Truffe finanziarie. Spuntano come funghi… anche perché il terreno è fertile

GDF FOTO BEDOLIS PER DIEGO COLOMBO CITTA'

La Guardia di Finanza ha sventato una diffusa truffa che si era articolata su una criptovaluta, Onecoin. In base alla quale si promettevano guadagni stratosferici… ma non più di tanto, visti i modesti investimenti…  infatti il metodo dei truffatori del settore in questi ultimi periodi è quello di attirare tanti piccoli risparmiatori che, siccome si tratta mediamente di importi non particolarmente elevati e su cui potrebbe valere la pena anche correre il rischio di perderli, non esitano a “provare”… che a questo punto sarebbe meglio dire “abboccare”.

 

Il terreno è fertile. I successi altalenanti del Bitcoin, il pullulare di consulenti finanziari emulatori di luoghi e mercati che hanno anche un certo rilievo cinematografico e mediatico. Non ultimo, anche se i tempi sono troppo recenti per questa truffa di Onecoin, il grande rilievo mediatico della libra di Mark Zuckerberg/Facebook. Tutto questo sommato alle incertezze su affidabilità e capacità dei gestori ufficiali del credito italiano (banche), che in questi ultimi anni e tuttora non brillano per trasparenza e affidabilità. Un mix di situazioni che dà ampio spazio alla ricerca, da parte del risparmiatore, di nuove avventure, inusuali, non-convenzionali. Per le quali, invece dei tradizionali bot et similia garantiti da uno Stato verso cui la fiducia e capacità finanziaria è come quella nei confronti delle banche (i salvataggi dello Stato per le varie banche hanno dato una mazzata di credibilità allo Stato stesso), vengono preferiti i nuovi “gingilli”, soprattutto se figli di algoritmi.

Crediamo che questo sia il prezzo che il nostro Paese stia pagando (e continuerà a pagare ancora per molto tempo) per la totale assenza di informazione e formazione finanziaria indipendente. In una società e in una cultura dove il denaro è talvolta ancora considerato come “strumento del demonio”, la separazione di questo denaro dai fondamenti degli strumenti di educazione civica (quando c’è, visto che, a parte le rare e buone intenzioni di qualcuno, questa educazione è ancora una meteora impazzita in un deserto di cultura, formazione e informazione) non può che dare questi risultati.

Certo, esistono i disonesti, e nella società dell’informazione diffusa non c’è da stupirsi che siano in aumento… ma quel che più preoccupa è che esistono coloro che gli credono. Magari, incappati nelle truffe, scrivono e telefonano all’Aduc per chiederci aiuto e qualcuno si arrabbia e ci insulta quando gli diciamo che non c’è niente da fare se hanno affidato i loro risparmi ad un tizio che hanno conosciuto solo per telefono e che li chiamava da una qualche isoletta del Pacifico del Sud, accreditandosi con una sua fotografia accanto ad un’auto Lamborghini o Ferrari.

Ed è qui il problema che i gestori del credito, i controllori dello stesso, soprattutto le Autorità cosiddette indipendenti come Abf (Arbitro Bancario Finanziario) e Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), devono porsi: stanno facendo abbastanza? E’ chiaro di no. Visto che truffe come quella di oggi spuntano di frequente. Prevenire è meglio che combattere, si dice. Ma qui ci sembra che siamo scarsi in combattimenti e prevenzioni.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc