PERCHè GLI ELETTORI “MODERATI” NON VANNO A VOTARE

Il professore Massimo Introvigne sociologo e studioso di nuove religioni, direttore del Cesnur, nonché coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri, in un recente intervento ha commentato le elezioni presidenziali americane. Introvigne in pratica sostiene che Barack Obama ha potuto vincere grazie al forte astensionismo degli elettori repubblicani che non sono stati stimolati abbastanza dal candidato Mitt Romney che mal consigliato, non ha voluto fare una battaglia elettorale in difesa dei principi non negoziabili come il rispetto della vita umana, la difesa della famiglia naturale e quindi del matrimonio eterosessuale. Tra l’altro, addirittura, gli stessi elettori che hanno votato per la presidenza, alla Camera dei Rappresentanti, oltre che, parzialmente, per il Senato – hanno dato una solida maggioranza ai repubblicani, 231 seggi contro 190 dei democratici. Tuttavia, gli stessi elettori che hanno mandato alla Camera una maggioranza repubblicana hanno riconfermato il democratico Obama come presidente. “Sono risultati schizofrenici? I sondaggi sono sbagliati? La risposta è no. Il dato fondamentale, come sempre nelle elezioni moderne, riguarda i votanti”. Una proiezione dell’Associated Press segnala un calo da 131 milioni di votanti del 2008 a meno di 120 milioni del 2012. Si tratterebbe del 53% degli aventi diritto. Secondo Introvigne, “La maggioranza degli americani è più vicina alle idee dei repubblicani, ed è anche contro il matrimonio omosessuale e l’eutanasia. Solo che in questa maggioranza conservatrice coloro che non si recano a votare sono quasi sempre di più rispetto agli astenuti tra gli esponenti della minoranza liberal. Dunque per tradurre la maggioranza che la right nation ha nel "Paese reale" in maggioranza effettiva nel "Paese legale" delle elezioni e dei referendum occorre motivare i conservatori perché vadano a votare. E questo benché la right nation sia, in effetti, così maggioritaria da riuscire a far vincere i repubblicani – nonostante l’astensione – alla Camera dei Rappresentanti, dove i conti si fanno e si spezzettano collegio per collegio”. (Massimo Introvigne, “Non è l’economia, stupido". Religione, valori ed elezioni americane, 12.11.12 Cesnur.org) Ma “come si motiva l’elettore tentato dall’astensione?” Si chiede il sociologo. Nel 2006 secondo il presidente Bill Clinton che coniò il famoso slogan "È l’economia, stupido", sosteneva che i suoi successi elettorali derivano dall’interessarsi di economia, è questo che interessa agli elettori, non sono i valori dei repubblicani. “La tesi di Clinton, però, – scrive Introvigne – è vera con riferimento alla minoranza che si reca a votare. Nel 2006 Clinton fu eletto in una tornata elettorale cui partecipò solo il 49% degli aventi diritto, meno di metà, la più bassa percentuale nella storia degli Stati Uniti dopo quella del 1924. Se invece si tratta di motivare chi di solito si astiene l’economia non è sufficiente. Vi sono ormai innumerevoli controprove: per quanto la crisi economica li colpisca, gli elettori della right nation sono convinti che, chiunque vinca, la crisi continuerà più o meno nello stesso modo. Viceversa, vanno a votare se qualcuno riesce a entusiasmarli su temi diversi dall’economia. Se togliamo l’anomalia del 2008 – con le peculiari caratteristiche del caso Obama – le elezioni americane con più votanti dal 1968 a oggi sono state quelle del 2004, trasformate dall’allora presidente uscente George W. Bush, che le vinse, in un vero e proprio referendum sui valori e sugli ideali”.
Secondo Introvigne è successo la stessa cosa nelle ultime elezioni regionali in Sicilia, dove il nuovo presidente Rosario Crocetta, candidato del centrosinistra, dichiaratamente omosessuale, è stato votato del 30,47% dei votanti ma solo dal 13,93% degli aventi diritto. Così più dell’86% degli elettori siciliani non ha votato per Crocetta. Mentre il candidato di centro-destra, Nello Musumeci, ha presentato ricette realistiche e apprezzabili per molti problemi della Sicilia ma ha scelto – direi consapevolmente – di correre anche lui con il freno a mano tirato su quelli che Benedetto XVI chiama valori non negoziabili. Per dire il meno: se si considera che fra i candidati della lista di Musumeci c’era Sandro Mangano, già presidente dell’Arcigay di Catania e oggi presidente di un’altra associazione di attivisti gay, GayLib. Forse Musumeci dava per scontato che gli elettori cattolici e sensibili ai valori non negoziabili si mobilitassero comunque contro Crocetta, nonostante tutto e perfino nonostante Mangano. In effetti, probabilmente questi elettori non hanno votato Crocetta. Ma non hanno neanche votato Musumeci: sono stati a casa loro”. Certo incalza Introvigne,“ sarebbe grossolano ed eccessivo attribuire le sconfitte di Romney e – ancora, si parva licet – di Musumeci alla sola riluttanza a introdurre nelle loro campagne elettorali in modo più vigoroso gli elementi ideali e dottrinali e i valori non negoziabili”. (Ibidem) Ma sicuramente la loro sconfitta deriva anche per questa mancanza.
Il centrodestra privato di una vera e propria cultura di appartenenza, che non può che essere la legge naturale, la dottrina della Chiesa,“non esiste, – scriveva l’anno scorso, Francesco Agnoli su Il Foglio – o è solamente un pensiero riguardo all’economia, al mercato, e nulla più; altrimenti si mette a ruota della sinistra, inarrestabile produttrice di ideologie e di utopie in prossima scadenza, e cerca di vivacchiare alla Gianfranco Fini: tentando di sdoganarsi ogni giorno di fronte ai poteri forti, sino a sposare le stesse posizioni della sinistra. Guadagnando così grandi spazi sui giornali ma perdendo i voti della gente".
Nello Musumeci, ha presentato ricette realistiche e apprezzabili per molti problemi della Sicilia ma ha scelto – direi consapevolmente – di correre anche lui con il freno a mano tirato su quelli che Benedetto XVI chiama valori non negoziabili. Per dire il meno: se si considera che fra i candidati della lista di Musumeci c’era Sandro Mangano, già presidente dell’Arcigay di Catania e oggi presidente di un’altra associazione di attivisti gay, GayLib. Forse Musumeci dava per scontato che gli elettori cattolici e sensibili ai valori non negoziabili si mobilitassero comunque contro Crocetta, nonostante tutto e perfino nonostante Mangano. In effetti, probabilmente questi elettori non hanno votato Crocetta. Ma non hanno neanche votato Musumeci: sono stati a casa loro. Qualcuno ha consigliato Nello Musumeci dal non affrontare i temi sensibili come l’aborto, il matrimonio gay? Se si, certamente questi consiglieri non hanno fatto tesoro della vittoria elettorale di Roberto Cota e di Luca Zaia, rispettivamente a presidente della regione Piemonte, e della regione Veneto, i due esponenti leghisti non hanno avuto paura di impostare la loro campagna elettorale in difesa della vita umana e della famiglia, promettendo inoltre, di contrastare con ogni mezzo (lecito) la diffusione della Ru486. Infine, accanto a questi esempi si può fare quello della campagna referendaria del 2005 sulla legge 40, dove la stragrande maggioranza degli lettori italiani (75%), ascoltando i suggerimenti del cardinale Camillo Ruini non andando a votare hanno fatto fallire, i pronostici di tutto il partito radicale di massa.
E allora se gli esempi che abbiamo fatto prima ormai sfatano il luogo comune che i valori non portano voti, possiamo mettere in discussione la "libertà di coscienza, "a priori “: non è inattaccabile la tesi per cui un grande contenitore "deve" essere terzo (ovvero scientemente insipido) rispetto a questione centrali come vita e morte; è evidentemente fallace la tesi secondo la quale è consigliabile dribblare i temi di biopolitica per non sbattere il muso contro le urne”. 

DOMENICO BONVEGNA
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