metti che l’argomento cada inavvertitamente sui rapporti fra alleati, sulla spartizione della Zona falcata, su come lottizzare colline e litorali, sulle differenze di genere o anche solo sull’ultima novità che riguarda la cultura sullo Stretto: l’idillio si sbriciolerà come una bolla di cristallo e inevitabilmente si avranno fratture degne della faglia geologica che attraversa la California. Ovvero: la tempesta dopo la quiete. Sarà la catastrofe. Si formeranno – e sarà come negli esperimenti pavloviani: a stimolo segue risposta – due schieramenti opposti, compatti, indistruttibili. Da una parte gli amici, fratelli, ammiratori, compagni, dissidenti e sconosciuti che si saranno aggregati al gruppo per difendere a spada tratta la virilità e il genio del capo. Dall’altra tutte le anime amiche, sorelle, compagne e fidanzate che avranno superato d’un colpo le reciproche rivalità per unirsi in comunione nella voce unica della Donna, depositaria del miracolo della vita e agnello sacrificale di secoli di oppressione. A quel punto, a schieramento avvenuto, non ci saranno più vie d’uscita: tutti reciteranno il proprio ruolo e qualcuno si scoprirà diverso da come pensava di essere (a danno soprattutto degli equilibri di Giunta che saranno messi a dura prova). Nell’attesa della nuova alleanza che fa rima con pietanza!