RADIO ZANCA: Accorinti tutela i deboli o è pupazzo nei giochi di potere delle confraternite?

di Roberto Gugliotta

Non saranno i cantieri in stile Prima repubblica annunciati dalla Giunta Accorinti a farmi cambiare idea sul Comune di Messina. Prima di richiedere la mia benedizione bisogna far parlare i fatti. Se è vero, come è vero, che anche gli altri ex amministratori di Palazzo Zanca sono coinvolti nel cattivo funzionamento della macchina amministrativa, dimostra solo che facciamo parte di un sistema politico malato, che noi per primi dovremmo profondamente risanare. Ora che la misura è davvero colma non possono bastare cinque o sei esibizioni folcloristiche del sindaco o una comparsata su un set cinematografico per salvare la faccia alla politica dello Stretto. E’ sostengo questo non certo per rivendicare frustranti primati, ma per cercare di scongiurare che la questione Messina, città scartata dalle Istituzioni, venga ora sublimata nella farsa teatrale. Troppe volte le uscite sono rientrate. Gli impegni solenni sono stati dimenticati. I problemi, anziché risolti, dissolti o… seppelliti nel cassetto di qualche Pm poco coraggioso (magari perché amico dell’amico che a sua volta era amico del parente dell’indagato). Per salvare Messina dal baratro non servono adunate in piazza né processioni: si tratta solo di non sbagliare nella scelta delle persone che dovranno intervenire. Si tratta del modo dell’intervento. Della durata, che non può essere indefinita. Della capacità di mobilitare la gente onesta, quella gente che è stufa di sopportare un immeritato discredito che ogni volta infanga la città. Magari sarebbe persino auspicabile di non invischiarsi nei complicati e mortificanti giochi di potere delle confraternite (!!!). Il nuovo sindaco però finge di non capire ciò che chiede la base del suo movimento: infatti, scopriamo che c’è un problema di democrazia interna nella rivoluzione dal basso (!). Senza dialettica la voglia di democrazia ristagna. Scoppiano i casi che se non risolti diventano casini, tradimenti, liste di buoni e cattivi. Nasce così un problema di identità: nessuno si riconosce con il rivoluzionario sindaco Accorinti. Sono bastati solo due mesi per far crescere la contestazione interna e l’azione dello stesso sindaco ha perso grandezza e respiro per acquistare litigiosità. Questo giova alla lobby che lo sostiene che di fatto ne determina le scelte, le nomine, la strada. Alla faccia della pura rivoluzione. Poi ci sarebbe da ragionare su due o tre nomi presenti nella sua squadra di governo ma questo sarà tema di un’altra riflessione. Per ora meditiamo su questa.