RADIO ZANCA: IL PD HA FATTO UNA SCELTA DI SISTEMA

C’è molta agitazione al Comune di Messina. Le cronache svelano il litigio fra il Pd e l’Udc. Ad agitare il “Forcone” il capogruppo dei democratici Felice Calabrò. Di quale genere di protesta debba trattarsi lo abbiamo intuito in questi mesi in Consiglio dove il partito di Calabrò ha tenuto in piedi il sindaco nonostante a parole ne chieda la rimozione. Per le stesse ragioni l’Udc non può dire in pubblico quanto gode dai risultati – modesti – conseguiti dalla Giunta Buzzanca. Una squadra di ex democristiani deve sempre mostrare ritegno nei confronti del sindaco anche se questo sindaco gli è ostico. Purtroppo i politici si sono disabituati da molti anni a una battaglia civile seria. Di solito, l’esser eletti a qualcosa o a decidere per la comunità rappresenta un momento di calma per le politica: riciclano il magazzino dei raccomandati, ripropongono per l’ennesima volta novità vecchie o vecchie idee, si collegano con qualche associazione usa e getta disposta ad accollarsi le spese di realizzazione. Insomma, niente di nuovo sotto il Ponte. Ma quando proprio non ne possono più di stare immobili e in silenzio ecco dal nulla alzarsi una voce: basta con il consociativismo. Basta con la spartizione dei pani e dei pesci. Basta con l’inciucio. E quella voce quasi sempre è stimolata dal potere. Perché il potere nella Messina narcotizzata e scartata deve lavorare per tutti: comandare, gestire, dividere e opporsi. Il SISTEMA deve supplire alla mancanza di indignazione e lo deve purtroppo fare con quello che passa… il SISTEMA. Capita così che nel deserto più arido l’indignato si ritrovi nel corpo scomodo di Felice Calabrò, il rivoluzionario più conservatore che ci sia. La rabbia dell’indignato Calabrò però non basta – non può bastare, ci mancherebbe pure – a togliere d’impiccio il SISTEMA alle prese con una situazione al limite del tragico se non del ridicolo (caso Buzzanca, dissesto Comune, emergenza Lavoro…), ma per ora lo stupore e l’indignazione a comando possono bastare, devono bastare per coprire un buco, l’ennesimo: una città in disarmo, ecco lo slogan perfetto. Se nel 2011 il Consiglio comunale sembrava qualcosa di più bisogna onestamente segnalare che nel 2012 invece si respira il nervosismo tipico delle grandi strategie: la posta in gioco è molto alta perché c’è poco da spartire se il Ponte ha perso il suo ruolo guida. Pensiamo a quel professore che in vista del Ponte aveva preteso di dare il via a nuovi corsi professionali e oggi senza Ponte quei possibili “vantaggi” finiranno nel cestino della scuola, come l’educazione civica, la legalità, la dignità di essere cittadini. Il fatto che la politica sia entrata in conflitto con i bisogni reali dei messinesi, con il rischio di negarsi opportunità, costituisce un unicum in Italia. In nessun altro luogo le politiche del sociale, hanno condotto alla ritirata del pubblico su emergenze vitali. Oggi bisogna domandarsi quanto credibile sia un partito (Pd) che si professa per la gente ma con la gente normale non ha nulla da dividere se non alla vigilia delle Amministrative dove chi si professa testimonial (Peppe Grioli e Felice Calabrò) non rappresenta nessuno se non se stesso. Un consigliere d’opposizione sepolto dalla sua stessa inadeguatezza e schiavo della sua vanità.