Periferie: le vogliamo più giuste e più fresche

Le ondate di calore nelle città italiane sono sempre più frequenti e insopportabili. A pagarne le conseguenze soprattutto le periferie senza spazi verdi e servizi adeguati, dove aumentano i rischi per la salute e le disuguaglianze.   

Nelle città italiane fa sempre più caldo. Non è solo una percezione, ma un dato di fatto. Da fine maggio al 20 giugno sono stati emessi dal Ministero della salute ben 21 bollettini giornalieri indicanti 23 “livelli 3” il livello massimo di allerta, per ondate di calore e caldo eccessivo. Dieci le città da bollino rosso: Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Latina, Perugia, Roma, Torino. 

Il caldo non colpisce tutti allo stesso modo

A pagarne lo scotto soprattutto chi vive nelle periferie più densamente abitate, in case non coibentate, senza aree verdi intorno, senza servizi adeguati, le famiglie con un reddito basso che non posso permettersi impianti di raffrescamento. Le conseguenze per la salute possono essere importanti, addirittura letali.

Questa inaccettabile ingiustizia dettata dalla crisi climatica ha un nome ben preciso cooling poverty (povertà da raffrescamento). Un problema ancora poco noto che si intreccia con altre fragilità sociali, economiche e ambientali amplificando le situazioni di povertà già esistenti e aumentando le disuguaglianze. Anche nel nostro Paese.  

Occuparsi di crisi climatica significa occuparsi di giustizia sociale. Per questo abbiamo deciso di monitorare la situazione nei nostri centri urbani dando il via a nuova campagna itinerante di denuncia Che caldo che fa!  Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste. 

Faremo tappa a Roma, Napoli, Bologna, Milano e Palermo per mettere in primo piano quei quartieri in cui le temperature elevate sono rese ancora più insostenibili dalla mancanza di infrastrutture, spazi verdi e servizi adeguati ad affrontarle, chiedere interventi puntuali e precisi per città e periferie più fresche e giuste, per non lasciare indietro nessuno. 

Mariateresa Imparato – responsabile nazionale Giustizia Climatica di Legambiente