Roberto Corona, Angelo Busco e Ignazio Natoli: quanti danni avete fatto a Patti nel basket?

Primo indizio, Sport & Territorio Patti: un buco di 250 mila euro nel basket, debiti maturati e mai onorati, con staff tecnico e giocatori tra il 2010 e il 2011. Nel 2009-10 ha acquisito il titolo di Maddaloni (Serie B Dilettanti) ha assunto la denominazione attuale e ha subito conquistato la promozione in Serie A Dilettanti. È retrocessa dopo appena una stagione in seguito alla sconfitta subita contro Agrigento. Nel giugno 2011, la società ha annunciato di non avere le risorse economiche per affrontare la nuova stagione sportiva (B Diettanti) e che sarebbe ripartita dalla C con una formazione di elementi locali, salvo poi ritirarsi dal campionato. Secondo indizio: dopo affannose ricerche, abbiamo scoperto che i proprietari della Sport & Territorio sono Ignazio Natoli e Angelo Busco. Terzo indizio: i signori Natoli (51%) e Busco (49%) da normali impiegati – il primo alla Confcommercio l’altro al Comune di Patti – hanno gestito (miracolo?) una società professionistica che ha partecipato a un campionato che di dilettantistico, al di là del nome, ha ben poco: gli atleti sono tutti dei professionisti e molti di loro, addirittura, sono venuti per giocare a Patti, da nazioni lontane. La domanda sorge spontanea: come hanno potuto due impiegati con reddito non elevato investire nel basket se moltissimi dei presidenti delle altre società partecipanti, sono fior di imprenditori? Chi era il grande regista dell’operazione Sport & Territorio Patti? Gli indizi portano sulle tracce dell’onorevole siciliano Roberto Corona (Pdl) anche perché qualche mollica di pane, Corona, l’ha lasciata lungo il cammino, vedi misura cautelare ai suoi danni emessa dalla Procura di Roma, in cui l’onorevole giustifica delle ingenti somme incassate dall’Ascom con dei versamenti precedentemente effettuati in favore della società Sport & Territorio. Guarda caso non appena la Guardia di Finanza vuol vedere chiaro nel rapporto “Ascom – Sport & Territorio”, scoppia la crisi, arriva il flop (fare fiasco), un monosillabo che pesa meno, d’accordo, ma come nel caso Sport & Territorio, non rende tutto più indolore. La domandona alla quale, presto o tardi, bisognerà rispondere è: Natoli (51%) e Busco (49%), quanti danni avete causato? Questo il succo della tristissima vicenda perché la parte meno nobile, e sulla quale vogliamo porre l’accento, sono i debiti non onorati dalla Sport & Territorio (250 mila euro) nei confronti di coloro che hanno sudato e faticato in palestra per costruire il miracolo Patti nel basket. I signori 51% e 49% non sembrano per nulla intenzionati a saldare quanto maturato: in verità, forse, lo dovrebbe fare l’onorevole Corona – grande benefattore dei due – e regista dell’operazione Sport & Territorio. Ma Corona da quando è uscito dalla restrizione cautelare emessa dal Tribunale della Capitale ha preferito, invece di sanare i debiti, pensare al mantenimento dello scranno all’Assemblea regionale siciliana: l’essere e l’apparire, bah! In questi ultimi tempi abbiamo letto e ascoltato infiniti rimproveri al sistema italiano per non aver saputo impedire che molte imprese, società, organizzazioni di partito sforassero i bilanci. Beh, la storia della Sport & Territorio di Patti, la storia dell’onorevole Roberto Corona dovrebbero far riflettere un po’ tutti, a iniziare dalle Istituzioni, dalla Politica, quella nobile e non affaristica. Dal pulpito si critica l’insensatezza di chi, pur di prevalere, spende più di quanto dispone, paga ingaggi insostenibili, compra e vende decine di giocatori, assume e licenzia l’allenatore sull’onda di una caduta umorale, fa razzia di atleti in tutto il mondo trascurando il vivaio, amministra accumulando debiti. A Patti, comunque, le spese erano al minimo rispetto altre piazze: c’erano atleti locali cresciuti nel vivaio che completavano l’organico di professionisti, ma questo non è bastato a salvarsi dai debiti, forse perché chi gestiva, a ragion di logica, non gestiva con logica, ma secondo un copione scritto da altri (Roberto Corona?). Non è permesso a nessuno, neppure a qualcuno che si ritiene potente o amico dei potenti e dunque intoccabile, di privare delle persone del guadagno maturato con fatica e sudore. Comportamenti di cui ci si fa una ragione dandone la colpa allo sport, al suo coinvolgimento emotivo, all’ambiente, alla piazza. Si dice: anche gli imprenditori più saggi, quando vi entrano, perdono la testa. Non amministrerebbero certo in quel modo le loro aziende. E poi si scopre che non è vero. Nelle loro aziende come in Politica fanno molto di peggio. Non crediamo sia opportuno trasformare la politica come lo sport in un rodeo fra buoni e cattivi amministratori: c’è una Legge, ci sono delle norme, non servono burattini ma uomini che onorano i debiti.