Rinunciare a egoismo non è reprimersi ma liberarsi

"La mentalità contemporanea dice che bisogna dar sfogo ai nostri desideri, alla spontaneità, sostiene che ogni forma di rinuncia è un modo per reprimere qualcosa di noi e che questo non solo è ingiusto ma pericoloso. Rinunciare ad essere noi la misura delle cose, superare lo spasimo di vivere al centro dell’attenzione, di essere venerati, non è reprimersi ma liberarsi". Lo ha detto il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, durante l’omelia della messa celebrata nella cattedrale del capoluogo ligure in occasione del giovedì santo.

"Non è la personale soddisfazione che feconda la nostra vita, che le dà dignità e valore, che ne misura la qualità ma -ha sottolineato Bagnasco- l’essere utili agli altri e questo significa uscire da sé per andare incontro al prossimo. E’ uscire da una logica angusta e fragile, dalla superbia che ci fa credere grandi, per entrare in un orizzonte umile e vero, dove mettersi gli uni al servizio degli altri è felicità e forza".

Secondo il presidente della Cei, "l’egoismo nasce dalla superbia, è ansioso per il proprio benessere materiale e psicologico, vuole avere e possedere, genera debolezza perché rincorre le opinioni mutevoli altrui, prevarica sugli altri perché li vede come concorrenti e non come fratelli. La capacità di sacrificio e di dono -ha proseguito- non mortifica la persona ma la fa crescere in profondità".

Per questo "non dobbiamo farci condizionare dalla mentalità corrente ma -ha concluso l’arcivescovo di Genova- dobbiamo reagire e vivere quel sereno non-conformismo cristiano che ricorda il Santo Padre Benedetto XVI".