Referendum 8-9 Giugno. Sapere, capire e decidere

I referendum del prossimo 8-9 giugno ci riguardano (1). Non serviranno direttamente a far calare le bollette, le imposte, a darci più libertà e più liberalizzazioni, a evitare i dazi di Trump e la malasanità, etc ma sono un momento di verifica del rapporto tra cittadini e istituzioni. Occorre quindi che ognuno valuti su come comportarsi, più che altro verso se stesso: importante è fare una scelta e non ignorarli, sentirsi cittadino e non uno qualunque.

Le materie sono relative ai contratti di lavoro per quattro di essi, e per facilitare l’ottenimento della cittadinanza italiana agli immigrati per il quinto (1).

Dicono, visti gli andazzi di quasi tutte le altre volte che gli elettori sono chiamati a esprimersi, che andrà a votare meno del 50%+1 degli aventi diritto – che è il quorum necessario per validare i risultati della consultazione.

In merito la caciara politica è già in atto, con appelli alla responsabilità delle istituzioni perché si favorisca l’astensione o la partecipazione. La legge stabilisce che l’espressione del voto è un diritto e non un dovere, per cui a decidere sono i singoli. Le istituzioni “avrebbero” potuto intervenire a monte perché – come accade in Svizzera dove vivono di pane e referendum e sono un esempio di democrazia per tutto il mondo – non ci fosse il quorum, come tra l’altro non c’è per validare qualunque altro tipo di elezioni, ma non l’hanno fatto. Sembra che alle istituzioni – di governo e di opposizione, con rare eccezioni – i referendum non piacciano: infatti è politica quotidiana dare maggiore legittimità alle elezioni amministrative e politiche in modo che anche quando vi partecipa meno del 50% degli aventi diritto, le stesse funzionino e abbiano anche poteri maggiori rispetto a quelli che già hanno, foss’anche svicolando uno dei sali della democrazia:

equilibrio, differenza e controllo tra il potere esecutivo, legislativo, giudiziario; dove la divisione tra esecutivo e legislativo, nei fatti (decreti e disegni di legge, e fiducia al governo invece di specifici voti) non esiste già più da tempo.

Per capire il contesto, molti di quelli che oggi dicono di non andare a votare, e viceversa, per altri referendum dicevano l’opposto. Quindi chi è contrario ai quesiti referendari è consapevole che ha due possibilità per vincere: votare sì o astenersi. E chi è favorevole, si parla addosso. Entrambi non hanno mai fatto nulla per modificare la legge sulla questione del quorum. E’ la politica politicante, dove diritti e doveri non sono principi ma strumenti alla bisogna.

Io personalmente vado sempre a votare e lo farò anche in questo caso… mi emoziono e mi sento fiero quando, per esempio, leggo e vedo film in cui si evidenzia la conquista del voto (come il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”  [2] incentrato sulla prima volta che le donne italiane esercitarono il diritto di voto nel 1946 per Repubblica o Monarchia e l’Assemblea Costituente).

 

Vincenzo Donvito Maxia  – presidente Aduc

 

 

 

 

1 – https://www.interno.gov.it/it/notizie/referendum-abrogativi-2025-cinque-i-quesiti-lavoro-e-cittadinanza

2 – https://it.wikipedia.org/wiki/C%27%C3%A8_ancora_domani#:~:text=e%20di%20andarsene.-,Produzione,nonna%20e%20dalla%20propria%20bisnonna.