LA CHIAMARONO RIVOLUZIONE… QUANDO LA PROTESTA è UN BLOCCO

La chiamarono rivoluzione, sperando che tale sostantivo avrebbe risvegliato la dignità di un’intera isola, e poi di un’intera Nazione. E ha funzionato. Ma cos’è davvero una rivoluzione? Di certo un moto crea non pochi disagi al popolo, ma non ho mai sentito parlare di rivoluzioni pacifiche in cui i "dissidenti" venivano etichettati come pericolosi disertori da eliminare a suon di sganassoni nel caso di abbandono o di rifiuto. Tutti questi scenari rispecchiano in pieno il clima che si respirava in Italia a poche settimane dal delitto Matteotti, l’omicidio che secondo gli storici consolidò la nascita della dittatura fascista. O peggio: un gruppo afferma che la dittatura di Pinochet iniziò proprio con la protesta dei camionisti. Ma sono le Isole le vere protagoniste di questa lotta: la Sicilia prima, e la Sardegna subito dopo. Si parla di rivoluzione. Così l’hanno chiamata. In tanti ci hanno messo la "R" maiuscola, enfatizzando la futura storia che finirà sui libri di scuola con frasi come "Diremo ai nostri figli che c’eravamo! Sarà bellissimo!" Bellissimo, dicono i siciliani? Bellissimo sarebbe se quel popolo si fosse svegliato almeno vent’anni prima (o forse di più). Bellissimo sarebbe se quel popolo dentro la cabina elettorale avesse adoperato come arma di lotta la matita per scegliere uomini degni di rispetto e di fiducia. Bellissimo sarebbe se quel popolo invece di fermare i tir nei porti o alle entrate delle autostrade (dando la possibilità ai dirigenti d’azienda di licenziare i loro dipendenti che non hanno potuto raggiungere il posto di lavoro) li avesse guidati sotto le ville dei boss che da decenni governano l’Isola e decidono dei loro destini più dei governatori di regione. Bellissimo sarebbe se avessero seguito l’esempio degli studenti e degli insegnanti, che nel 2008 scesero in piazza per protestare contro la riforma della scuola proposta dal ministro Gelmini, perchè capirono all’istante che qualcosa non funzionava e che presto o tardi saremmo precipitati nel baratro più totale (e le previsioni furono esatte: ora scuola e università sono ridotte peggio delle casse dello Stato). Se al posto di quegli studenti (o magari insieme) ci fossero stati i camionisti, i pescatori, i pastori e tutte le classi lavorative che ora sono lì per le strade a danneggiare un popolo già irrimediabilmente compromesso dalla crisi (evviva l’ottimismo!) facendo così aumentare i fenomeni di sciacallaggio, forse Roma avrebbe cercato di agire. D’altronde quasi quattro anni fa governava ancora il "partito dell’amore"… loro avrebbero compreso, diversamente dai tecnici. E invece la miccia non si è accesa. Si è preferito aspettare che la frittata fosse ben fritta prima di essere servita a tavola. Non ci si accorge però che una volta in padella è impossibile recuperare le uova. Ma noi non siamo una frittata. Siamo esseri umani. Esseri capaci di amare tutte le creature: prima i nostri simili (economicamente parlando), e poi forse anche chi ha più di noi, ma non per leccare le parti basse, bensì per cercare di capire cosa faremmo noi al loro posto. Dove sono le proposte? La rabbia, la disperazione e la voglia di agire avrebbero comunque permesso, con il dovuto tempo a disposizione, di elaborare qualcosa. Ci sono solo i versi che intendono le lamentele di un popolo. I sardi sono capaci di distinguersi dai siciliani e dai "continentali" per la loro tenacia, il loro amore verso la propria terra che viene prima di quello verso il denaro: hanno tutte le carte in regola per attuare una vera protesta che porti un pò di amore anche al proprio popolo, non solo insidie e atti di vandalismo e di violenza. Se sono capaci di mettere in fuga un leghista invitato in una trasmissione televisiva per un dialogo pacifico, pronunciando con forza un semplice "Castelli, non rompere i coglioni a me!", allora possono fare molto, ma molto di più. Con senso dell’etica e di rispetto verso tutti, non solo verso se stessi! Senza abusare di alcun termine, come "rivoluzione", come invece hanno fatto in molti, dopo aver aperto gli occhi quando era ormai arrivata la notte.

Ilaria Del Fuoco