Per una riforma delle Regioni

Egregio Direttore,

Vista e considerata la disastrosa e caotica situazione in cui la politica con i suoi reiterati errori ha cacciato il nostro Paese, riteniamo necessario e doveroso un intervento dello Stato atto a rivedere, riducendola, la FACOLTA’ di LEGIFERARE da parte delle Regioni. Su certe questioni generali riteniamo che dovrebbe legiferare solo lo Stato, e che quindi andrebbe riformato il Titolo V della Costituzione. Questo perché con la modifica del 2001 sono state ampliate eccessivamente le competenze delle AUTONOMIE REGIONALI, con la concessione di legiferare su diversi importanti settori, che andrebbero nettamente ridimensionate e riportate sotto il controllo del Parlamento (es. autodeterminazione di emolumenti, indennità, pensioni e rimborsi vari dei politici e del personale dipendente; possibilità di apertura di uffici di rappresentanza all’estero; facoltà di legiferare differentemente in materia sanitaria da Regione a Regione; deleghe per costituzione di Enti minori di dubbia utilità ecc.ecc.). Ne abbiamo viste di tutti i colori, l’arlecchinata è completa, manca solo l’autorizzazione a batter moneta propria! In base a tali modifiche (del 2001) la “spending review” è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale (sentenza 193/2012) per quanto riguarda le finanze Regionali: sarebbero le Regioni che dovrebbero autovotarsela ! Aspetta e spera…!
Non si dice di ritornare al centralismo statale, ma almeno a una ripresa del controllo attivo e permanente dello Stato su certe importanti competenze, atto a uniformare le normative e fissare dei tetti di spesa per tutte le Regioni Italiane. Le quali giustamente andrebbero in parte accorpate in modo da dimezzarne il numero, come pure sarebbe auspicabile una parziale riduzione numerica dei Consiglieri Regionali. Per questa legislatura crediamo che una tale riforma sia difficile anche se non proprio impossibile, in ogni caso speriamo che i candidati alle prossime politiche la inseriscano nei loro programmi elettorali, perché così non si può proprio più andare avanti !

Martino Pirone e Giovanni Dotti