FIRENZE: OPERAZIONE DEMETRA – TRAFFICO INTERNAZIONALE DI RIFIUTI

Oltre 250 militari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione a un articolato provvedimento giudiziario emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del Capoluogo Toscano – Angelo Pezzuti – su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore Capo, Giuseppe Creazzo, nell’ambito di una complessa inchiesta che vede coinvolti in totale 31 soggetti, a vario titolo indagati per i reati di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, “truffa ai danni di un ente pubblico” e “falsità ideologica”. Il provvedimento cautelare eseguito dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Firenze ha riguardato 6 imprenditori – cinque Toscani ed un Veneto – (M.F. di anni 62, M.F. di anni 34, F.D.C. di anni 50, F.D.C. di anni 26, S.A. di anni 53, tutti residenti in provincia di Lucca e P.G. di anni 65, residente in provincia di Padova) titolari di aziende operanti nel settore della lavorazione dei rifiuti speciali, i quali sono stati raggiunti da misure cautelari ristrettive della libertà personale ai domiciliari. Ad altri 8 soggetti originari della Toscana, Campania e Veneto (P.A. di anni 40, residente in provincia di Padova, V.L. di anni 47, residente in Provincia di Caserta, F.G. di anni 68, residente in provincia di Lucca, P.L. di anni 81, residente in provincia di Lucca, R.P.L. di anni 53, residente in provincia di Lucca, F.G, di anni 59, residente in provincia di Firenze, T.C. di anni 42, residente in provincia di Firenze e B.L. di anni 70, residente in provincia di Livorno) sono state notificate misure interdittive per l’esercizio di imprese o di ufficio direttivi delle persone giuridiche o di impresa; sono stati altresì sequestrati oltre 7 milioni di euro (tra disponibilità finanziarie e beni mobili e immobili), quale profitto dell’attività illecita posta in essere dagli indagati. La complessa operazione di servizio – iniziata oltre due anni fa e che ha visto anche la collaborazione di personale del Corpo Forestale dello Stato di Firenze e dell’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) impegnati nell’analisi chimica dei campioni di acque e dei terreni – è stata condotta con tenacia dal Gruppo Investigativo sulla Criminalità Organizzata (GICO) del Nucleo di Polizia Tributaria fiorentino che, operando sotto le direttive del Sost. Proc. Dott. Giulio Monferini, ha sviluppato approfondite indagini (anche con l’ausilio di prolungate intercettazioni telefoniche e telematiche) nonché mirati riscontri contabili nei confronti di una ramificata organizzazione criminale composta da imprenditori operanti per lo più sul territorio toscano (Province di Pistoia, Lucca e Pisa) specializzati nella gestione e nel trattamento dei rifiuti. I riscontri di polizia giudiziaria e contabili eseguiti hanno messo in luce che tali aziende – collegate con imprese dell’area campana gravitanti nell’orbita dei clan dei Casalesi e della cosca Belforte radicata nel Comune Casertano di Marcianise – nel periodo 2013-2015, hanno operato in dispregio delle normative vigenti in materia di trattamento di rifiuti grazie a due distinti modus operandi fraudolenti. In un caso, è stato accertato che alcuni scarti di lavorazione provenienti dal ciclo produttivo della carta (c.d. pulper) che contenevano sostanze chimiche tossiche e molto nocive per la salute, quali derivati della plastica, polistirolo, fanghi originati dalla de-inchiostrazione della carta. Responsabile di tale attività delittuosa è risultata essere un’impresa di Pescia (PT) che, interponendosi tra due importanti cartiere della Lucchesia (produttrici appunto di pulper) e vari impianti di smaltimento (discariche e inceneritori) ubicati in varie province italiane (Lucca e Livorno in Toscana, ma anche Terni e Brescia), si arricchiva illecitamente facendo figurare solo fittiziamente di aver proceduto alla “ripulitura” degli scarti industriali non trattandoli invece correttamente, procedendo addirittura, in taluni casi, anche alla loro distruzione mediante incenerimento con evidenti conseguenze dannose in termini di inquinamento dell’ambiente. L’arricchimento illecito conseguito da questa impresa pistoiese, a fronte di circa 36 mila tonnellate di rifiuti smaltiti durante le annualità 2013-2014, è stato pari a oltre 2,2 milioni di euro a cui deve aggiungersi i circa 75.000 euro di illeciti risparmi dovuti alla mancata corresponsione della ecotassa regionale. Il secondo filone di indagine è stato focalizzato, invece, sull’attività di una società pisana che, riuscendo a praticare prezzi particolarmente competitivi, era divenuta leader nel trattamento dei prodotti reflui originati da diversi depuratori di fanghi industriali della Toscana. Gli approfondimenti investigativi hanno messo in luce che tale azienda poneva in essere una concorrenza sleale nei confronti di altre aziende del settore poiché – con la connivenza di proprietari agricoli e predisponendo documentazione