‘La grande bellezza’ del movimento femminile: Cappelletti e Soncin a Trento per il Festival dello Sport

La presidente della Divisione Serie A Professionistica e il Ct della Nazionale ospiti dell’evento organizzato dalla Gazzetta dello Sport. Con loro le calciatrici del Milan Bergamaschi e Soffia…

Dalla ‘grande bellezza’ al ‘nuovo inizio’, questi i titoli scelti per la sesta edizione del Festival dello Sport di Trento e per l’evento dedicato al presente e al futuro del calcio femminile. Un perfetto connubio che ha fatto da filo conduttore al dibattito sulle prospettive del movimento e della Nazionale, al quale hanno partecipato la presidente della Divisione Serie A Femminile Professionistica Federica Cappelletti e il Ct Andrea Soncin. Insieme a loro, il capitano del Milan Valentina Bergamaschi e la sua compagna di squadra Angelica Soffia.

La tavola rotonda, moderata dalla giornalista Alessandra Bocci, si è svolta davanti a un pubblico numeroso ed eterogeneo. Tanti i temi trattati: dal bilancio sul primo anno di professionismo agli investimenti per lo sviluppo del settore, fino ad arrivare alla visibilità del campionato e ai prossimi difficili impegni che attendono le Azzurre. “Il nostro calcio ha bisogno del sostegno di tutti – ha dichiarato Cappelletti – i fondi per lavorare e allargare la base stanno arrivando e arriveranno. Oggi per la prima volta si è vista una partita di Serie A, Roma-Inter, in chiaro su Rai 2. È un dato molto significativo. Questo campionato è più equilibrato dei precedenti e voglio sottolineare che la Federazione e i club stanno facendo un grande sforzo. Abbiamo un partner importante come eBay che crede nel movimento e ci supporta, ma cercheremo di aumentare l’appeal del movimento per lavorare sempre più in autonomia a livello economico”.

L’obiettivo è quello di fare in modo che non ci sia più l’anacronistica e sbagliata distinzione tra calcio maschile e femminile. Il modello è la Spagna, “che è cresciuta in maniera esponenziale in poco tempo. Penso che lavorando in questa direzione in pochi anni riusciremo fare lo stesso percorso”, ha aggiunto la presidente della Divisione. Un concetto espresso anche dal neo Ct, che ribadito ha di aver non aver avuto alcuna esitazione nell’accettare l’incarico. “Ho accettato subito per il prestigio di questo ruolo – ha sottolineato Soncin – il calcio è uno solo e si basa sulle emozioni che vengono trasmesse al pubblico, ma a livello culturale qui in Italia dobbiamo ancora metabolizzare questo modo di pensare. Dal punto di vista metodologico, la Spagna e le altre nazionali di primissima fascia hanno investito molto nelle infrastrutture e formazione delle giovani calciatrici. Quando faremo questo ulteriore step saremo in grado di competere alla pari con le selezioni più forti”.

Un percorso, quello indicato dal cittì, che richiede tempo, ma c’è fiducia perché “la disponibilità delle ragazze è incredibile, ci danno la forza e la fiducia che si possa fare qualcosa di unico anche contro le campionesse del mondo”, ha concluso. “Il mio primo desiderio sarebbe non sentire più parlare di Milan femminile e maschile. Facciamo lo stesso sport, vorrei che si superasse la distinzione di genere”, queste le parole di Bergamaschi, capitano rossonero (ieri ha raggiunto le 100 presenze con il club) e senatrice azzurra, che non vede l’ora di affrontare i prossimi impegni di Nations League. “Non abbiamo nulla da invidiare alla Spagna e alla Svezia, siamo convinte di riuscire a dimostrarlo fin dalle prossime gare”.

La strada è quella giusta, ne è convinta anche Angelica Soffia. “Le nuove generazioni possono beneficiare di strutture e di un’attenzione da parte delle società che qualche anno fa non ci potevamo nemmeno sognare. Di conseguenza il livello tecnico e atletico delle calciatrici si è alzato e ora abbiamo tutti gli strumenti per fare bene e rendere al massimo”. L’esterna rossonera è entrata nel giro della prima squadra da giovanissima, un cammino reso possibile grazie al sostegno della famiglia. “Li ringrazierò sempre, i miei genitori sono i miei idoli. Mia madre all’inizio era scettica ma poi, vedendo la felicità con cui giocavo, è diventata la mia prima tifosa. Mio padre mi è sempre stato accanto, quando ero molto piccola mi sedevo sulle sue ginocchia e mi leggeva la Gazzetta dello Sport. Impossibile non ereditare questa passione”.