L’ITALIA S’È DESTA CONTRO SINNER

Italy's Jannik Sinner celebrates with the Norman Brookes Challenge Cup trophy after defeating Russia's Daniil Medvedev in the men's singles final match on day 15 of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 28, 2024. (Photo by Martin KEEP / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --
Tutti bravi a fare i froci con il culo degli altri. Frase sicuramente non elegante e politicamente scorretta, ma che rende bene l’idea di quanto sta accadendo. Parlo dell’Italia che s’indigna perché Jannik Sinner ha annunciato di non giocare a Bologna la Coppa Davis. L’immagine del “traditore” la trovate nei commenti dei giornali e dei social che permettono a ognuno di fare sapere che cosa pensa.
La polemica che serve a risvegliare l’amor di Patria, solitamente appisolato, della maggioranza degli italiani mi ha ricordato immediatamente il vecchio detto con il quale ho cominciato questo post. Il miglior tennista del mondo è accusato di pensare unicamente ai propri guadagni fregandosene invece degli interessi della Paese dove è nato.
In non pochi, poi, sono precipitati nel ridicolo mettendo in discussione addirittura la sua nazionalità. In breve, quando il “rosso” diventa numero uno al mondo, quando vince a Wembley, quando batte quello che sarà il suo eterno rivale, Alcaraz, e a vince negli Emirati la racchetta d’oro e la moneta più alta nell’Universo tennistico, non si discute nemmeno: è italiano, l’orgoglio nazionale, l’inno che rimbomba in tutti i televisori dello Stivale e tutte le balle che ne conseguono. Se rinuncia alla Davis invece è austriaco. Fate voi quanto si riesce a far ridere.
Per non annoiarvi troppo, vi spiego perché sto scrivendo queste righe. Credo che le polemiche nascano da un equivoco: pensare che il tennis di oggi sia quello di Panatta o addirittura quello di Pietrangeli. E questo vale per tutti gli sport non di squadra. Gli sportivi del terzo Millennio, devono essere atleti, ma prima ancora amministratori delegati della propria azienda. Hanno dei dipendenti e un bilancio con il quale fare i conti dopo ogni impegno, hanno degli sponsor che danno molto ma che pretendono molto. E un calendario fitto di impegni che vanno onorati programmando tutte le tappe. E questo prevede una preparazione tecnico-scientifica per salvaguardare il più possibile il fisico dell’atleta, sottoposto allo stress dei vari tornei, ai continui cambi di fuso orario e a lunghe ore di viaggi.
Un meccanismo molto complesso che ogni settimana deve guardare al ranking mondiale nella stesso modo dii un grande imprenditore che guarda alle Borse mondiali.
Facile, quindi, dire che Sinner ha tradito l’Italia. È un immenso campione obbligato, per rimanere tale, a mandare avanti la propria azienda. Della quale non siamo azionisti.
Nicola Forcignanò