I COSTI DELLA POLITICA: DOPO AVER LETTO “SANGUISUGHE” LO SDEGNO AUMENTA

La pressione mediatica contro le pensioni e gli stipendi dei politici si fa sempre più pesante. Inoltre, tra gli italiani aumenta la consapevolezza che chi fa politica, ormai lo fa solo per lo stipendio e non per il bene comune. In questi giorni si legge spesso: la politica dia un segnale forte: che significa dimagrire i ricchi stipendi e soprattutto le pensioni. Sono convinto che la politica abbia un costo ed è giusto che chi amministra la cosa pubblica dev’essere retribuito. Pertanto non intendo associarmi a chi fa antipolitica di professione. C’è un inganno insinuato dal nuovo governo di Salute Pubblica ma anche da altre forze politiche, che intendo smascherare e rifiutare con forza: guarda che non sei stato il solo a fare i sacrifici ma li faranno anche i politici. Probabilmente alla fine toglieranno qualche privilegio alla cosiddetta casta dei parlamentari, ma questo non riuscirà a placare l’indignazione dei lavoratori che dovranno affrontare pesanti e assurdi “sacrifici”, mi riferisco in particolare alla questione dell’innalzamento dell’età pensionistica, che nell’immediato e nel futuro prossimo riguarderà i lavoratori nati nel 1952-53-54-55. Non condividevo il limite massimo dei 40 anni, figurarsi quello dei 42 della ministressa Fornero, che tra l’altro, per lei questo limite, significa uscire prima dal lavoro (una bestemmia per chi ha letto Sanguisughe di Giordano).
Proprio in queste vacanze natalizie ho avuto l’opportunità di leggere, l’ottimo e documentato, Sanguisughe. Le pensioni d’oro che ci prosciugano le tasche, edito da Mondadori, scritto dall’ex direttore de Il Giornale, Mario Giordano. Il testo parte da una pensione guinness, 0,78 centesimi: “un insulto, mentre lascia inalterati i supervitalizi dei parlamentari, il loro insindacabile diritto al cumulo, o agli assegni regalati a qualche burocrate d’oro, ebbene, noi non possiamo far finta di niente(…)Il libro nasce così, dalla voglia di non essere complici. Prima d’ora nessuno aveva mai tentato una descrizione completa e documentata degli scandali previdenziali, e adesso forse ho capito perché: se leggere le imprese della casta vi ha fatto arrabbiare, leggere le imprese delle sanguisughe vi farà arrabbiare ancora di più. Infatti scrive Giordano, troverete in queste pagine tanti dati, molti dei quali assolutamente inediti, che vi faranno torcere le budella”. Il libro di Giordano è pieno di numeri, dopo averlo letto se ne esce storditi; inizia con tre storie: il più ricco pensionato Imps d’Italia con 3.008 euro al giorno(90.246 euro al mese)In poche parole: in 48 ore prende dall’Imps quello che un pensionato al minimo prende in un anno”. La seconda è quella del burocrate più felice, un ex funzionario della Regione Sicilia, guadagna 1.369 euro al giorno (41.600 euro al mese), (496.139 euro l’anno).”Ciò significa – scrive Giordano – che guadagna quasi cento volte di più di un pensionato al minimo: quello che lui totalizza in ventiquattr’ore, l’altro ci mette tre mesi per averlo”. “Non ho rubato niente”, spiegava il nababbo previdenziale. “Ma il pensionato al minimo ha forse rubato qualcosa? E perché allora deve soffrire così?” La terza storia riguarda un politico eccellente, Giuliano Amato, 1.047 euro al giorno (31.411 euro al mese). Nel 1992 diceva, serve una riforma delle pensioni, con la sua manovra lacrime&sangue, fu il primo presidente del Consiglio italiano a tagliare le pensioni d’anzianità, dopo averle bollate come un’ingiustizia e uno spreco. Il Dottore Sottile ci invita ad essere virtuosi e a sapersi accontentare di poco, gli altri però, infatti scrive Giordano: “dal 1° gennaio 1998 incassa una pensione Inpdap da professore universitario di 12.518 euro netti al mese, cioè 22.048 euro lordi, che corrispondono esattamente a un totale annuo di 264.577 euro”. Amato però non si accontenta, scrive Giordano, così gli entra in tasca, una pensioncina da parlamentare (9363 euro) e almeno tre incarichi, due pubblici e uno privato. Alla fine, “stando molto stretti, il pensionato Amato si porterà a casa all’incirca 30.000 euro netti al mese. Non male, no? Almeno per un pensionato che ha passato gli ultimi tempi a chiedere tagli sulle pensioni altrui…” Sanguisughe prende di mira principalmente i politici e fa i nomi dei casi più eclatanti come quello del radicale che è stato ventiquattr’ore in carica, nemmeno una presenza in aula, eppure gli è valsa la pensione da quando aveva 44 anni, 3.108 euro lordi, 1733 euro netti al mese. E poi ci sono le doppie, triple, anche quadruple pensioni, evito di fare i nomi, ma sono abbastanza conosciuti, gente che sta in Parlamento, magari dal 1946. Cumulate, cumulate, qualcosa resterà, scrive Giordano. Poi ci sono le baby pensioni, il recordman nel 2006 a 42 anni ha ottenuto una ricca pensione di 8.455 euro al mese. In questi casi,“il termine ‘lavorare’, s’intende, va preso con le molle, se non altro per rispetto di chi lavora davvero”. Ma quanti contributi versano i parlamentari per ottenere la pensione? Per Giordano una frazione davvero infinitesimale: Montecitorio incassa 10 milioni di euro, Palazzo Madama 5 milioni. In totale 15 milioni incassati. Le pensioni erogate invece sono 219 milioni di euro. La differenza 204 milioni che si devono fare carico i portafogli degli italiani, che oltre a faticare sempre di più per avere una pensione, devono farsi carico anche di quella degli eletti in Parlamento. La ben documentata rassegna sulle pensioni non riguarda solo le varie caste, ma anche i comuni mortali cittadini, come la bidella della provincia di Messina pensionata a 29 anni, o il falso cieco che va a ritirare la pensione al volante della sua automobile, le presunte pensionate dell’agricoltura che giurano di aver passato anni a raccogliere “olive quadrate”. Allora, e concludiamo, “da questo desolante panorama emerge un’indicazione chiara – per Giordano – visto che continuano a chiedere tagli alle pensioni, non si potrebbe cominciare da qualcuno di questi privilegi?”.

DOMENICO BONVEGNA
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