Alba Fucci: E’ il cervello a fare la differenza, non il genere

La nostra quotidianità ha ritrovato la luce dopo una lunga quarantena. La vita ha ricominciato a scorrere: l’Italia s’è desta tuona Mameli. Da Nord a Sud però la precarietà colora di grigio l’esistenza di tante famiglie: la sicurezza di un posto fisso, la professione tanta sognata è un lusso che non tutti i giovani si possono permettere di attendere. Eppure, domani è un altro giorno.

Il succo della questione è che oggi più di ieri è importante capire quale sia il nostro posto nel mondo: esperienze, percorsi, intuizioni. Insomma, il tempo in questi casi è una variabile relativa, per qualcuno una mission impossibile. Nella vita di molti di loro i giorni passano in bianco e nero per altri si colorano di verde, simbolo di speranza, solidità, stabilità, equilibrio, forza e costanza. La vita non aspetta i tempi della politica: l’orologio non è fermo.

Nemmeno Alba Fucci, la protagonista della nostra storia, è ferma: ha già iniziato a camminare. Prossima dottoressa magistrale in Economia e Management, discuterà la tesi nella sessione di Giugno. Attualmente lavora per la Sei Spa, una società made in Andria che si occupa di luce e gas, presso la quale svolgo attività di front desk e assistenza tecnica da quasi 3 anni.

 

Qual è la cosa più sorprendente che ha scoperto lavorando per una società che si occupa di luce e gas?

E’ un grande settore in trasformazione perenne, motivo per il quale è destinato a durare per sempre. Le utilities del settore, cioè le aziende che trasformano e distribuiscono l’energia, hanno mutato obiettivi e missioni negli anni per stare al passo con le “nuove rivoluzioni industriali” e con l’evoluzione della tecnologia. Insomma, un settore davvero entusiasmante in cui di sicuro non ci si annoia!

I professori della comunicazione sociale quando parlano della vostra generazione vi definiscono fragili, fluidi, pieni d’ansia. Ma forse voi siete quel che siete e basta.

Albert Einstein diceva “Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido”, la nostra generazione è frutto di questo costante giudizio e pregiudizio che innesca appunto ansia e fragilità. Non si può pensare di diventare bravi in qualcosa senza sbagliare, piuttosto bisognerebbe insegnare ed incentivare a sbagliare, perché è così che si apprendono molte cose.

La scuola ha subito tante riforme e ognuna ha modificato i diversi gradi di istruzione: quale a suo parere ha funzionato e quale invece ha provocato disastri?

La scuola è un’istituzione relativamente recente, nata nell’età moderna e affermatasi solo nell’Ottocento, quando grazie ai finanziamenti statali i cittadini potettero godere di istruzione di diverso livello.

Un’istituzione, quella scolastica, in continua evoluzione e credo che, a prescindere dalla mia ideologia politica, la cosiddetta “Buona Scuola” si sia rivelata un’ottima occasione di “crescita” rispetto a tante altre. Nel 2015, con la Legge 13 luglio 2015 n.107 promulgata durante il governo Renzi, vennero elevati i compiti e i poteri dei dirigenti scolastici, visti come “leader educativi” e per gli studenti, venne introdotta la possibilità  di personalizzare, a seconda degli obiettivi di studio o lavorativi e se previsto dall’istituto di appartenenza, il piano di studi. L’alternanza scuola-lavoro venne resa obbligatoria agli studenti provenienti da qualsiasi istituto e non più riservata solo a quelli provenienti dagli istituti tecnici. Anche la formazione dei docenti in servizio venne resa “obbligatoria, permanente e strutturale“.

Aver studiato Economia e Management aiuta a mantenere un equilibrio?

Il mio percorso di studi si è rivelato interessantissimo e soprattutto al passo con i tempi attuali. In questo periodo di crisi economica su scala mondiale, diventa indispensabile avere elementi che permettano di comprendere cosa stia accadendo e perché; inoltre le competenze acquisite sono spendibili in diversi ambiti: aiutano a comprendere i meccanismi economico-sociali di tutti i giorni; insegnano ad interessarsi a tematiche attuali e consentono di approfondire anche il mondo del diritto, delle risorse umane e della programmazione aziendale.

Al centro della questione lavorativa va sempre posta la persona con la sua dignità: una società che non offra alle nuove generazioni sufficienti opportunità di lavoro dignitoso non può dirsi giusta. La sua opinione?

Io mi ritengo molto fortunata! Attualmente lavoro per la Sei Società Energia Italia Spa, una società made in Andria da quasi 3 anni.

Sono stata scelta dopo un colloquio e successivamente a un  periodo di tirocinio mi è stato offerto un contratto di lavoro a tempo indeterminato, con retribuzione e diritti che spesso non ritrovo nelle esperienze lavorative riportatemi da colleghi di settore, amici e conoscenti. Spesso si è sottopagati, ci si ritrova a lavorare in ambienti malsani e la meritocrazia resta un’utopia…

Raccontando voi ragazze ci siamo fatti l’idea che oggi (finalmente) rivendicate il vostro spazio, insomma vi fate sentire…

E’ il cervello a fare la differenza, non il genere…

Sei ambiziosa?

Nella mia vita l’ambizione mi ha sempre accompagnata, motivo per il quale, dopo la laurea triennale nel 2016 ed un Master universitario di primo livello in Management Aziendale, ho deciso di proseguire con una laurea specialistica in Economia e Management.

Non so cosa mi riserverà il futuro ma di sicuro ho tanta voglia di crescere professionalmente, apprendere, mettermi in gioco e magari di sperimentarmi in nuovi ruoli.

Non ti dà fastidio che i media, in genere, quando si tratta di personaggi femminili, leader politici durante un importante incontro, diventano l’occasione per parlare del loro aspetto fisico. Non succede mai quando si tratta di uomini…

L’Italia è uno dei paesi europei dove la disparità di genere incide maggiormente.

Ancora oggi ci si ritrova più a parlare di ciò che indossava “la politica” di turno che del suo “operato”.

È risaputo che la televisione italiana spesso rappresenta la donna attraverso categorie stereotipate…nelle pubblicità ad esempio, ritroviamo sempre la bella e sexy, mamma e moglie modello, oberata da mille impegni. Il cliché della donna che cucina per il marito che torna dal lavoro si ripresenta puntualmente, ancora oggi.

Se i media in primis cominciassero a mostrarci un’altra storia forse determinati retaggi culturali comincerebbero a scomparire…

I social hanno preso il posto della piazza: non si sente manipolata dai giudizio del web o vive tutto con ironia?

Credo che i social non siano un male anzi, spesso è maldestro l’utilizzo che ne facciamo. Grazie ai social raggiungiamo persone e luoghi distanti, facciamo sentire la nostra voce. I social manipolano se glielo permettiamo, vanno comunque usati con “cautela”.

Le fake news, l’invadenza dei social, la sfiducia crescente nell’informazione ufficiale e il problema dell’infodemia, l’incapacità di ascoltare… E potremmo continuare. Perché non si va più in  profondità e cogliere l’essenza di ciò che si racconta?

La pubblicazione e diffusione di notizie false è diventata in questi anni un fenomeno dilagante, capace di danneggiare gravemente privati e aziende. Bufale e disinformazione sono molto pericolose quando riguardano tematiche delicate, come ad esempio “la salute” e spesso non è facile distinguerle tra milioni di informazioni.

Spesso “beviamo” qualsiasi cosa per superficialità, distrazione… dovremmo imparare proprio ad andare in fondo alle cose, documentarci e informarci specie prima di dare un parere su qualcosa.

Che cosa ti inquieta di più?

I rimpianti, i sogni non realizzati e la paura di non riuscire a fare tutto ciò di cui ho bisogno in questa vita!!

Spesso riceviamo lettere o email di genitori che raccontano di avere figli con una o, addirittura, più lauree costretti a emigrare in altri Paesi o a vivacchiare di stage, master, lavoretti precari e saltuari. Alba come guarda al futuro: con paura, leggerezza, fiducia nel destino?

Ho imparato ad apprezzare quello che ho non tralasciando mai l’ambizione e la voglia di fare che mi contraddistinguono. Ho fiducia nel destino e nelle persone che mi circondano e non sento l’esigenza di lasciare il mio paese ma, se avessi avuto un percorso di vita e lavorativo diversi, molto probabilmente ora sarei chissà dove a risponderle in maniera diametralmente opposta.