RADIO ZANCA: CARI ROTTAMATORI MESSINESI IMPARATE DA GENOVESE

FRANCANTONIO GENOVESE 19360; LETTERIA DETTA LILIANA MODICA 6529; GIUSEPPE OCCHINO 71; MILENA CARTESIO 305; ALESSANDRO RUSSO 1418; MARIA TINDARA GULLO 11365; ANTONIO SAITTA 4026; LUCIANA INTILISANO 2202; LUCIA TARRO CELI 2438.

E’ questo il dato finale delle Primarie parlamentari nel Pd messinese, la sola certezza sulla quale un elettore possa ormai contare dopo le tante delusioni. Qualche candidato (Saitta) però inchiodato negativamente dal voto ottenuto lo giustifica con la forza elettorale del leader Genovese: lui vince perché ha un grande esercito che pesca consensi grazie al voto clientelare. Un ragionamento che però non condividiamo per nulla perché non assolve tutti gli altri dal problema – voto: per partecipare a una elezione ci vogliono i consensi e non trattati. E non basta ritenersi tra i migliori nel campo del Diritto per auto proclamarsi onorevole e senatore. Le due cose potrebbero andare d’accordo se non ci fosse un “Se” a decidere le strade di ognuno di noi. Chi si dichiara oggi scandalizzato dalla pioggia di consensi che dimostra Francantonio Genovese, elezione dopo elezione, dimentica o fa finta di dimenticare, che l’origine e l’itinerario di una affermazione personale sono difficilmente spiegabili solo con i contenitori e il voto clientelare: ci sono, certo, i luoghi comuni che circolano sui media e i blog, o quelli che passano da uno strato sociale all’altro e variano da un ambiente all’altro. Per esempio tutti dicono che Genovese sia nella Formazione una sorta di Re Mida ma neppure gli altri politici di primo piano scherzano: chi più chi meno, ha le sue miniere nel sociale, nell’associazionismo, nell’antiracket, nella Cultura. Quasi che fossero solo loro gli unici referenti, i soli autorizzati a ricevere gli onori da quei pozzi elettorali. Genovese al contrario di loro – passateci il termine – è un generoso: fa funzionare bene quel che tocca e lo mette a disposizione di molti al contrario degli altri che premiano solo se stessi. Le battaglie sociali si dovrebbero fare sempre e comunque anche se queste lotte non si sposano con gli interessi personali di Tizio o Caio. A Messina purtroppo accade spesso l’esatto contrario: io manifesto solo se la marcia non intacca gli interessi del mio protettore politico – istituzionale. Vale per il mattone, per l’economia, per l’università, per la sanità, per la salvaguardia dell’ambiente e per le primarie del Pd. Nulla a che vedere, dunque, con la Formazione. Ma probabilmente alla fine neppure con la voglia di riscatto della città, non a caso la comunità soffre la crisi per colpa di una classe civile ignava sempre alla ricerca del suo interesse personale: incarichi professionali, posti di governo, seggi parlamentari. Questa società che contesta il metodo Genovese alla fine ricerca nella sua identità il proprio dio. Insomma, nessuno potrebbe dirsi orfano di raccomandazioni se non ci fosse a renderlo vergine uno come Genovese. Ma è anche grazie a quelli come Genovese che esiste la riconoscenza politica che permette se non la luna, almeno il pane quotidiano: Genovese c’è e provvede. Detto tutto questo il Pd messinese deve darsi una mossa: mettere in campo un nome nuovo per guidare la città. Il matrimonio d’interesse e di necessità non potrà aiutare Messina per uscire dalla crisi. L’idea di ritrovarsi con una figurina alla guida di Palazzo Zanca non ci sembra la più idonea alla causa. Il Comune non si salva in un giorno ma con la collaborazione di tutti i partiti ecco perché è necessaria la presenza di una figura autorevole e preparata. Sarà davvero quello che ha in mente Genovese? L’importante è non omologarsi, farsi notare, volare alto. Perché la società messinese ha da tempo consumato eroi e protettori e ha bisogno di una nuova classe dirigente che sappia parlare al popolo con credibilità.