Grazie Renzi: la tua presenza rottama i rottamatori

di Nicola Currò

Uno dice: meno male sono arrivati i rottamatori, speriamo facciano la rivoluzione. Poi li osservi muoversi nella realtà e pensi: boh… magari la rivoluzione no, però saranno innovatori? Non proprio. Audaci? Figuriamoci. Portatori di una nuova visione del mondo? Non ne parliamo.
Ci avevano promesso la rottamazione, c’hanno dato la restaurazione! Anche a Messina si erano presentati come coloro che avrebbero rivoluzionato il Pd e il modo di fare politica in città, invece ci hanno rifilato come sindaco Renatino nostro e poi, nonostante il loro continuo ripetere che sono distanti anni luce da Francantonio Genovese, si sono accordati per eleggere segretario provinciale uno tra i più genovesiani sindaci della provincia di Messina. Rottamatori, come Renzi, ma più spietati del sindaco di Firenze: così si presentavano. Qualcuno c’ha creduto. Qualcuno ancora ci crede (il numero però si assottiglia di giorno in giorno!), per i renziani dello Stretto però l’epilogo che fu di Robespierre sembra dietro l’angolo. Il fallito assalto alla diligenza piddina messinese dei giorni scorsi, compiuto con armi talmente spuntate che i banditi si sono presto trasformati in gazzelle inseguite da inferocite e affamate tigri; la clamorosa marcia indietro dopo il sostegno dato a Renatino nostro; la totale irrilevanza nelle assemblee provinciali; la più assoluta mancanza di idee da proporre ai cittadini; il continuo ricercar poltrone e, ciliegina sulla torta, il sostegno che inevitabilmente Francantonio Genovese darà a Renzi per l’elezione alla segretaria del Pd, stanno fiaccando e non poco il morale anche dei più tenaci sostenitori dei renziani dello Stretto.
Loro, i renziani della prima ora, c’avevano provato ad allargare la propria ristretta cerchia, imbarcando politici del livello dell’on. Laccoto, dell’on. Panarello, ma questi, da politici navigati quali sono, cresciuti alla scuola democristiana uno e a quella comunista l’altro, quando si è presentato il momento di scegliere hanno scelto nel modo loro più congeniale. Perché sì gli ideali vanno bene, ma poi bisogna guardare al concreto e rimanere a mani vuote non fa mai piacere a nessuno. Certo, i renziani potevano comunque presentare una loro candidatura alla segreteria provinciale del Pd, ma realismo ha consigliato prudenza. Prudenza seguita dalla solita conferenza stampa, indetta per ripetere il solito mantra, secondo il quale loro sono i buoni e tutti gli altri cattivoni che si comportano male.
Oggi la rottamazione sembra un lontano ricordo e la sensazione di trovarsi di fronte a un vera e propria restaurazione si fa ogni giorno più angosciante. Un incubo, per Messina e i Messinesi! Perché, diciamocelo chiaramente, coloro che si professano renziani fanno parte di quella generazione che ha avuto tutto, ma che fino a oggi poco o nulla ha combinato. Siamo in presenza di personaggi che hanno alimentato le proprie vanità e le proprie manie di protagonismo foraggiandosi nel sottobosco della politica, frequentando le segreterie politiche, chiedendo posti da ricoprire e offrendo in cambio favori e riconoscenza. Riconoscenza che inevitabilmente viene a mancare quando i posti da ricoprire non sono più garantiti. Qualcuno potrà obiettare che questa è un’analisi troppo spietata, ma c’è qualcuno in grado di esporre un’idea che sia una avanzata dai renziani che avesse l’obiettivo di affrontare e risolvere almeno uno dei problemi della città? Sostengono d’aver cambiato l’Italia: probabile non ce ne siamo accorti. Ma se davvero l’hanno cambiata, ognuno giudichi se in meglio o in peggio… vista la difficilissima situazione che sta vivendo il nostro Paese.

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