Pignatone nuovo procuratore di Roma

"Non è soltanto il magistrato che ha coordinato la cattura del capo dei capi di Cosa Nostra Bernardo Provenzano e che gli ha dato grande notorieta’ in tutto il mondo. Giuseppe Pignatone, nominato ieri dal Csm, all´unanimità, al delicatissimo incarico di procuratore della Repubblica di Roma, è soprattutto un gran lavoratore, pignolo, mai in cerca di notorietà, scrive Francesco Viviano a pagina IV della cronaca di Roma di REPUBBLICA. Anche se gli è piombata addosso per le grandi inchieste che ha condotto non soltanto in Sicilia ma anche in Calabria dove il suo arrivo, insieme al collega Michele Prestipino, ha provocato un vero e proprio terremoto, non soltanto tra le fila della ‘ndrangheta ma anche nella politica e nel suo stesso palazzo di giustizia ed anche in quelli a lui vicini. Ma la sua filosofia è sempre stata quella che ‘bisogna distinguere il grano dall´olio’, non fare cioè di tutta un´erba un fascio. Ed è con questo metodo che quasi tutte le sue grandi inchieste sono andate a segno, sono andate a processo con condanne per personaggi eccellenti, mafiosi, ‘ndranghetisti politici e malfattori di ogni specie.
Schivo ma gentile, profondo conoscitore del suo lavoro, grande organizzatore e soprattutto lungimirante, Giuseppe Pignatone e’ sempre stato coerente con se stesso, in passato, quand´era a Palermo, nel pieno di polemiche che periodicamente scoppiavano nel palazzo di giustizia del capoluogo siciliano, Pignatone fece scelte che poteva anche non fare. Non si e’ mai lasciato contagiare dalle mode o dalle "correnti" del momento ed ha sempre agito con la sua testa. In seguito lascio’ la procura andando ad occupare il posto di capo della pretura, quella che una volta veniva definita ‘procurina". Ma anche quella "procurina" divento’ ben presto una vera e propria fucina di indagini a 360 gradi contro le corruzioni, la pubblica amministrazione. Insomma Pignatone, se cosi’ si puo’ dire, ha macinato chilometri e chilometri di percorsi giudiziari che lo hanno sempre contraddistinto per le sue grandi capacita’ e conoscenza della legge e, soprattutto, dal rispetto della legge. Insieme al collega Michele Prestipino che lo ha seguito da Palermo dove lo aveva affiancato in tutte le grandi inchieste siciliane, a Reggio Calabria Pignatone si e’ mosso in terreno minato circondato anche da "talpe" a volte istituzionali, che minavano il suo lavoro e, soprattutto lo esponevano assieme ad altri magistrati calabresi. Tra i suoi stretti collaboratori Nicola Gratteri che in Pignatone ha trovato una sponda eccezionale. E proprio in Calabria ha fatto una vita da eremita, circondato sempre dalla scorta perche’ la ‘ndrangheta mal sopportava questo "straniero" venuto nella terra dei clan a rompere equilibri ormai consolidati, svelando le corruzioni dentro il suo palazzo ed in quella della politica. E nonostante le minacce non si e’ mai fermato nel suo lavoro di grande investigatore. ‘Assicuro il massimo impegno per garantire con tutti i colleghi della procura di Roma, nel rispetto dei principi costituzionali, il miglior funzionamento del servizio giustizia e l´adempimento dei compiti che la legge affida all´ufficio del pubblico ministero’ si e’ limitato a dire subito dopo avere appreso che il Consiglio Superiore della Magistratura lo aveva nominato, ribadiamo all´unanimita’, procuratore della capitale. I suoi punti di riferimento: ‘rispetto della Costituzione e funzionamento della giustizia’. Un programma che Pignatone ha assolto in Calabria e prima ancora in Sicilia".