IL DISAGIO SOCIALE

Possiamo indignarci senza essere associati agli atti di violenza, lo scrivevo l’anno scorso in occasione di gravi incidenti perpetrati dai giovani “indignados” a Roma. Pertanto dopo il grave gesto criminale del muratore calabrese mi ritorna in mente la stessa domanda che mi ero posta in quell’occasione. Ho seguito e ascoltato i commenti sull’accaduto, tutti degni di essere presi in considerazione. Ha ragione chi sostiene che bisogna abbassare i toni per evitare il ripetersi di altri atti violenti, come fa un articolo de Il Giornale: “ognuno è responsabile delle proprie azioni, compresi Preite e il poveretto che spaccò la faccia a Berlusconi tirandogli una statuetta del Duomo. In questi vent’anni di contrapposizioni frontali è stato seminato odio e disprezzo contro la classe politica da parte di partiti, giornali, editori di libri, intellettuali”. (Stefano Filippi, Grillo, le sparate e le sparatorie, 29.4.13 Il Giornale) Ma ha ragione anche chi sostiene che questi atti sono il frutto del disagio sociale che sta attraversando il nostro Paese, provocato dalla politica. E non è esagerato sostenere che questo disagio prima o poi esploda. Qualcuno ha paragonato il nostro Paese a una vera e propria polveriera e penso ai milioni di giovani disoccupati, anche se non credo a una loro possibile rivolta. Mettiamoci nei panni di chi ha perso il lavoro, di chi non lo trova, o di chi è andato in pensione e non gli basta per vivere dignitosamente, di chi doveva o dovrebbe andare in pensione tra qualche anno e deve forzatamente rinunciare perchè così hanno deciso i ministri, che per consolarci ci ripetono il solito mantra che la vita media si è allungata e quindi si può aspettare. Sarà anche vero ma a me risulta che la gente continua a morire inesorabilmente. Ma ammesso che la vita biologica si è allungata di 2 o 3 anni, dov’è lo scandalo se un lavoratore potrà godersi qualche segmento di vita in più. Ritornando al disagio sociale presente nel nostro Paese, ho trovato interessante e puntuale il commento apparso sul quotidiano Libero, di Mario Giordano, che afferma:“la rabbia della gente cresce non perché qualcuno la racconta, ma perché da troppo tempo nessuno la ascolta. E se gli italiani oggi odiano la politica la colpa non è di chi ha indagato sui mali della politica: la colpa è di chi quei mali li ha prodotti. Lo dico perché nel gran bazar della polemica post sparatoria a Palazzo Chigi viene comodo mettere tutto nel mucchio: Grillo, le inchieste, i giornali che strillano, i grillini che scendono in piazza, i talk show in tv, tutto un gran minestrone, in cui alla fine prevale la voglia della politica di prendersi una rivincita su tutti quelli che l’hanno criticata. E di levarsi di torno le voci più fastidiose, tra le quali, grazie al mio timbro da Rosa Russo Jervolino, mi ci metto anch’io, oltre naturalmente a Libero che delle campagne contro scandali e privilegi ha da sempre fatto la sua bandiera”.(M. Giordano, La casta non usi quegli spari come scudo, 30.4.13 Il Giornale) Giordano è autore di due libri, Sanguisughe e Spudorati, pubblicati da Mondadori. Due ottime inchieste sugli sprechi e i costi della politica, a suo tempo ho prodotto due interventi sui libri di Giordano, spesso colpevolizzato di alimentare l’antipolitica. Ma se i cittadini “sono inferociti contro il Palazzo, di chi sarà la colpa? Si chiede Giordano “Di chi da anni pensa solo a difendere i suoi privilegi o di chi quei privilegi ha cominciato a denunciarli?”
Nel nostro Paese esiste una parte di italiani che è vissuta o continua a vivere di “politica”, qualcuno l’ha calcolata in circa 2 milioni di individui, perchè non far pagare a loro una parte del debito nazionale che hanno contribuito ad alimentarlo in questi decenni. E soprattutto penso agli ex parlamentari che godono di ricche pensioni: perchè non prelevare dalla loro pensione una tantum al mese? Ma non solo a loro anche ad altre categorie che in questi anni hanno usufruito di troppi privilegi. Non si può far pagare la crisi al solito lavoratore che ha sempre lavorato e regolarmente ha versato i contributi ogni mese. Il presidente della conferenza Episcopale Italiana, monsignor Angelo Bagnasco commentando gli spari di piazza Colonna a Roma ha detto: “Un fatto tragico che rappresenta un grande monito per il mondo della politica e in generale per tutte le persone che hanno delle responsabilità. Il gesto è dettato dalla disperazione e di fronte alla disperazione di tanti che cresce, c’è bisogno di reagire con grande condivisione e corresponsabilità per affrontare i problemi dell’occupazione, del lavoro e dello stato sociale”.

DOMENICO BONVEGNA
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