Vanessa Morabito: Fatti dire che è impossibile e dimostra a tutti che puoi farcela. Dedicato a chi non si arrende mai!

Questa intervista con una giovane studentessa calabrese vuole essere uno stimolo a non arrendersi per le famiglie che arrivano con difficoltà a fine mese, quelle che faticano a rimanere unite, quelle che ogni giorno si confrontano con il delicato compito di educare i figli; i giovani in cerca di lavoro e i ragazzi sfiduciati che un lavoro nemmeno lo cercano più. E poi i poveri, gli scartati, i tanti sconfitti che la città ha messo ai margini…

 

Vanessa Morabito (Coordinamento CentroDestra Universitario – FIRENZE), la mancanza di opportunità di lavoro è il dramma del nostro tempo, specialmente per i giovani i quali, senza lavoro, non hanno prospettive e possono diventare facile preda delle organizzazioni malavitose. I politici promettono tanto durante le campagne elettorali salvo poi dimenticare le loro stesse parole. Quale potrebbe essere un gesto da parte del Governo Meloni come un primo atto concreto di un cambiamento?

Un primo segnale a mio avviso il Governo di Centrodestra lo sta già portando avanti attraverso un primo cambio di mentalità riguardo al mercato del lavoro ed all’occupazione giovanile!
Credo che la decisione annunciata in campagna elettorale e confermata dopo i primi 100 giorni di Governo, di procedere alla graduale cancellazione del RDC sia già un primo e vero segnale di cambiamento rispetto alla mentalità della sinistra.
Il Reddito di cittadinanza è a tutti gli effetti adesso solo uno strumento utile per prendere voti. Se da un lato per alcuni il Rdc è stata una scusa per non cercare lavoro, dall’altro è anche vero che ci sono tantissimi giovani volenterosi e pronti a impegnarsi.

Le istituzioni e le famiglie hanno un compito difficile, ma non impossibile: quello di pensarsi a servizio dei progetti di vita, scegliendo di non sostituirsi alle persone, ma di porre le condizioni per farle rifiorire e crescere. A esempio i tuoi genitori cosa ti hanno detto quando hai deciso di lasciare la tua terra per andare a studiare in un’altra regione?

I miei genitori avevano e hanno grande fiducia in me e quando io ho deciso di iscrivermi all’Università degli Studi di Firenze, venendo via dalla mia terra, la Calabria, mi hanno subito sostenuta. Eravamo, entrambi, ben consci che Firenze poteva darmi tante opportunità, che purtroppo giù non mi potevano essere garantite soprattutto nel mondo del lavoro. E io non volevo fallire. E’ stata per me un’esperienza importante, a livello umano e formativo. L’importante quando si parte in un progetto è crederci, altrimenti meglio star fermi.

Al centro della questione lavorativa va sempre posta la persona con la sua dignità: una società che non offra alle nuove generazioni sufficienti opportunità di lavoro dignitoso non può dirsi giusta. La tua opinione?

Il periodo storico che stiamo vivendo, soprattutto dopo la pandemia, è fra i più difficili. Oggi più che mai le aziende devono garantire ai giovani opportunità di lavoro che rispettino prima di tutto la dignità dell’individuo. Non sono mai stata per le cose facili. I sacrifici servono per crescere, ma ne devono valere la pena. Noi giovani ci meritiamo di essere valorizzati con posti di lavoro sicuri e che ci diano, anche, delle soddisfazioni economiche. Un giovane lavoratore che viene valorizzato può essere solo un valore aggiunto per l’impresa in cui lavora.

La Costituzione recita che tutti hanno il diritto allo studio. Perché allora non si dà la possibilità a tutti di accedere e si procede poi a selezionare nel corso dell’anno?

Purtroppo, nonostante la nostra Costituzione sia una fonte legislativa a cui si ispirano anche altri stati, non sempre quello che riporta nei suoi articoli viene, poi, effettivamente tramutato in realtà. Basti pensare all’art. 1 che fa riferimento al lavoro, ma poi alla fine soprattutto per noi giovani che vogliamo essere dei cittadini attivi, il lavoro non c’è!

La scuola ha subito tante riforme e ognuna ha modificato i diversi gradi di istruzione: quale a tuo parere ha funzionato e quale invece ha provocato disastri?

Ogni riforma della scuola può non sempre convincere.  La Riforma che, a mio avviso, ha regolato e organizzato al meglio il sistema scolastico Italiano è stata quella dell’ex Ministro Maria Stella Gelmini. La riforma è entrata in atto il 1° settembre 2009 per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre per la scuola secondaria di secondo grado tutto ebbe inizio il 1º settembre 2010. Le novità principali riguardavano l’introduzione di due nuovi licei (scienze umane e musicale e coreutico) e l’ampliamento del liceo artistico. Gli indirizzi e le sperimentazioni vennero ridotte da più di 750 a 20 per riportare chiarezza, mentre gli istituti tecnici furono a loro volta riformati per soddisfare le esigenze del mondo del lavoro. L’insegnamento della lingua inglese venne poi reso obbligatorio per tutto il quinquennio, e l’insegnamento delle materie scientifiche fu potenziato. La sinistra invece ha perso molte occasioni utili, solo con il Governo Renzi devo dire con la cosiddetta “Buona Scuola” furono fatte alcune scelte intelligenti. Le Riforme quelle mosse in passato da scelte ideologiche hanno soltanto portato danno o accentuato i problemi come nel caso della famosa Riforma Berlinguer  nota per i problemi che si sono creati nel rapporto scuola/ mondo del lavoro e nella cosiddetta gestione della parità scolastica, per non parlare di una autonomia scolastica mai attuata fino in fondo.

E’ possibile sperare che il tempo dei baroni stia finendo con una nuova generazione di docenti che sappia cambiare, anche nel rapporto con gli studenti, le nostre università?

A mio avviso molto è stato fatto con il ritorno al concorso unico Nazionale per i docenti. Con la scelta dell’allora Ministro Gelmini si è deciso di assestare un duro colpo al sistema dei Baronati. La novità consistette nell’abilitazione nazionale, senza la quale non si avrebbe potuto accedere ai posti di ordinario e associato. L’abilitazione veniva attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità. I posti poi sarebbero stati attribuiti successivamente a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati. C’è ancora oggi da lavorare su questo virus presente nei nostri Atenei, ma indubbiamente soltanto il Centrodestra ha avuto il coraggio di affrontare il problema.

Spesso riceviamo lettere o email di genitori che raccontano di avere figli con una o, addirittura, più lauree costretti a emigrare in altri Paesi o a vivacchiare di stage, master, lavoretti precari e saltuari. Vanessa hai in mente un piano B e C per il futuro?

Purtroppo, questo è un problema che prima o poi ogni studente universitario si pone. Non sempre noi laureati veniamo valorizzati, anzi negli ultimi anni si è scatenata una sorta di corsa contro il tempo, quindi molto spesso chi si laurea con qualche anno di ritardo o chi si specializza in particolari ambiti si ritrova dopo tanti sacrifici con nulla in mano. Siamo, perciò, costretti ad emigrare alla ricerca di lavori che ci garantiscano non solo una gratificazione dal punto di vista economico, bensì anche sul piano della crescita professionale. Non si può vivere di soli stage!

Come sorprendersi se poi la tendenza a considerare i giovani come i nuovi schiavi dell’epoca postmoderna, pronti a tutto, utili per i “lavoretti” ma non per un progetto di lavoro a tempo indeterminato, integrato nel sistema diventa purtroppo la normalità?

Non ci si deve infatti stupire! Adesso uno studente appena uscito dalla propria università se non vuole vivere dei soldi dei suoi genitori deve trovarsi un lavoretto in attesa di un posto stabile. Questa è la realtà. Io, però, confido che prima o poi questa visione cambi!

Noi siamo dell’idea che ognuno può e deve agire nel proprio ambito, piccolo o grande che sia, per rigenerare i progetti di futuro, la speranza e la fiducia, propria e delle persone che gli stanno vicino. Cosa ti fa credere che ce la farai nonostante tutto?

Come disse una volta Bebe Vio, schermitrice italiana, specialista del fioretto, campionessa paraolimpica: “Fatti dire che è impossibile e dimostra a tutti che puoi farcela.” Ecco questa è la frase che mi rappresenta maggiormente. Mai venire meno ai nostri sogni, anche se possono essere talvolta folli. Devo essere sincera, nel corso di questi anni non è sempre stato tutto facile e in salita. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di mollare e di tornare giù. Ho sempre cercato di essere il più indipendente possibile, ma studiare e lavorare non è per nulla facile. Adesso, a un passo dalla laurea posso dire che nonostante tutti i sacrifici e i pianti che hanno caratterizzato questi anni sono sempre più convinta del mio sogno, di non volermi arrendere. Vorrei, poi, dedicare un pensiero a tutti quei colleghi universitari che sono stati travolti da questo mondo e che hanno ceduto, come la studentessa della Iulm, e a tutti quegli studenti che a volte vorrebbero mollare, non lo fate, un ritardo, un esame non superato, un fallimento capita a tutti. Siamo forti!