Umberto Bossi, viale del tramonto del cavaliere padano che si volle crociato

In principio era ‘il Senatur’. Appellativo divenuto mitico che per certe somiglianze fisiche del personaggio, la magrezza e la ‘triste figura’, facevano accostare idealmente Umberto Bossi a una rilettura padana del don Chisciotte. Ad aiutare questa immagine era la solitudine del ‘senatur’ che neo cavaliere errante (e solitario senatore padano nel Senato italiano, eletto nel 1987 insieme al fido Giuseppe Leoni alla Camera) si lanciava nella impari lotta contro i centralisti (e ladroni) romani. Ma in principio, nel senso dell’inizio di tutto, c’è un Bossi che all’università di Pavia, dove frequenta il corso di medicina, incontra Bruno Salvadori dell’Union Vadotaine che lo introduce alle teorie autonomiste (e un po’ separatiste). E’ una svolta radicale perchè in precedenza Bossi era stato nel gruppo comunista del Manifesto e poi nel Partito di unità proletaria per il comunismo. Successivamente nell’Arci e in movimenti ambientalisti. Con Salvadori, Bossi scopre gli ideali e le politiche autonomiste e federaliste che lo segneranno per il resto della vita.
Il futuro Senatur ha la sua iniziazione come inviato di Salvadori alle riunioni dell’Unione ossolana per l’autonomia (U.O.P.A.), movimento autonomista della Val d’Ossola. Sulla base di questa esperienza nel 1980 Bossi crea la sua prima sigla politica l”Unione Nord Occidentale Lombarda per l’Autonomia’ (U.N.O.L.P.A.). E’ l’anno in cui insieme con Salvadori e Maroni fonda la societa’ editoriale Nord-Ovest, che edita l’omonima rivista ‘Nord Ovest’. L’8 giugno 1980 Salvadori muore in un incidente automobilistico, lasciando Bossi a ripianare da solo i debiti del giornale. Due anni piu’ tardi, nel 1982, Bossi, assieme a Roberto Maroni e Giuseppe Leoni, fonda la ‘Lega Autonomista Lombarda’ di cui viene eletto segretario nazionale. E per diffondere le idee autonomiste crea un nuovo giornale, ‘Lombardia Autonomista’. Il primo numero esce nel marzo 1982 come supplemento di ‘Rinascita Piemontese’. Sulla base di queste esperienze, Bossi si presenta alle elezioni politiche del 1983 in alcune circoscrizioni della Lombardia insieme ad altri autonomisti sotto il simbolo della ‘Lista per Trieste’, senza essere eletto (nella circoscrizione Varese-Como-Sondrio ottiene solo 157 preferenze). Il primo vero salto di qualita’ e’ l’anno successivo: il 12 aprile 1984 fonda la ‘Lega Lombarda’. La neonata formazione politica autonomista partecipa alle elezioni europee che si tengono in quell’anno in alleanza con altri movimenti regionali e autonomisti, quali la Liga Veneta, il Partito del Popolo Trentino Tirolese e il Moviment d’Arna’ssita Piemonte’isa. Il nome della coalizione e’ ‘Liga veneta – Unione per l’Europa Federalista’. Bossi questa volta ottiene un consenso piu’ largo: 1.630 preferenze.
Alle elezioni amministrative del 1985 il movimento elegge i primi rappresentanti nei comuni di Varese e Gallarate e nella provincia di Varese. Non ha successo invece alle elezioni regionali.
Alle elezioni politiche del 1987, Bossi viene eletto per la prima volta senatore.
Da questa data esce dagli scantinati paracospiratori e dalle piccole sagre di paese e comunque dalle brume padane per iniziare una incredibile (e per molto tempo incompresa) ascesa politica che lo portera’ a creare un partito nuovo e ad ‘occupare’ socialmente e culturalmente (al di la’ del facile folklore da Asterix e Obelix) larghi strati della popolazione del Nord.
Un processo che porterà ad una sorta di identificazione mistica del ‘popolo padano’ con il suo capo e con l’idea di una Repubblica del Nord che recuperi i legami (improbabili e immaginifici) con un passato eroico, da Giussano (con il suo Carroccio) e su su fino alla notte dei tempi celtici e druidici. Con questa ‘cultura’, alla fine degli anni ottanta, Bossi porta avanti il suo progetto politico di unire i vari movimenti politici autonomisti dell’Italia settentrionale (Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemont Autonomista, Partito Popolare Trentino Tirolese, Uniu’n Ligure, Lega Emiliano Romagnola, Alleanza Toscana), arrivando alla creazione dell’Alleanza Nord alle elezioni europee del 1989. Il 4 dicembre di quell’anno Bossi fonda pero’ la Lega Nord, di cui e’ subito nominato Segretario federale al raduno di Pontida. Alle elezioni politiche del 1992 Bossi viene rieletto, ma questa volta alla Camera e con un plebiscito di 240.523 preferenze. Il 1992 e’ anche l’anno in cui esplode Tangentopoli, con un Bossi fra i piu’ calorosi sostenitori del ‘pool mani pulite di Milano’, cioe’ dei magistrati della Procura di Milano non ancora diventati persecutori giustizialisti e forcaioli. Emblematica fu, alla Camera dei deputati, la celebre agitazione di una corda col cappio da parte di Luca Leoni Orsenigo. Ma anche Bossi e la sua Lega Nord vengono coinvolti: nel 1993 per una questione legata a un finanziamento illecito di duecento milioni di lire, ricevuti dagli allora dirigenti del colosso chimico Montedison. Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont, Bossi ammettera’ il finanziamento illecito tramite una tangente ricevuta dalla Montedison. Nel 1995 viene condannato per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti a 8 mesi, pena confermata in appello nel 1997 e in Cassazione l’anno dopo. Sono gli anni cruciali che si sovrappongono con la nascita di Forza Italia di Berlusconi, col quale (al Nord) si alleera’ alle politiche del 1994. Nonostante sia deputato, Bossi e’ sempre il Senatur e si presenta come il pilastro su cui poggia il Polo delle liberta’ (al centro-sud Forza Italia e’ alleata con la neonata An): pilastro che verra’ tolto da Bossi dopo sei mesi con un ‘ribaltone’ che provochera’ la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Dini. Tutto il resto e’ storia nota a tutti, con un progressivo riavvicinamento di Bossi e della Lega Nord a Berlusconi fino a ritornare al governo nuovamente alleato col Cavaliere. Sono gli anni dell’ingresso nelle istituzioni dei leghisti che ricoprono diversi incarichi parlamentari e di governo. Ma nonostante questo al centro della Lega Nord, sia come partito sia come ‘popolo’ resta sempre lui: il capo sempre piu’ carismatico. Il capo che arriva a ideare un rito liturgico dal sapore pagano come quello della salita al Monviso per trarre forza dal dio-Po e arrivare a benedire le acque del mare a Venezia con l’ampolla riempita con le sacre acque della sacra fonte del dio-Po. Sono anni piu’ che ruggenti che sono caratterizzati da un’ascesa che pare inarrestabile, al punto di creare qualche ombra anche nell’alleato Berlusconi. Poi improvvisamente la malattia che limiterà gravemente la sua salute: è un ictus che lo colpirà l’11 marzo 2004. Il resto, le nomine a ministro, le cene del lunedì con Berlusconi, gli appuntamenti padani con leghisti vestiti da vichinghi, sono cronaca nota e attuale. Una cronaca che lentamente ha portato ad una sorta di ‘gotterdammerung’, la caduta degli dei padani che si sono scoperti uguali ai loro odiati nemici romani. Il tutto in un’atmosfera decadente che rivela la pochezza culturale, ma anche le motivazioni sociali del movimento fondato su un misto di frustrazioni, di egoismo sociale e di velleitarismo, sfociati in un populismo che ora mostra di ricadere e ‘mangiare’ chi lo ha inventato. Alla fine di questo percorso ancor piu’ si evidenzia la somiglianza con la ‘triste figura’ del cavaliere della Mancia, senza avere pero’ la consolazione di una padana Dulcinea.