La fine del berlusconismo?

Egregio Direttore,
i cosiddetti MODERATI non sono un appannaggio esclusivo della destra: esistono sia a destra che a sinistra. La differenza è che quelli di destra vogliono la conservazione dello status quo, quelli di sinistra il cambiamento. Nessuno di questi ultimi vuole la rivoluzione, ma con mezzi e metodi “democratici” aspirano a modifiche significative del sistema in senso di una maggiore giustizia ed equità sociale (in altre parole un “progressismo moderato”). Ora che ci troviamo col pastrocchio di un governo “bipartisan”, non gradito al popolo di sinistra, non mi sembra sia cosa possibile accettare i “diktat” di quella parte guidata da un capopopolo già condannato definitivamente per evasione fiscale e su cui pendono ancora diversi procedimenti penali. Anche perché, a ben vedere, rappresenta solo una piccola parte della società italiana, se teniamo conto dell’elevata percentuale degli astenuti e dei votanti il S.E.L. e il M.5 Stelle (che non è certo di conservazione) alle ultime elezioni. Perché, se siamo ancora in democrazia, di ciò non dobbiamo scordarci.
Che Berlusconi abbia fatto sempre il gradasso imponendo la sua volontà e prendendosi gioco degli avversari politici (già dalla “Bicamerale” con D’Alema era evidente!) tutti lo sappiamo, ma ora sta proprio esagerando, non vi pare? Non può pretendere di barattare la tenuta del governo con le sue vicende personali (il voto del P.D. contro la sua decadenza da Senatore). Se il P.D. accettasse questo ricatto perderebbe non solo la faccia ma anche buona parte del suo elettorato. Speriamo che lo capisca. Finora si è sempre piegato al volere del “caimano”, che ha dettato il calendario del governo come se ancora ne fosse il capo (anche l’ultimo decreto col nomignolo “del Fare” scimmiotta il suo ben noto frasario!): ora prevalga la DIGNITA’ di partito sui meschini calcoli personali e sui tatticismi politici che finora hanno frenato la sua spinta verso il rinnovamento proprio e del Paese. Se il “caimano” vuole la guerra che guerra sia, sappia però che ormai la sua immagine è definitivamente appannata anche se elettoralmente potrà riscuotere ancora qualche successo, ma comunque se oggi (grazie al P.D. e a Napolitano) è “in maggioranza” al governo, è in forte “minoranza” nel Paese, e domani, dopo nuove elezioni (anche con questa schifosa legge elettorale), sarà comunque “minoranza” anche in Parlamento. Ci pensi bene quindi prima di far cadere un governo in cambio di una sua permanenza in Senato, che secondo le attuali leggi e regolamenti non potrà mai essergli concessa. Anzi, per render ancor più “simbolica” la sua miseria morale, sarebbe cosa buona e giusta che il Presidente della Repubblica gli revocasse quel titolo di CAVALIERE già a suo tempo concessogli, quando ancora non si era a conoscenza dei tanti lati oscuri delle sue attività imprenditoriali, personali e politiche.
Lettera firmata