Al Ministro della Giustizia 
Per sapere, premesso che 
Il 31 marzo scorso le Segreterie Territoriali di Messina del Sappe, UIL, CISL e CGIL, hanno diffuso un comunicato stampa nel quale annunciano “lo stato di agitazione per l’esasperante situazione che vive ormai da anni il personale della Casa Circondariale di Messina a causa della notevole carenza di personale che secondo le stime, in funzione della pianta organica fissata con Decreto nel 2001, è di 77 unità. Unità mai integrate e che, comunque, non sarebbero più sufficienti a causa dell’evoluzione del sistema penitenziario messinese negli ultimi dieci anni!”; 
secondo le organizzazioni sindacali sopra menzionate, il disagio si sarebbe ulteriormente aggravato a causa dell’aumento della popolazione penitenziaria e dell’apertura del “repartino per detenuti” recentemente messo a disposizione dall’Ospedale Papardo, senza che fosse adeguato di almeno 20 unità il personale penitenziario che deve gestirlo dal punto di vista della sorveglianza dei detenuti ricoverati; 
tra i disagi sopportati dalla Polizia penitenziaria le organizzazioni sindacali annoverano inoltre: 
– la mancanza di personale femminile nella sezione delle donne, che comporta la presenza di agenti maschi persino per il piantonamento delle detenute; 
– l’aumento esponenziale dei piantonamenti di detenuti a rischio suicidario; 
– posti di servizio sguarniti o sotto la responsabilità di una sola unità; 
– continui provvedimenti disciplinari nei confronti di agenti “rei di non aver adempiuto in modo puntuale ai propri compiti”; 
la prima firmataria del presente atto aveva già denunciato la forte carenza dell’organico di polizia penitenziaria nel carcere Gazzi di Messina in due interrogazioni presentate a seguito di visite di sindacato ispettivo (4/08158 e 5/04582):- 
se è a conoscenza di quanto esposto in premessa; 
se intenda aumentare l’organico degli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Messina Gazzi; 
se non siano riscontrabili comportamenti perlomeno discutibili dell’Amministrazione penitenziaria che costringe di fatto il personale a violare le norme dell’ordinamento laddove prescrive che a contattoc on le detenute debbano esservi solo agenti donne, in special modo per i piantonamenti. 
Rita Bernardini 
DEPUTATA RADICALE 
COMMISSIONE GIUSTIZIA CAMERA DEI DEPUTATI 
