
A Messina, si parla tanto di dittatura di Cateno De Luca. E’ riduttivo. La città sconta l’eredità di una seconda Repubblica incapace di modificare o sanare, i vizi ereditati dalla Prima. Né più né meno dei peccati di una relazione d’amore scabrosa. Pinuccio Puglisi, due lauree, in pensione dal 1 febbraio 2025, democristiano da sempre, appassionato di politica, già assessore al Commercio, più volte consigliere comunale e dell’allora settimo quartiere (la famosa gavetta di una volta) guarda dall’alto di un bastione ciò che accade nella città del Ponte, ed è schifato.
Come a dire: “eccolo il Comune normale che ci avevano promesso i rivoluzionari, si fa per dire”. Bisogna smetterla di perdere tempo su temi utopistici. Certe cose sono importanti solo se servono a risolvere la questione sociale, che è fondamentale e che è fatta di lavoro e previdenza sociale. La gente è spaventata, i commercianti sono preoccupati per la propria sopravvivenza quotidiana. A Messina si vive nella totale incertezza. Per acchiappare consensi e poltrone si sbandiera il progetto Ponte… Ma siete davvero sicuri che la presidente Meloni e il ministro Tajani lo vogliono? Ma sì, caro Pinuccio Puglisi, al dunque hai ragione tu, ma vogliamo parlare, per un solo momento del cosiddetto Sistema Messina?
Giochi di potere e di magia
Questa è la vera emergenza per lo sviluppo del territorio, altro che balli e feste per primeggiare alla voce divertimento. L’inciucio con i potentati locali non passa mai di moda: una palla al piede per tutta l’economia. E così abbiamo assistito al trasformismo, al matrimonio, tra rivoluzionari e padroni del vapore, al così fan tutti perché tutti tengono famiglia. Ieri, oggi e domani al grido caro a Francesco Guicciardini “o Franza o Spagna, purché se magna”… al punto da dover dire che Messina, lo Stretto, la Sicilia sono in un cul de sac. Ma laggiù, in fondo al sacco, Puglisi ci vede la faccia stralunata del cittadino dello Stretto che narcotizzato dai comunicatori del Sistema non capisce più a che santo votarsi. E il merito di questo casotto è dell’informazione che non informa, semmai addormenta le coscienze. Parafrasando Renzo De Felice si potrebbe sostenere che le guerre più tremende, da queste parti, si son combattute per un posto al sole per moglie e figli e amanti di un potente.
Pinuccio Puglisi che ricordi hai della cosiddetta Prima repubblica?
I padri costituente, la Costituzione… I miei ricordi sono legati a personaggi di grandissimo rilievo: da Almirante a Berlinguer. Da Fanfani ad Aldo Moro… e potrei continuare. Tutti politici di alto rango, gente di assoluto valore dal punto di vista politico…
Sicilia, Messina: che differenza noti tra il passato e l’attuale classe dirigente?
Se guardiamo a livello nazionale ci sarebbe da rabbrividire, per certi versi, perché è chiaro che le poltrone vengono affidate più per appartenenza di partito che per merito e questo è il risultato di una leadership che non è all’altezza per le sfide del presente. Stesso discorso per Messina: i giovani preparati restano ai margini, i più ambiziosi guardano all’estero dove il merito, naturalmente, trova spazio per le scelte. E poi è un problema generale perché non essendoci più i riferimenti politici, le segreterie, i parlamentari che difendono il territorio, non esiste più una classe dirigente. L’intesa va costruita sul territorio: a livella nazionale c’è un gioco troppo bloccato. Spesso e volentieri arrivano i diktat che fanno saltare delle possibili alleanze.
In chi ti rispecchi oggi o hai perduto ogni speranza?
Non ho perduto ogni speranza perché a me piace la politica, la politica è passione e quindi non ti puoi dimettere da una passione. Devo dire che non mi rispecchio in nessuno in particolare anche se mi piace ascoltare il governatore della Campania, Vincenzo De Luca; dei parlamentari nazionali considero il più intelligente e il più bravo, Matteo Renzi, ciononostante io non l’abbia mai votato.
Negli anni Novanta, post tangentopoli, ricordo lo slogan: Patria, famiglia, libertà, rigore morale. A essere generosi la definirei una battuta mal riuscita. Sei d’accordo?
Dopo tangentopoli non c’è stato più nulla. Lo slogan “Patria, famiglia, libertà” forse si riferiva alle famiglie dei parlamentari che sono tutti nei posti chiave. Del rigore morale, poi, meglio non parlare… Sì, direi che è stata una battuta mal riuscita.
La cosa più importante che hai imparato da questo mondo?
Pensavo che fosse una domanda banale e invece ho imparato che non bisogna assolutamente dare tutto se stessi e riversare la propria fiducia a persone che poi si rivelano diverse da quelle che tu immaginavi. E’ il prezzo che si paga.
Qualche idea per la rivincita?
Nessuna idea in particolare se non quella di continuare a seguire la politica nazionale e locale anche se son fuori dai giochi di potere o dai giochi di prestigio.
Corre voce che l’Università di Messina, con la rettrice Giovanna Spatari, si stia preparando alla scalata di Palazzo Zanca. Una boutade?
Credo che questo sia un argomento che non mi appassiona e non mi interessa assolutamente.
Di fronte allo spappolamento della tronfia sicumera dei potentati cerchiamo solo di non farci contagiare dalla propaganda di Cateno De Luca. Crisi e doppiopesismo nell’informazione?
L’informazione a Messina, a parte qualche mosca bianca, è cloroformizzata. Ma mi rendo conto che anche i giornalisti tengono famiglia!
La questione sociale in Sicilia: la gente è spaventata per la propria sopravvivenza quotidiana. A Messina si vive nella totale incertezza: attività commerciali che chiudono, giovani che emigrano, professionisti in fuga. Meno male che a calmierare gli animi ci sono MessinaServizi Bene Comune, Messina Social City, Amam, Atm… anche se gli avversari del sindaco li bollano come il pozzo di San Patrizio di Cateno De Luca. Che idea ti sei fatto?
L’onorevole Cateno De Luca agisce o ha agito, legalmente in maniera indisturbata in tutti questi anni con un pallido bla bla bla delle opposizioni, si fa per dire, che sarebbero potute o dovuto essere molto più incisive. E poi, sarebbe bene che altri palazzi aprissero gli occhi e vedessero, cercando di capirne di più su ciò che accade in città, di quanto capiscono i poveri cittadini, me compreso.
La piazza è un modo democratico per parlare ai cittadini e a chi amministra i Palazzi?
Ormai i social hanno preso il posto delle Piazze. A Messina assistiamo solo alle manifestazioni del Gay pride e dei No Ponte. Tutto il resto, pettegolezzo compreso, va sui social. Tutto si potrà dire sui messinesi tranne che non sappiano sdrammatizzare. Il sindaco Basile reagisce con una querela, il cittadino ha sempre in canna un post irriverente. Chi non accetta l’ironia fa un pessimo servizio a se stesso!
Uno dei miei tanti dubbi è di chi fidarsi, a quale istituzione affidare la crescita, l’educazione, la totale fiducia?
Personalmente, non ho fiducia in nessuna istituzione a livello locale. Non saprei dare una risposta!
Un tema che mi sta molto a cuore è quello della responsabilità individuale, della propaganda, del conformismo collettivo e dell’indifferenza che, spesso, anestetizza il nostro sentire e ci paralizza, impedendoci di agire per ‘fare la differenza’. Quanto è importante saper leggere le notizie che i giornali, le televisioni ci propinano come primo piatto nei loro notiziari?
La responsabilità individuale, la propaganda, il conformismo e l’indifferenza: noi ci giriamo dall’altra parte proprio per la disperazione che c’è in giro, si fa finta di non vedere. Ci si tura il naso proprio per le prepotenze, le angherie di questi potenti di turno che fanno il bello e il cattivo tempo. E per quanto riguarda le notizie che ci fanno leggere sui giornali e vedere le televisioni – due pesi e due misure – quello poi spetta a noi fare una scrematura e togliere quella parte politicizzata che c’è in tutte le trasmissioni televisive e in tutti i Tg locali, regionali e nazionali. Se è questa l’informazione, beh, a me non sta bene.