RADIO ZANCA: Così non si salva Messina

Più facile che un cammello passi per la cruna di un ago… Gesù l’avrebbe detto ai suoi apostoli dopo aver visto ciò che accade in molti palazzi della politica ai giorni nostri. Non solo in Parlamento. Il Comune di Messina non è da meno. Fanno, disfano, litigano, fanno pace, s’insultano, discutono e poi di corsa dietro porta del sindaco… Ma per favore: si abbia almeno un po’ di pietà per le orecchie e per le tasche dei contribuenti. Si parla di debiti, di azioni per risanare i costi salvo poi non vedere sprechi e buchi. Di sfracelli bastano e avanzano quelli che hanno già fatto negli anni scorsi Franco Providenti, Salvatore Leonardi e Francantonio Genovese. Il Consiglio comunale non è un salotto, pazienza, ma il deposito di autobus dell’Atm o di Messinambiente, giusto per mettere in chiaro alcune delle tante topiche gestionali dell’Amministrazione. I fantasmi della politica, gli scheletri nell’armadio delle ultime amministrazioni cittadine hanno voluto materializzarsi in carne e ossa: "Signor sindaco Buzzanca, signor presidente del Consiglio comunale Previti, esistiamo, siamo noi. Dobbiamo dire la nostra". Proprio come le persone che private dell’acqua oltre che del lavoro, chiedono alla Giunta Buzzanca di fare qualcosa, di risolvere le emergenze causate sì, dalla crisi, sì dal maltempo, ma aggravate dalla loro incapacità gestionale delle cose. Non c’è alibi che tenga. Non c’è politico che possa chiamarsi fuori: i partiti sono colpevoli di aver causato questo caos. In mezzo, a dirigere il traffico delle copie della Banda Bassotti. Invece di far finta di nulla sarebbe il caso di chiedersi che cosa è avvenuto nelle stanze della politica per provocare una crisi generazionale così evidente che non si maschera con la giacca blu e calzoni grigi… La creazione di un consigliere comunale, di un bravo amministratore, di un sindaco o di un parlamentare è cosa seria, non improvvisata o regalata, in base a non chiare regole di merito: i fantasmi della politica sono alimentati anche da queste scorciatoie poco virtuose. Ecco perché oggi spezziamo una lancia in favore dei Buzzanca, dei Miloro, dei Previti: non sarà tutta colpa loro se la Cassa di Palazzo Zanca è vuota e i creditori sono dietro la porta. Ma certo il loro contributo l’avranno dato. Ecco perché le dispute nel Consiglio comunale ci fanno indignare: si continua a recitare senza mai affrontare i problemi. Licenziamenti e chiusure di aziende sono la certificazione che questa politica ha fallito e, in quanto fallita, deve abbandonare la scena non pensare a nuovi incarichi o promozioni romane. Per ora, visti i Bilanci di aziende e Comune, chi amministra o ha amministrato Palazzo Zanca, più che prepararsi a qualche comizio o dibattito pubblico, dovrebbe partecipare solo ai processi per spiegare a un giudice il perché dei debiti.