Fallimento Qui!Group: arrestato il fondatore Fogliani

Fallimento Qui!Group – I finanzieri del Comando Provinciale di Genova hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova nei confronti di sei soggetti – indagati a vario titolo per i reati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio e truffa aggravata – nell’ambito delle indagini sul fallimento di una nota società genovese operante a livello nazionale.

Nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento Qui!Group è stato arrestato Gregorio Fogliani, presidente e fondatore della società di distribuzione dei buoni pasto utilizzati anche dalla pubblica amministrazione. Agli arresti domiciliari anche la moglie di Fogliani Luciana Calabria e le due figlie Chiara e Serena e due manager Qui!Group, Luigi Ferretto (amministratore delegato) e Rodolfo Chiriaco (consisligere delegato). L’indagine, condotta dai finanzieri del comando provinciale di Genova è per bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio e truffa aggravata. Le fiamme gialle stanno eseguendo un sequestro preventivo su conti, immobili e disponibilità finanziarie per 80 milioni di euro.

 

Contemporaneamente, le fiamme gialle hanno dato esecuzione anche a un sequestro preventivo disposto dall’Autorità Giudiziaria su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di 80 milioni di euro.

Le complesse indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Genova, coordinate dal Procuratore Aggiunto della Repubblica, Francesco Pinto e dal Sostituto Patrizia Petruzziello – Gruppo reati economici – hanno permesso di individuare reiterati episodi di bancarotta, realizzati attraverso plurime condotte quali:

  • l’omessa contabilizzazione di somme da pagare per euro 179.534.471,33;
  • l’esposizione in bilancio di utili fittizi che venivano poi distribuiti ai soci per complessivi euro 3.240.755,00; – l’imputazione a bilancio di costi non inerenti e il dirottamento di somme a favore di altre società riconducibili alla stessa famiglia di imprenditori, per euro 41.994.624,50;
  • l’acquisto di un immobile di pregio a Forte dei Marmi (LU) per euro 4.815.687,13, nonché la commissione dei reati di “truffa aggravata” per euro 6.000.000,00 nei confronti di un investitore americano, e di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” per euro 1.126.472,86.

Inoltre, sono emersi episodi di “riciclaggio”, “autoriciclaggio” e “impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita”, commessi dagli indagati, che avrebbero movimentato sui conti correnti bancari le somme provento dei reati commessi, anziché destinarle al pagamento delle obbligazioni assunte.

Le indagini condotte dei finanzieri hanno dimostrato come per l’imprenditore, per i membri della sua famiglia e per gli amministratori, fosse assolutamente conoscibile sia lo stato di insolvenza in cui versava, da anni, la società, sia l’imminenza degli ulteriori fallimenti delle altre aziende riconducibili alla famiglia, con inevitabili conseguenze sia sotto il profilo occupazionale, sia sotto il profilo economico.

L’operazione si inserisce in un ampio contesto operativo che vede la Guardia di Finanza impegnata in prima linea nella tutela dei mercati, della libera concorrenza, nonché delle imprese e dei professionisti onesti che operano nella piena e consapevole osservanza delle leggi, oltreché garante del perseguimento degli obiettivi di aggressione patrimoniale nei confronti dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto, oggetto o provento di condotte illecite.